A Marassi Genoa e Inter scendono in campo con moduli speculari e atteggiamenti simili: aggressione alta e densità in mezzo al campo. L’Inter prova a far girare la palla con i tre centrocampisti ma il Genoa è bravo ad andare a prenderli alti, con Badelj che guida la pressione su Calhanoglu e Frendrup e Strootman che seguono Barella e Mkhitaryan. I risultato è un giro palla interista poco fluido e continuato, e un Genoa che riparte bene grazie alla posizione di Gudmundsson che si defila sulla sinistra e stressa la coppia Bisseck-Darmian e Ekuban che prende le misure su un Acerbi all’inizio aggressivo e preciso, cominciando a giocare bene di sponda e di prima. Il Genoa crea qualche pericolo soprattutto grazie agli un-due di prima della coppia d’attacco, con conseguente inserimento di un centrocampista (quasi sempre Strootman) a dare manforte. L’Inter dall’altra parte fa fatica a produrre gioco soprattutto sulle fasce, con Carlos Augusto e Darmian che non riescono mai a sovrapporre o a mettere un cross dalla linea di fondo, merito dei due quinti del Genoa Martin e Sabelli che seguono diligentemente gli interisti e non si sognano mai di lasciarli e correre in attacco durante la fase di possesso genoana.
Il 3-5-2 di Inzaghi prevede che sia Barella il deputato ad alzarsi di più e aiutare la coppia d’attacco. Come lo era stato Mkhitaryan contro il Lecce. Il 23 prova a inventare e produrre gioco, ma è meno brillante del solito e si va via via spegnendosi anche a causa di un notevole nervosismo. Anche Calhanoglu gioca troppo basso, a causa della pressione dei centrocampisti di Giardino, e non riesce a dettare i tempi con autorità e velocità. Arnautovic e Thuram spesso sono troppo soli lì davanti. Il francese, molto impreciso tecnicamente, non riesce a fare bene il solito lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco. Marko è il più positivo perché lotta su ogni pallone e riesce spesso a giocare di sponda e far salire la squadra. Ma fare male a questo Genoa non è semplice. Gilardino schiera uno speculare 3-5-2 con il terzetto difensivo guidato da uno strepitoso Dragusin che non sbaglia un tempo di intervento, è sempre aggressivo e tiene la linea alta. Complessivamente è il Genoa che tiene il ritmo più alto con più costanza, anche a causa della stanchezza interista che nel secondo tempo prende le gambe di alcuni giocatori. I cambi di Inzaghi non danno la scossa necessaria per provare a trovare una vittoria incredibile a Marassi. Sanchez e Frattesi provano a rompere gli equilibri giocando tra le linee ma non riescono mai a essere pericolosi o a portare la palla a ridosso dell’area avversaria con pericolosità. Al fischio finale Genoa e Inter si dividono la posta in palio. Pari e patta.
Riccardo Despali
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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