All'epoca dei fatti, Sean Sogliano era il direttore sportivo del Varese. E proprio li suo nome è tornato di moda in questi giorni, quando in molti hanno ricordato l'episodio che l'ha visto suo malgrado protagonista assieme a Daniele Belardinelli, l'ultrà morto negli scontri prima di Inter-Napoli. "Non voleva che il Varese giocasse col Lumezzane, ma così avremmo perso la gara - ricorda Sogliano a 11 anni di distanza -. Era un ragazzo fatto a modo suo".

Come ricorda la Gazzetta, Belardinelli quel giorno lo affrontò a pugni chiusi (e si beccò un Daspo di 5 anni) perché voleva onorare la morte di Gabriele Sandri con lo stop del Varese, ma l’allora d.s. biancorosso antepose le ragioni del calcio giocato. "Eravamo da un anno in C2 dopo due salti di categoria dai dilettanti e c’era entusiasmo. Presi un rischio, perché nessuno attorno a me aveva esperienze di quel tipo. Per fortuna non sì rovinò l’ambiente".

In che senso?
"Sfiorammo la A nel 2011-12 e anche il rapporto coi tifosi si rasserenò: anche con lo stesso Daniele Belardinelli. Non so se fosse un delinquente o un santo, ma tutto tornò tranquillo".

Lo rifarebbe?
"Certo. Credo sia indispensabile dialogare coi tifosi. Solo così puoi capirli e distinguere le mele buone da quelle marce".

Il rischio è di scendere a patti.
"Mai, la vita mi ha insegnato che è bene guardare negli occhi chi ti è di fronte, solo così puoi instaurare rapporti corretti".

Con quali risultati?
"Per gli ultrà il rispetto viene prima di tutto. Il segreto è proprio quello di ottenere la loro fiducia senza piegarsi mai".

Ma i violenti sono ormai troppi.
"Allora organizziamoci per mandare in galera chi sbaglia. Come fanno in altri Paesi".

Intanto blocchiamo le trasferte.
"Non basta più. Tanto si danno appuntamento fuori dagli stadi per accoltellarsi. E poi i Daspo sono un boomerang. Nel loro codice d’onore i daspati sono eroi. Quei provvedimenti servono a poco: la prova dagli ultimi tragici fatti".

A che soluzioni pensa?
"Più collaborazione tra club e forze dell’ordine. Solo così si può isolare chi frequenta gli stadi per torbidi interessi".

Anche i buu a Koulibaly sono una brutta macchia.
"Anche in questi casi servono misure forti per i responsabili: ormai con le telecamere chi fa partire certi cori può essere individuato facilmente. Non illudiamoci di risolvere il problema con la sospensione delle partite. Perché, allora, i soliti noti userebbero i buu come arma di ricatto verso i club".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 29 dicembre 2018 alle 09:54 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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