Adesso che finalmente le telenovela su Albert Gudmundsson si è conclusa con il suo trasferimento alla Fiorentina, è possibile mettere un punto definitivo anche al discorso riguardante l'Inter e il suo interesse nei confronti dell'attaccante islandese. E per fare un bilancio è giusto porsi delle domande e darsi delle risposte, anche per fare chiarezza.
1) L'Inter voleva davvero Gudmundsson?
Sì, Simone Inzaghi aveva fatto da tempo il suo nome per completare l'attacco con un giocatore bravo a muoversi tra le linee, con capacità di dribbling ed efficaci sotto porta. Nonostante le smentite di rito, la verità l'ha detta qualche settimana fa il presidente del Genoa, Alberto Zangrillo ("Marotta vorrebbe Gudmundsson gratis") e da allora la situazione non è mai cambiata.
2) C'è stata davvero la possibilità negli ultimi giorni di un ritorno dell'Inter su Gudmundsson?
Sì, anche se tiepida. La speranza era proporre Marko Arnautovic o Joaquin Correa al Genoa in cambio dell'islandese, ma non si sono mai realmente create le condizioni per un contropiede alla Fiorentina, già troppo avanti nella trattativa.
3) La questione giudiziaria ha influito sulle strategie dell'Inter?
Sì, perché la scelta di proporre un prestito con diritto di riscatto che diventasse obbligo una volta chiarita positivamente la situazione in Islanda era l'unica soluzione ipotizzata. Non a caso anche la Fiorentina ha proposto un prestito oneroso con diritto di riscatto che diventerà obbligo a certe condizioni.
4) Perché allora l'Inter non ha replicato realmente la proposta della Fiorentina?
Perché la rosa nerazzurra conta già, nel reparto offensivo, Lautaro Martinez, Marcus Thuram, Mehdi Taremi, Marko Arnautovic, Joaquin Correa, Martin Satriano ed Eddie Salcedo. Sette attaccanti ai quali si sarebbe dovuto aggiungere Gudmundsson a 15 giorni dalla fine del mercato. E se per i due più giovani una soluzione last minute sarebbe stata fattibile, per l'austriaco e l'argentino non c'è alternativa all'orizzonte. Impensabile aggiungere un ulteriore costo a bilancio in un ruolo dove c'è abbondanza numerica e stipendi extra da pagare, con il rischio di non riuscire ad alleggerire questo peso entro il 30 agosto.
5) Perché la dirigenza non ha messo alla porta i giocatori in esubero?
Perché al netto di un contratto in essere sia per Arnautovic sia per Correa, si tratta di due situazioni differenti. L'austriaco è ben voluto dallo spogliatoio e dall'allenatore, inoltre non ha mai valutato l'idea di andarsene nonostante la concorrenza nel ruolo. Anche umanamente non c'è mai stata la reale volontà di mandarlo via a meno che non fosse stato lui a chiederlo. Per quanto concerne El Tucu, vista l'assenza di proposte e la volontà sbandierata da Inzaghi di avere cinque attaccanti, salvo sorprese di mercato dovrebbe rimanere a Milano almeno fino a gennaio come quinta punta, viste le caratteristiche tecniche che comunque lo differenziano dai colleghi.
6) Senza Gudmundsson o chi per lui, l'attacco nerazzurro è peggiorato?
Assolutamente no, anzi sulla carta con l'arrivo di Taremi è persino superiore perché si tratta di un titolare aggiunto. L'unico neo è l'assenza di quella seconda punta rapida e dal dribbling facile che poteva essere utile in certe circostanze. Non a caso Arnautovic è tecnicamente e tatticamente una replica dell'iraniano, che di certo non è arrivato per prendere tatticamente il posto di Alexis Sanchez. Inzaghi dovrà lavorare per trovare gli equilibri tra le coppie, cercando di coinvolgere anche Correa.
7) Se Satriano avesse accettato il Brest ci sarebbe stato margine economico per andare su Gudmundsson?
Sarebbe stato di certo un'ottima operazione in uscita con plusvalenza annessa, ma non avrebbe cambiato la situazione dell'islandese, non trattandosi di un problema economico quanto soprattutto di spazio in attacco. Anche perché l'uruguagio viene considerato in uscita e non a disposizione di Inzaghi.
8) Esiste la possibilità che arrivi un giocatore con le caratteristiche di Gudmundsson entro la fine del mercato?
Possibile, ma molto difficile. Perché bisognerebbe cedere Correa senza minusvalenza e trovare un attaccante all'altezza del ruolo in prestito con (inizialmente) diritto di riscatto. Impresa titanica, anche alla luce delle tempistiche. Più probabile che si rimanga con questo reparto offensivo a meno di trovare negli ultimi giorni una soluzione per El Tucu, rinviando alla prossima stagione l'arrivo di quel giocatore attualmente assente nel reparto offensivo (non casuali le voci su Federico Chiesa e Jonathan David a parametro zero).
9) Non si poteva trattenere Valentin Carboni piuttosto?
Con il senno di poi è tutto più facile, ma l'operazione con il Marsiglia è stata ponderata. L'argentino rimanendo avrebbe rischiato di giocare poco e rallentare il suo percorso di crescita, anche perché tatticamente non è una seconda punta e Inzaghi avrebbe dovuto lavorarci molto per inquadrarlo. Affidandolo a un allenatore come Roberto De Zerbi, in una squadra ambiziosa dove avrà molto spazio, si è fatto, nell'immediato, il bene di tutti. Economicamente questo trasferimento ha una sua logica per l'Inter: se Carboni facesse molto bene, i francesi potrebbero riscattarlo versando 36 milioni di euro. Cifra significativa e plusvalenza pura che risolverebbe praticamente tutti i residui problemi di bilancio del club. Se invece dopo una stagione in Francia l'Inter ottenesse le risposte sperate potrebbe riprenderselo con un minimo investimento sia per tenerlo in squadra sia per eventualmente cederlo a una cifra più alta. Se infine l'OM non lo volesse riscattare, si faranno le.opportine valutazioni su un classe 2005 con un anno di esperienza in più all'estero. Una scommessa con ampie possibilità di vittoria a prescindere.
10) Giusto criticare la dirigenza per non aver regalato a Inzaghi l'attaccante richiesto?
Le critiche quando costruttive sono sempre ben accette. Sicuramente oggi le presenze in rosa di Arnautovic e Correa hanno impedito l'arrivo di una nuova pedina tatticamente più utile. Sicuramente investire 30 e passa milioni per l'argentino nell'estate 2021 non è stata una grande idea. Altrettanto sicuramente puntare sull'austriaco a 34 anni e con un biennale ha esposto la dirigenza a questa situazione. Ma per ogni operazione va valutato il contesto: Correa arrivava dopo la cessione di Romelu Lukaku e con l'etichetta di ottimo giocatore, esploso sotto la gestione di Inzaghi. Non una follia, insomma. Arnautovic è arrivato dopo il secondo dietrofront del belga, costo contenuto (8 milioni coperti in parte dai 5 di Giovanni Fabbian al Bologna), caratteristiche richieste ed esperienza di campionato italiano. Inoltre, se oggi Pavard è 'Benji l'interista' è anche perché l'arrivo di Arna ha permesso alla dirigenza di investire sul francese. Poi è chiaro che non tutte le operazioni si sviluppano come sperato, ma la dirigenza è quella che negli ultimi quattro anni ha portato l'Inter a vincere trofei con continuità fino allo Scudetto della seconda stella. Nessuno, almeno in Italia, ha lavorato meglio.
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