Dodici su dodici. Anche soffrendo, con poche energie, senza calcio-champagne e predominanza netta, anche questa sera contro il Genoa, l'Inter raccoglie tre punti da aggiungere alla strada, sempre più lineare, verso lo scudetto. Gara che l'Inter inizia a rilento, con prudenza e senza grandi spunti di fantasia: ritmi che non sembrano neppure quelli ai quali ci ha abituato questa squadra, specie in questi primi mesi di 2024, costellati da sole vittorie. Ma anche questa volta, come talvolta accaduto in qualche episodio delle puntate addietro, non ci mette troppo a ingranare e a far venir fuori quelle irreprensibili qualità dei singoli, quanto di squadra. Sono più di venti i minuti senza un tiro dei nerazzurri indirizzato verso lo specchio della porta e la prima vera grande occasione arriva al 23esimo di Mkhi per Barella: un cambio gioco che per la prima volta in partita ha fatto sussultare il Meazza, deliziato da uno splendido Mkhitaryan e un altrettanto meraviglioso tiro da pieno collo del piede del sardo che pecca soltanto nel non riuscire ad abbassare abbastanza la parabola disegnata col pallone che finisce per un pelo sopra la traversa. Due minuti dopo è il Genoa a dare un altro squillo al match, mostrando quanto viva sia e provoca il primo grande brivido per i nerazzurri con una doppia chance divorata prima da Retegui, poi da Gundmusson, murati prima da un ottimo Sommer, poi dalla dea bendata, questa sera ingenerosa con i genovesi.

Dopo la prima mezz'ora iniziale durante la quale a sembrare più in forma è il gruppo di Gila, allo scattare del trentesimo giro di orologio l'Inter trova il binario e incanala il match verso la giusta direzione. A fare tutto è il Niño in versione davvero Maravilla che serve una grandissima sponda ad un indomabile Kristjan Asllani che in una delle sue migliori serate della stagione s'inserisce alla perfezione nella prateria che si apre davanti a lui, disturbata solo dall'estremo difensore dei rossoblu, che però nulla può sul gran tiro dell'albanese che di potenza si regala il primo gol sotto il segno del Biscione. Festa a San Siro, dove non si fa in tempo ad esultare per il gol del vantaggio che in area di rigore sotto il settore ospiti succede un mezzo parapiglia che porta al raddoppio della squadra di casa dopo soli otto minuti. Rigore per i padroni di casa, arrivato dopo un'attenta analisi del VAR prima e di Ayroldi, chiamato al monitor, dopo, che lascia tuttora qualche dubbio a proposito della direzione di gara del fischietto di Molfetta, non certo nella sua prestazione migliore. Morten Frendrup interviene su Barella, penalty dubbio che appare, sulle prime quantomeno, generoso e che punisce, sicuramente, in maniera eccessiva gli undici di Genova che incassano un doppio svantaggio a rigor di verità eccedente.

Punizione smisurata che non addolcisce la pillola ingerita dalla formazione di Zena che non demorde, accorciando le distanze nella ripresa quando con Vasquez in volée, raccoglie il pallone flipperato su De Vrij e lascia partire un gran tiro di potenza dalla distanza che lascia di stucco Sommer, costretto a raccogliere il pallone nell'angolo basso di destra. Un gol che ripaga l'impegno e la dedizione con la quale l'avversario odierno della capolista si è imposto con idee, voglia, gambe, testa, coraggio... Tutti ingredienti miscelati talmente bene dal campione del mondo in panchina che fanno calare su questo risultato finale quasi un alone di rammarico per non essere riuscita ad estrapolare almeno un punto dalla prestazione della spremuta Inter, nell'uscita più brutta dell'anno solare.

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Sezione: Copertina / Data: Lun 04 marzo 2024 alle 22:53
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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