Finita la pausa dedicata alle Nazionali, sabato l’Inter scenderà in campo nuovamente, dopo esattamente 14 giorni di sosta. La fotografia della squadra nerazzurra che lascia San Siro dopo la sconfitta contro il Napoli è quella di una squadra ancora stordita dal terribile inizio di campionato, confusa a causa dell’ennesimo cambio in panchina e affondata inesorabilmente dal disastroso arbitraggio di Rocchi. Arbitraggio e, oserei dire, conseguente sconfitta, che fanno perdere punti preziosi in classifica ma che soprattutto fanno letteralmente saltare i nervi già tesi di tutto il popolo nerazzurro, Moratti compreso. Ed è in questo scenario che la sosta arriva come una manna dal cielo, come un momento in cui riprendere fiato, riordinare le idee, staccare la spina e dare un po’ di ossigeno a mente e coronarie. Dall’inizio della stagione l’Inter ha vissuto una girandola di avvenimenti impazziti senza riuscire a domarli, come se fosse una barca in balìa della tempesta: si è smarrita nella nebbia della sua confusione e nella miriade di cambi tattici e di moduli di gioco imposti da un allenatore che non ha mai avuto il vero controllo della squadra. 3-4-3,  4-3-3 o 4-3-1-2? Con quale modulo ha giocato l’Inter di Gasperini non lo saprei neanche dire e nel frattempo l’Inter si è persa nei numeri e ha inesorabilmente perso punti. L’arrivo di Claudio Ranieri è stato necessario per dare una scossa all’ambiente, per rimetterci sulla giusta rotta e forse per riprendere fiducia dei nostri mezzi. Poi, ci ha pensato il signor Rocchi a farci precipitare di nuovo, durante una notte di ordinaria follia calcistica.

A quel punto, la pausa è sembrata una coincidenza fortunata, un momento in cui potersi staccare momentaneamente da quello che è sembrato veramente uno dei periodi più difficili e sfortunati che l’Inter degli ultimi anni abbia mai passato. I Nazionali sono partiti e il resto della squadra è rimasto alla Pinetina al servizio di mister Ranieri, che avrà di sicuro sfruttato questa pausa per riflettere: deve trovare in fretta la ricetta giusta per risollevare questa squadra e riportarla ai vertici che le competono. Per rinfrescarci la memoria, proprio in questi giorni i giornali hanno ricordato che l’Inter ha vinto ben 15 trofei  in 7 anni, sorpassata all’inizio di questa stagione soltanto dal Barcellona. I nerazzurri, dal giugno 2005 al maggio 2011, hanno vinto ben cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League e un Mondiale per club. Mister Ranieri ha quindi molto a cui pensare: ha le redini di una squadra che negli ultimi anni ha fatto cose eccezionali e per lui è la prima vera occasione in cui può vincere qualcosa di importante. E’ un desiderio comune a quello di un gruppo che deve tornare ad essere artefice del proprio destino e non costretto a inseguire chi è davanti.

Abbandonati i sentimenti di frustrazione e delusione che hanno accompagnato quasi sistematicamente gli ultimi post-partita, prendersi una pausa significa anche essere più lucidi e attenti. Accantonati pensieri catastrofici e deliri di onnipotenza di chi ci vede già costretti a lottare per non retrocedere (tra l’altro in “buona” compagnia della squadra detentrice dello scudetto),  possiamo valutare le cose nella giusta prospettiva. Il campionato è ancora lungo: è troppo presto per giudicare un’intera stagione, per fare calcoli affrettati e stroncare giocatori che hanno fatto al massimo 3 o 4 presenze.

Riflettiamo amici nerazzurri e non disperiamo. Sicuri che in casa Inter tutti avranno fatto un piccolo esame di coscienza, proprio come noi. Stiamo certi che un uomo come capitan Zanetti nell’emozionante serata di Montecarlo, premiato con un riconoscimento alla carriera, avrà ovviamente pensato alla sua e alla nostra Inter, alla quale è legata in modo inossidabile la sua esemplare storia di calciatore. Fare una pausa di riflessione spesso serve: è necessaria quando dobbiamo pensare a qualcosa a cui teniamo veramente, quando qualcosa ci sta così a cuore che la nostra mente gli si accosta inesorabilmente, quando amiamo qualcosa o qualcuno così tanto che a un certo punto ci dobbiamo fermare e rifletterci su. E, in fondo, anche il sentimento che lega tutti noi a questa squadra non è altro che una diversa e speciale forma di amore.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mer 12 ottobre 2011 alle 19:20
Autore: Barbara Pirovano
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