Non bastasse il tormentone Sneijder, ecco i rumours sul possibile addio di Samuel Eto’o, che arrivano ormai ciclicamente in attesa delle smentite di rito. Da giornalista la cosa non mi sorprende, è normale che un club che abbia voglia di spendere pensi al camerunese, 37 gol nell’ultima stagione e un palmares che farebbe impallidire gli dei del calcio moderno. Ma da tifoso, francamente, sono un po’ stufo di sentire e leggere certe cose. Non perché siano fasulle, l’offerta dell’Anzhi c’è stata, piuttosto mi infastidisce l’idea che ha preso piede all’estero, vale a dire che l’Inter è una cittadina da saccheggiare. Ovviamente, al concetto contribuisce l’attenzione al Fair Play Finanziario del club e le parole dell’a.d. Paolillo, secondo il quale ogni giocatore ha un prezzo. Ma questo non significa che sia davvero così per tutti.

Eto’o, per esempio, è oggettivamente un simbolo nerazzurro, non solo per le prodezze sul campo, ma anche per il carisma e l’orgoglio con cui indossa la maglia dell’Inter da due anni. L’idea di vederlo partire per 40 milioni di euro mi affligge, perché pur rendendomi conto che una cifra del genere, per un 30enne, è davvero alta, mi pongo al contempo una domanda: a che serve una vagonata di soldi se non rimpiazzi il partente con un calciatore quanto meno di pari valore? Solito discorso, non sono i soldi che scendono in campo, che vanno in gol, che servono assist, che esaltano la tifoseria. Certo, rendono felice il bilancio, ma l’Inter non è un’azienda come le altre, è una filosofia di vita, è un mito, è una passione per milioni di persone.

Mi spiace molto che si continui, e mi riferisco anche a Sneijder, a leggere e ascoltare ogni giorno di possibili addii, sacrifici all’altare del dio finanziario, che rischiano di depauperare tecnicamente una squadra che solo 15 mesi fa è diventata campione d’Europa e 8 mesi fa è salita sul tetto del mondo. Sneijder ed Eto’o sono due campionissimi, giocatori che in tanti ci invidiano ma non per questo andrebbero sacrificati. Ragionare con i numeri alla mano è saggio, ma il cuore invita a limitare al minimo indispensabile i sacrifici, cercando di arricchire questo gruppo che può e deve ancora dire tanto.

Una grande squadra, e l’Inter lo è, i campioni li acquista, non li cede. Ma a volte temo che la nuova strategia economica abbia relegato questa società alla filosofia provinciale, quella che ti fa sopravvivere solo cedendo i migliori giocatori. Davvero questa è l’idea che all’estero hanno di questo club? Non leggo mai di possibili addii di fenomeno come Messi, Cristiano Ronaldo, Rooney, Robben, Iniesta eccetera eccetera. E se qualche spiffero trova spazio sui giornali, viene subito rispedito al mittente dalle rispettive società. Invece, quando si tratta di Inter, chi ha il portafoglio pieno può ambire a strapparle il campione di turno. E a noi tifosi cosa resta?

Un’operazione in stile Ibrahimovic-Eto’o ha del miracoloso, probabilmente è la a migliore mai realizzata da un club nella storia del calciomercato. Ma non bisogna abusarne. Non sempre, al posto di un big, ne arriva un altro all’altezza e sul campo si vede. Per fortuna, nel caso del camerunese, l’ipotesi russa è stata subito smorzata dal diretto interessato, che ha sposato la causa nerazzurra e, da uomo di parola, non ha intenzione di cambiare direzione. Ma basteranno le sue buone intenzioni a porre fine al chiacchiericcio? Trattandosi di Inter, purtroppo, temo di no.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 01 agosto 2011 alle 13:00
Autore: Fabio Costantino
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