Luciano Castellini, meglio conosciuto come il Giaguaro, racconta alla Gazzetta dello Sport alcuni passaggi della sua carriera oggi che si avvicina agli 80 anni.

Signor Giaguaro, come se la passa?
"Benissimo. Sono in continuo movimento, faccio ancora qualcosa con l’Inter, studio, osservo. Poi sport, sono un grande sciatore. Ma da solo, tutti i lunedì, quando non c’è nessuno".

Anche fra i pali. È diventato Giaguaro Castellini, un grande portiere. Perché la chiamavano così?
"È stato il giornalista Gianni Brera. Ero forte, scattavo, uscivo, paravo. Ma non come il mio amico Dino Zoff. Io ero un portiere, lui era Zoff. Gli ho fatto cinque anni la riserva in Nazionale, è stato mio testimone di nozze, siamo compari d’anello. Lui si arrabbiava perché dicevo che mi bastava fare il suo vice e si offriva di farmi giocare. Andava bene così, ho vissuto in un’epoca dove in porta c’erano giganti: Zoff, Albertosi, Lido Vieri, Cudicini, Superchi. Noi italiani eravamo i migliori del mondo. Ero in buona compagnia".

Entra nella storia: il debutto del primo dodicesimo.
"Già, a Monza nella stagione 1965-66. Avevano introdotto la sostituzione del portiere durante la gara. Giochiamo a Palermo, in porta c’è Ciceri, prende due gol, si fa male e mi mandano in campo, ne prendo due anch’io. Quello il mio esordio in B".

Quattro stagioni in Brianza. Arriva Liedholm…
"Mi lancia il Barone. Alti e bassi, ma io comincio a ingranare, gioco con il primo Claudio Sala. Scrivono che sono pazzo e spericolato. Mi prende il Torino per una cifra pazzesca per quei tempi: 218 milioni di lire più il cartellino di quattro giocatori".

Ci racconta come è stato il suo primo impatto con quel Torino?
"C’erano Agroppi, Cereser, Ferrini: ti indicavano la linea. Dovevi essere un combattente. Io ero litigioso, dopo una baruffa in allenamento ho mollato un pugno in faccia a Ferrini. Lui si è alzato e mi ha detto: “Adesso sei del Toro”".

Poi il preparatore dei portieri all’Inter. Tutti i suoi allievi dicono: ah, il Giaguaro, grande maestro…
"Ho cercato di trasmettere passione, gioia ed entusiasmo. Non faccio elenchi, comincio dalla zeta, da Zenga. Tanti, bravi, amici. Sono stato bene all’Inter. Era la mia squadra del cuore fin da bambino, lo è sempre. La squadra dei miei secondi 40 anni. No, non è mai stato un secondo lavoro. Io non ho mai lavorato: ho fatto il portiere".
 

Sezione: Rassegna / Data: Ven 13 giugno 2025 alle 11:45 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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