Uno è bresciano doc, l'altro d'adozione. Uno è un fenomeno affermato, l'altro è un potenziale molto credibile. Uno è Andrea Pirlo, l'altro è Mario Balotelli. Cosa hanno in comune? Gli onori delle cronache per la leadership in una Nazionale tornata a far sognare un Paese intero. Con l'augurio - per il bene del Paese stesso - che tutto ciò non finisca per insabbiare il marcio delle scommesse. Eppure, Pirlo e Balotelli hanno in comune un'altra cosa. Di certo non il carattere - due opposti quasi clamorosi -, men che meno lo stile di gioco. No, entrambi sono stati promesse tra le mani dell'Inter poi cedute. Insomma, non hanno avuto tempo in nerazzurro. Conseguenza naturale del momento d'esaltazione: giubilare l'Inter per averli lasciati andare.

Due strani percorsi, però. Profondamente diversi. Se Andrea Pirlo lascia l'Inter, per 35 miliardi e l'accordo con il Milan, è perché non è il Pirlo che conosciamo oggi. Quello è forgiato da Ancelotti, maturato col tempo. L'Inter ha avuto per le mani una promessa debole, tutto meno che un fenomeno. E la sua cessione in quel momento poteva decisamente starci. Per cui, parlare di rimpianto è solo parzialmente corretto. Perché chiunque apprezzi il gioco del calcio può apprezzare la bontà tecnica di Pirlo, farebbe indubbiamente comodo, ma l'Inter non ha ceduto un campione. Ha ceduto un'acerba promessa che in seguito a trasformazione tattica è divenuta campione. Il calcio è anche questo, non sempre si può aspettare in eterno.

Eppure, qualcuno scrive che "va bene, il Milan ha lasciato Pirlo alla Juventus a zero euro. Ma l'Inter ha ceduto Balotelli!". Troppo facile, dopo l'atomica prestazione contro la Germania. E comunque il discorso non regge a prescindere. Non rinnovare il contratto a Pirlo, quasi umiliandolo (e i sassolini il buon Andrea se li è tolti, eccome...), lasciandolo volare tranquillamente verso Torino dove è diventato cardine per il tricolore della Juventus, è stata scelta tecnica (per il Milan), di mercato (perché non andava lasciato alla Juve) ed economica (0 euro) decisamente infelice, per usare un eufemismo. La cessione di Balotelli ha tutt'altra natura.

Innanzitutto, è una cessione che tra cash e bonus consente all'Inter di incassare 28-30 milioni di euro realizzando una plusvalenza praticamente al netto. Non è una perdita, come Pirlo per il Milan, ma è a prescindere un guadagno sostanzioso. E poi, è stato ceduto un ragazzo che con parte dello spogliatoio aveva rotto, esattamente come con parte del tifo. Una maglia a terra nella notte di Inter-Barça, tanti atteggiamenti poco gradevoli, far west davanti agli occhi (allibiti) di Mourinho dopo la sfida d'andata coi catalani. Un talento purissimo, indiscutibile, ma con la testa ancora da registrare. Problema che esiste tutt'ora, però questo probabilmente è l'intero mondo Balotelli che si porterà dietro fino a matura età. Una cessione, quella di Balotelli, forse sbagliata. Finora non clamorosamente sbagliata. Ma che ha portato comunque un incasso.

Per Pirlo, invece, il Milan ha sbagliato tutto. Lo dicono gli incassi, la rosa e i risultati, perché ha fatto vincere la Juventus. E ancora diversa fu la cessione dell'Inter per Pirlo. Un'altra cessione con incasso, di un giocatore ancora non esploso. Si potrà dire che l'Inter non ha pazienza, ma non che abbia realizzato operazioni - in questi due casi, allo stato attuale delle cose - clamorosamente fallimentari. Proprio perché il fattore economico prima di tutto parla chiaro: la plusvalenza di Balotelli è un capolavoro per una società che lo ha preso a poche migliaia di euro. Poi, il sostituirlo è tutto un altro discorso. E lì si possono imputare errori alla dirigenza nerazzurra. Ma valutare le singole operazioni Pirlo e Balotelli vuol dire questo. In aggiunta, naturale che Balotelli ha ancora tempo per dimostrare tanto, staremo a vedere. Secondo molti, con la doppietta alla Germania è nata una stella. Con SuperMario lo abbiamo sentito dire più volte, il suo talento nessuno lo ha mai messo in discussione. Ma puntare il dito contro l'Inter per situazioni come Pirlo e Balotelli, per rendere innocenti altre società, rischia di essere un errore non da poco. Due percorsi diversi, strani. Alla fine, è sempre il tempo con il campo a parlare...

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Ven 29 giugno 2012 alle 02:51
Autore: Fabrizio Romano
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