Ora è davvero finita. La storia d’amore iniziata 7 anni fa, dopo il ‘parcheggio’ a Verona sponda Chievo, è giunta al termine. Nulla di nuovo sotto il sole, che le strade di Julio Cesar e dell’Inter si sarebbero divise era arcinoto da tempo. Colpa di una politica societaria che non ha fatto prigionieri e che ha imposto, anche agli dei del Triplete, scelte difficili. C’è chi ha optato per una permanenza a basso costo (vedi Samuel e Chivu), chi ha appeso le scarpe al chiodo (Cordoba); infine, chi non ha accettato il compromesso come Julio Cesar, preferendo mantenere lo stipendio da top player che nel tempo si è meritato. Tempo che però, oggi, è scaduto.
L’Acchiappasogni, come l’ha ribattezzato anni fa Roberto Scarpini, ci saluta ufficialmente. Dopo 7 anni ha apposto la sua firma su un nuovo contratto che non ha l’intestazione FC Internazionale. Julio va a rinascere in Inghilterra, non nel blasonato Tottenham di Villas-Boas, ma nell’inedito Queens Park Rangers, alla disperata ricerca di un portiere decente dopo le 6 pappine rimediate nei primi due turni di Premiership. Non è dato sapere se sabato, contro il Manchester City, l’estremo difensore brasiliano possa difendere la porta della nuova squadra (e sì che il manager Hughes ne avrebbe bisogno!), né se domenica, come auspicato, riuscirà a salutare tutti i tifosi nerazzurri in occasione della sfida con la Roma di Zeman.
Un addio in pompa magna, tra le ovazioni di chi per anni ha imparato ad amarlo e non ha ancora smesso. Di chi ancora non si capacita di questa traumatica separazione. Di chi ha negli occhi le esultanze, le lacrime, i colpi di reni, i tuffi, le camminate dallo stadio verso casa dopo una partita sottotono. Non esistono parole che possano spiegare questo rapporto meraviglioso tra una società che da 104 anni fa la storia del calcio italiano e chi negli ultimi 7 ha contribuito a essa. Alzi la mano chi si sarebbe aspettato, il giorno del suo arrivo ad Appiano Gentile, che quel portiere silenzioso, timido e, soprattutto, sconosciuto, si sarebbe preso l’Inter e l’avrebbe trascinata sul tetto del mondo, come Sarti 45 anni prima.
Oggi Julio Cesar Soares Espindola è il passato, è la storia, parte della leggenda nerazzurra e questo non cambierà mai. Continuerà a giocare altrove sognando il Mondiale nella sua terra, ma anche con un’altra maglia addosso sarà sempre un interista doc. Peccato davvero che in queste ultime settimane qualcosa si sia spezzato, è inevitabile quando si va verso un divorzio. Julione ha sbagliato quando, pur consapevole delle decisioni del club (taglio dell’ingaggio), durante la festa dei tifosi ha garantito che sarebbe rimasto, pur in disaccordo con la proposta economica. Ma almeno è stato sincero ammettendo l’importanza di mantenere uno stipendio alto.
C’è chi mette sul tavolo argomenti come l’affetto dei tifosi, l’amore per la maglia, il blasone del club quando invece al primo posto della lista c'è il denaro. Per l’Acchiappasogni i soldi sono importanti e non ha voluto rinunciarvi, si può essere d’accordo o meno ma la trasparenza in un mondo talmente ipocrita merita sempre applausi. L’Inter ne ha preso atto e si è fiondata su Handanovic, archiviando idealmente la pratica Julio Cesar. Adesso, con la firma per il QPR, si chiude una volta per tutte l’ultimo capitolo dell’esperienza nerazzurra del brasiliano, forse il meno gradevole.
E a noi non resta che augurare il meglio al portiere del Triplete, un immortale, ringraziandolo per tutto ciò che ci ha regalato in 7 anni bellissimi e sperando che chi lo sostituirà riesca a entrare nei cuori dei tifosi anche solo la metà di quanto ha fatto lui. Sarebbe già un successo. Ciao Julio, good luck.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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