Lunga intervista della Gazzetta dello Sport ad Andrea Ranocchia, fresco di ritiro, per certi versi forzato, dal calcio giocato. Le parole dell'ex nerazzurro non sono banali.

Ranocchia, come sta?
"Benino. Diciamo ‘beninino’... Sono un po’ frastornato. Devo rimettere insieme i pezzi".

Perché ha deciso di lasciare il calcio malgrado un contratto fino al 2024?
"Non c’è stato un singolo episodio scatenante. Da aprile, complici anche una serie di questioni private, ho iniziato a sentire meno entusiasmo per il calcio. Ho sperato fosse solo un momento. All’Inter stavo bene con tutti".

A proposito di Inter, come è andata la separazione?
"Il mio contratto scadeva a giugno, Piero (Ausilio) mi ha spiegato che dovevano fare tutta una serie di valutazioni. Io volevo giocare di più, ed è arrivato il Monza. Progetto serio, portato avanti da dirigenti che hanno già vinto, la possibilità di non cambiare casa anche ai figli (Lorenzo, 4 anni, e Adele Luna, 2) e di far crescere i giovani. Ho accettato. Ma durante il ritiro ho faticato molto. Scoprire che quel fuoco per il calcio che mi ha acceso per 30 anni non tornava è stato tremendo".

Quanto ha pesato l’infortunio sulla decisione finale?
"Ha accelerato un processo già in atto. Tanto che non escludo che un crack così serio fosse collegato al fatto che la testa non girava più nel modo giusto".

Il messaggio più bello?
"Citandone uno farei torto agli altri. Ma tra i tanti c’erano anche Zhang, Pioli, Spalletti, Cattelan, Mentana, che seguo sempre".

Spalletti ci riporta a uno snodo decisivo della sua carriera.
"Con Luciano ci sentiamo spesso, gran persona. Lei si riferisce a quando ha affrontato un tifoso che nel 2017 mi insultava durante il ritiro a Riscone. Per poco non gli dava anche due schiaffi (ride). La prima volta in cui qualcuno si è speso per difendermi. Una scossa decisiva lungo un cammino che avevo intrapreso da solo".

Per qualche anno lei infatti è stato il capro espiatorio dei problemi dell’Inter.
"Ero molto giù, un’esperienza di cui avrei fatto a meno, ma formativa. Nel calcio, quando le cose non girano ne prendono di mira due o tre... Arrivato subito dopo il Triplete, ho vissuto stagioni difficili per il club. Ma mi sono anche goduto la risalita grazie a Suning e allo stesso Spalletti, fino alle vittorie con Conte e Inzaghi".

Inzaghi ora sta faticando.
"Ci stanno momenti così, soprattutto a inizio stagione, con una rosa piena di nazionali che hanno giocato anche d’estate. Sono sicuro che l’Inter si riprenderà. Ha la rosa più forte e uno spogliatoio sano. Resta la mia favorita per lo scudetto".

Il momento più brutto e il più bello della carriera?
"Il più brutto in estate, quando ho capito che la luce non si riaccendeva più. Il più bello, lo scudetto".

Sezione: Copertina / Data: Dom 25 settembre 2022 alle 08:56 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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