Ci hanno detto che l'arbitro è l'alibi dei perdenti.
Ci hanno detto che alla fine della stagione torti e favori si bilanciano.
Ci hanno detto che le decisioni del campo vanno sempre accettate.
Ci hanno detto che bisogna avere la cultura della sconfitta.
Ci hanno detto che gli arbitri sono incorruttibili.
Ci hanno detto che la tecnologia toglie emozioni.
Ci hanno detto che poi alla fine chi è più forte vince comunque.
Ci hanno detto che non ci si può attaccare all'episodio singolo.
Ci hanno detto che gli arbitri non sono condizionabili.
Ci hanno detto che vincere è l'unica cosa che conta.

Ci hanno detto questo e tanto altro. Ce lo dicono da anni. Ripetendolo fino alla nausea. Innalzandosi a detentori di stile. Ergendosi a possessori indiscussi della verità. Elargendo lezioni mai cercate e consigli mai voluti. Professando una presunta superiorità morale solamente autocertificata.

Poi è bastato un episodio, un rigore, peraltro sacrosanto, per far cadere il castello dell'ipocrisia e innalzare le mura della demagogia. Con le maschere che si scioglievano. Scoprendo quei sepolcri a lungo imbiancati, dentro il campo e negli studi televisivi. Una nemesi.

La faccia del boia è quella di Michael Oliver, 33enne arbitro inglese, reo di aver concesso un penalty al Real Madrid al minuto 93. Un affronto. Lesa maestà. A fine gara Benatia dirà: "L'arbitro si è permesso di espellere Gigi". Una sorpresa abnorme, che le proteste veementi hanno certificato fosse percepita come tale: l'arbitro viene immediatamente assediato; Buffon ringhia come un cane rabbioso; Chiellini teorizza complotti e corruzione avvalendosi di un inglese arrotato e di una gestualità che lascia poco spazio alla fantasia; lo stato maggiore bianconero scende dalla tribuna e si precipita a bordo campo con fare intimidatorio. Una scena francamente pietosa. Ma Ronaldo è glaciale e cala la mannaia.

Già, Ronaldo. Un nome tornato di moda in questi giorni e non solo per la rovesciata dell'Allianz Stadium. Ronaldo (Luis Nazario de Lima), Ceccarini, Iuliano. La stagione 1997/1998 e i presunti falli di sfondamento. Vent'anni fa. Uno degli scudetti più controversi di sempre. Ma l'arbitro è solo l'alibi dei perdenti, giusto? Eppure quell'Inter avrebbe meritato di giocarsi il titolo fino all'ultima giornata, Ceccarini poteva essere più sensibile. Utilizzare maggiore buon senso. Invece cosa aveva al posto del cuore? Un bidone dell'immondizia?

Sezione: Calci & Parole / Data: Gio 12 aprile 2018 alle 19:16
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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