Un tuffo nel passato per Cristian Chivu, ospite in diretta radiofonica di 'Tutti convocati' su Radio24. Il romeno, interpellato sulla finale di Champions, ha raccontato il contorno dell'evento: "Non è facile trovare la serenità. A impaurirti è il fatto di poter perdere la finale e devi levartelo dalla mente. Sai di aver raggiunto un grosso obiettivo ma ancora non l'hai raggiunto. Arrivare in finale per perderla... La notte prima è un misto di emozione, l'allenatore e lo staff provano a darti tutti i dati necessari per andare in campo per vincere, ma siccome il calcio non è un dato di fatto hai paura anche di perderla, quindi nella tua mente girano mille cose. In campo non ho mai avuto la sensazione di poter perdere, avevamo fatto tutto e più di quello che avevamo preparato. All'intervallo il nostro allenatore era un po' incazzato perché giocavamo troppo bene ed eravamo più offensivi del solito. Prima della partita Mourinho trasmetteva serenità. Prima parlava sempre un giocatore e lo sceglieva l'allenatore. Quella persona trasmetteva qualcosa, ma non ricordo chi parlò prima della finale. Secondo me fu Eto'o (ride, ndr). Al fischio finale sono scappato nello spogliatoio per fumare una sigaretta! (ride, ndr). Per me veniva dopo il 6 gennaio 2010 dopo l'incidente alla testa e appena dopo 4 mesi ero in campo nella finale di Champions. Per questo la prima cosa che mi è venuta in mente è correre nello spogliatoio a fumare. A Barcellona ho preso tanti fischi come mai in vita mia, Mourinho si avvicinò prima della ripresa per darmi gli ultimi dettagli chiedendomi di giocare ala sinistra al posto dell'infortunato Pandev e se ci fossero problemi. Ma io avrei fatto anche il portiere, c'era un grande spirito di sacrificio da parte di tutti. Nel percorso verso Madrid ci sono stati mille fattori che hanno influito sul rendimento della squadra. Tutti parlano del Chelsea come svolta, ma ricordo la trasferta di Kiev col coltello in bocca e abbiamo vinto nell'ultimo minuto. Perdendo saremmo stati fuori. Ci sono episodi che girano bene in stagione ma non hai mai la certezza di arrivare in finale e vincere. Ma quando sei lì ci provi. La doppia sfida al Barcellona? Le partite sono diverse, un conto è giocare nei gironi e uno nella fase eliminatoria, lì cambia tanto. Eravamo consapevoli di aver reso felici migliaia di persone, regalare ai tifosi interisti che aspettavano da tanto tempo significava tanto anche per noi. Tutt'ora quando vai in giro per Milano incontri gente che ti ringrazia e ti stringe la mano, per aver regalato una gioia che vale una vita. Ronaldo? Per marcarlo dovevi sperare non fosse in giornata, era pazzesco, faceva cose col pallone a quella velocità che non ha eguali, ancora non l'ho mai visto uno così. Averlo nella tua squadra ti rendeva più tranquillo. Gli facciamo gli auguri. Totti? Ci ha regalato giocate pazzesche che restano nel cuore di tutti coloro che amano il calcio. Oltre alle qualità tecnico-tattiche è anche una bravissima persona. In uno spogliatoio dove c'è Totti non poteva non essere lui il leader. Magari essendo così buono e tranquillo non ti dà la sensazione di un giocatore che parla molto, ma solo vedendolo allenarsi capivi che era lui il leader. L'anno di Mourinho a Manchester? Tutti gli allenatori quando guidano una grande squadra hanno in testa di vincere. Il primo obiettivo era tornare inChampions e ce l'ha fatta vincendo l'Europa League. Lì negli ultimi 4 anni c'è stato un calo dovuto alla scelta di allenatori e giocatori non da United. Lui è arrivato per riportare consapevolezza el fatto che il Manchester resta una grande squadra. In Champions le favorite sono sempre le stesse, in semifinale possono arrivare quattro tra le solite dieci squadre. Le milanesi in mano cinese? Mancano persone come Moratti, Berlusconi, Sensi a Roma. Gente che metteva il cuore e teneva alla squadra. Oggi hanno tutte proprietà straniere. Spalletti? La scelta migliore da fare, dopo questi ultimi anni è l'uomo giusto ed è il miglior acquisto per l'Inter. Nello spogliatoio è molto pignolo, nelle riunioni parla tanto ma tocca sempre l'argomento giusto. In campo lavora molto, prepara la partita come pochi e ti insegna tanto. La situazione di Valerntino Rossi? L'amore per quello che fai supera qualsiasi difficoltà che incontri nella vita. Valentino non è nuovo a certe situazioni in cui accelera la guarigione. Il fatto di amare tanto quello che fai ed essere consapevole di essere un esempio per tutti, ti porta a questa volontà di superare qualsiasi ostacolo. Vederlo camminare così oggi è pazzesco, ma l'amore per quello che fai ti fa diventare super. Il confronto Dybala-Messi? Non si può fare, Messi è unico mentre Dybala può crescere ancora".
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