"Il nome Evaristo l’ho ereditato da un nonno. Quando sono arrivato a Milano avevo il complesso del nome strano e del cognome lungo. In mezzo ai monumenti mi dicevo “ma dove vado?”. Però Corso, Suarez, Mazzola mi hanno adottato". E' il racconto di Evaristo Beccalossi in una lunga intervista oggi al Corriere della Sera

Il "Becca" racconta del rapporto con Mazzola ("Non ci eravamo lasciati bene, ma di recente l’ho ringraziato per avermi portato all’Inter"), di quello con Altobelli ("Vivevamo in simbiosi, mai provato uno schema, eppure ci studiavano per capire i nostri scambi") e degli anni da calciatore. "Mi dicevano sei il più forte di tutti, fai vita sana, conservati. Ma per me era tutto bello: battere la Juve, sfidare grandi campioni, andare dal salumiere interista dopo il derby per farmi dare il prosciutto buono, il benzinaio milanista da sfottere", risponde.

Dopo i due rigori sbagliati nella stessa gara con lo Slovan, racconta, "avevo paura di perdere l’affetto dei tifosi, che con me erano speciali, invece sono tornato a San Siro dopo 15 giorni e mi hanno accolto come se non fosse successo niente. Indimenticabile". Il sogno di oggi? "Il sogno sarebbe fare qualcosa alla casa madre: l’Inter".

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Sezione: Copertina / Data: Ven 08 marzo 2024 alle 11:45
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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