L'Inter saluta San Siro come un anno fa, stesso avversario e ancora una vittoria come regalo per i tifosi che ieri hanno assistito all'ultimo match della stagione al Meazza. La sconfitta contro la Lazio aveva tagliato definitivamente fuori la squadra di Mancini dalla Champions: l'obiettivo rimasto è la quarta piazza per accedere direttamente alla fase a gironi di Europa League. Pratica sigillata con il 2-1 all'Empoli che non cancella le crepe, ma riammette l'Inter in una competizione europea. La risposta, più nel risultato che nella prestazione, che tutti si attendevano.
BOMBER DA VENTI GOL - Il ruolo da protagonista, anche quest'anno, vuole prenderselo lui. Dall'asse Nagatomo-Perisic nasce l'azione che porta Icardi al gol numero sedici in stagione. Gli bastano dodici minuti per mettere la sua firma come lo scorso 31 maggio, quando, oltre all'assist generosissimo per Palacio, aveva voluto strafare con una doppietta, che gli consentiva di agganciare Toni in testa alla classifica dei bomber di Serie A. Anche ieri ha avuto la chance per raddoppiare, ma stavolta la freddezza non l'ha assistito. E se non è l'attaccante da venti gol dipinto a inizio stagione da Mancini, sarà anche perché gli sono mancati i rigori realizzati lo scorso anno: quattro. Maurito comunque non sa solo segnare, come dimostrano pure i quattro assist che fanno salire a venti il conto delle reti in cui è stato coinvolto. Il suo campionato si chiude qui a causa dell'infortunio muscolare alla coscia, ma il bottino del bomber 23enne non può che essere una felice smentita alle critiche di inizio stagione.
MAGIC BOX - Ad agevolare il compito dell'argentino, oltre al gemello del gol Jovetic, con cui l'intesa cresce gara dopo gara (ieri la quinta di fila giocata insieme), anche la chance di trovarsi di fronte una sua vittima segnata, colpita per la quarta volta dal numero 9 nerazzurro negli ultimi tre confronti. Dopo la sfida finita 4-3 che ha chiuso la stagione passata c'era stato l'1-0 al Castellani dello scorso 6 gennaio, ultimo sussulto primo del tracollo della squadra. E anche in Toscana il pallone del vantaggio gli veniva recapitato sui piedi da Perisic, oggi forse meno incontenibile rispetto all'esplosione avuta nella prima parte del 2016, ma sempre determinante con velocità, doppi passi e magie che aprono la scatola delle difese avversarie. Il croato mette la sua firma sul tap-in vincente del raddoppio, dopo la respinta di Pelagotti sul tentativo di Jovetic che, non a caso, veniva servito in area da Icardi. Il calo della ripresa, come ha sottolineato Mancini a fine partita, è anche il frutto della stanchezza di un'annata che servirà all'Inter per maturare, fatta di inseguimenti e di soste, e marcata da alti e bassi anche nell'arco dei 90 minuti. La dormita della difesa in occasione del pareggio momentaneo di Pucciarelli e il brivido finale con il 2-2 sfiorato da Costa segnalano per l'ennesima volta che l'Inter dovrà migliorare non solo nella qualità, come invoca il Mancio, ma anche nella testa.
STAGIONE DELLA VERITÀ - "È stata la migliore stagione degli ultimi cinque anni". Il tecnico nerazzurro vede tante luci fra le ombre della sua squadra. Tornando ancora all'annata 2014-2015, ricordiamo l'azzardo nella promessa di avere un'Inter pronta a lottare per lo scudetto già da quest'anno. La squadra, però, lo ha seguito alla lettera solo nella prima parte del campionato, quando paradossalmente i neo acquisti non si erano ancora integrati nella nuova realtà. L'anno prossimo, invece, l'Inter partirà da una "base forte", concetto sottolineato ieri anche dal vicepresidente Zanetti, che come tutti sa che per il salto definitivo serviranno gli innesti di qualità e personalità più volte richiamati dal tecnico. L'obiettivo è raggiungere quella continuità che, sia in partita che nel lungo periodo, è mancata fatalmente anche in questa stagione. Ma agli acquisti mirati nei singoli reparti dovranno aggiungersi segnali altrettanto forti nel mercato in uscita, che dovrà essere chiuso alle partenze dei big. Così come l'Inter non può permettersi di perdere il proprio tecnico, che ha iniziato a costruire la squadra secondo le sue esigenze: il rischio sarebbe quello di ripartire nuovamente da zero. Per Mancini invece, che l'estate scorsa ha stravolto la rosa e sembra ancora intenzionato a riportare l'Inter a un livello top, la prossima, in Italia e in Europa, deve essere la stagione della verità. Se al contrario dovesse essere anticipato il divorzio, a nemmeno due anni dall'inizio della sua seconda avventura a San Siro, senza aver centrato l'obiettivo Champions League non si potrebbe non parlare di vero e proprio fallimento.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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