Un'Inter Anni 80. La Gazzetta dello Sport approfondisce le scelte di Conte e trova similitudini con un calcio che non c'è più. Un dettaglio salta all'occhio: il tecnico nerazzurro ha ben chiara la formazione base e, di fatto, sono ben nove gli elementi titolarissimi della sua Inter. Questi nove, infatti, sono scesi in campo per oltre 2000 minuti fin qui.

Fermo restando che uno dei grandi meriti di Conte è quello di aver coinvolto tutti e recuperato alla causa anche giocatori che sembravano ormai fuori dal progetto come Eriksen e Vecino, due i motivi secondo cui l'allenatore ha scelto questa strada. Il primo riguarda il fatto che mai nessuna riserve è mai riuscita davvero a mettere in dubbio la titolarità del suo "rivale": granitico il trio di difesa, inossidabili Brozovic e Barella in mezzo, inamovibili Lukaku e Lautaro, crescita evidente di Hakimi a destra. "Di fatto, nell’Inter solamente due ruoli sono stati realmente in bilico: quello di esterno sinistro e la mezzala di centrocampo in aggiunta a Barella e Brozovic. Non è un caso che i due giocatori che alla lunga sono diventati titolari siano lontani dagli altri: sotto i 1500 minuti Perisic, addirittura sotto i mille Eriksen", evidenzia la rosea.

In aggiunta a tutto ciò, la Gazzetta ricorda come l'Inter abbia limitato al massimo gli infortuni. Al netto del Covid, ovviamente. "E se per i k.o. di natura traumatica anche la buona sorte ha giocato un ruolo importante, per gli stop muscolari invece va dato merito al lavoro di prevenzione combinato tra lo staff medico e quello atletico del club".

Sezione: Copertina / Data: Mer 14 aprile 2021 alle 08:49 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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