Ormai non mi sorprendo più, anche se un po’ di fastidio è inevitabile. In un periodo in cui il mercato prende il sopravvento su ogni altro argomento, persino sul Mondiale (ci sarà tempo per dedicarvisi), appare scontato che si parli di trattative possibili o improbabili, di toto-allenatori e di rinnovi contrattuali con ritocco verso l’alto. Anche quando non ce ne sarebbe il bisogno. Il caso Maicon è emblematico. La scorsa estate sembrava destinato a lasciare l’Inter, attratto dalle sirene estere, ma un accordo sui diritti di immagine fugò ogni dubbio. Decisione azzeccata, sia da parte del club, sia da parte del giocatore e del suo agente Caliendo: entrambi infatti al termine della stagione hanno benedetto la prosecuzione del rapporto professionale, cum magno gaudio. Oggi però la situazione è diversa: se davvero arrivasse un’offerta da capogiro, in Corso Vittorio Emanuele potrebbero seriamente prenderla in considerazione.

Nell’estate 2009 il veto alla cessione del brasiliano lo mise Mourinho prima di Moratti: “Toglietemi tutto (Ibra compreso), ma non il miglior esterno destro al mondo”. Accontentato. Oggi è sempre lo Special One a fare la differenza: “Voglio Maicon al Real, per lui è arrivato il momento di fare una nuova esperienza dopo quattro anni all’Inter”. Insomma, il portoghese è stato e rimane il suo sponsor. Da un certo punto di vista non ha però tutti i torti. Quattro anni in nerazzurro, soprattutto adesso che ha portato a casa i trofei più importanti e completato un triplete da sogno, possono essere un buon motivo per cambiare aria. E Madrid è un diavolo tentatore… L’Inter ci rifletterà, intanto si sta già muovendo per trovare il sostituto del Colosso. Saggia strategia, anche perché stavolta non ci dovrebbero essere ganasce particolari a trattenerlo a Milano. E il tesoriere Rinaldo Ghelfi ringrazierà sentitamente. Staremo a vedere, non è detto poi che i suoi palesi “Rimango qui” davanti agli occhi dei tifosi non trovino continuità anche dopo il Mondiale.

Se Maicon non è una novità, mi spiace molto quanto sta accadendo attorno a Diego Milito. Un Principe in campo e fuori, l’argentino non è mai andato sopra le righe. Lo ha fatto una volta, dopo la finale di Champions che lo ha eletto a eroe nerazzurro e prossimo Pallone d’Oro, ma la retromarcia non è tardata. Oggi invece emerge che il giocatore si è risentito per l’atteggiamento della società, che (giustamente) non ha gradito quel “non so se resto, ho altre offerte”. Quale dirigenza si sarebbe inchinata di fronte a una frase del genere nel momento più alto della sua storia recente? Passi per Mourinho, ma Diego Alberto no, lui non deve farsi ingolosire da certe situazioni. Lui oggi è l’Inter, e l’Inter lo ripagherà per quanto fatto. Basta saper attendere il momento giusto. Quindi mi chiedo come mai Hidalgo abbia sfogato la sua delusione (ambasciatore di Milito, a quanto pare) arrivando quasi a ‘minacciare’ la società nerazzurra che ancora non gli ha proposto il meritato ritocchino. Che motivo c’è di mettere in piazza certi scompensi? Milito è un idolo, un re più che un principe, per il popolo nerazzurro.

Credo sia dunque controproducente metterlo così in cattiva luce, anche perché i suoi comportamenti sono sempre stati perfetti e apprezzabilissimi. Guai, dunque, a farlo scendere dal trono eretto per lui dai tifosi. Milito vuole un ritocco? Ha altre offerte? Bene, è giusto, dopotutto è stato il dominatore della stagione appena conclusa, ha regalato con i suoi gol tre titoli alla squadra. Verrà ricompensato. Ma ciò deve avvenire in silenzio, è finita l’epoca in cui basta una dichiarazione a costringere il club di Moratti a soddisfare le esigenze dei suoi dipendenti. Normale, dunque, che in società prevalga una certa stizza per questa esposizione di panni sporchi, che in realtà sono solo da stirare. Perciò, sarei grato a tutti coloro i quali reggono la filiera dell’Inter, dirigenti e dipendenti, se lavorassero serenamente e in punta di piedi, così come in punta di piedi hanno conquistato Italia ed Europa. I proclami servono solo a riempire le pagine dei giornali e a spaventare i tifosi. E loro, francamente, non se lo meritano proprio…
 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 02 giugno 2010 alle 11:19
Autore: Fabio Costantino
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