Materazzi e i ricordi azzurri: "All'inizio mi chiedevo 'qui cosa c'entro?'. Il gol segnato a Berlino..."

Per celebrare i 120 anni dalla costituzione del Comitato che fondò la Figc, l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport ha raccolto diverse testimonianze di alcuni giocatori della Nazionale che hanno scritto la storia. Tra queste anche quella di Marco Materazzi, uno degli eroi della vittoria del mondiale tedesco nel 2006: "La mia storia con la Nazionale è iniziata chiedendomi che così ci stessi facendo lì - scrive Matrix sulla rosea -. E lì, pochi giorni dopo, doveva essere Perugia: quando si dice il destino. Per me la maglia azzurra era più di un sogno: era la dimostrazione che combattere per qualcosa in cui credi, qualcosa in cui credi quasi solo tu, vale sempre la pena. Beh, avrei debuttato con quella maglia azzurra addosso proprio nella mia città: lì dove avevo iniziato finalmente a raccogliere i frutti di tanta fatica, tanta polvere mangiata, tante botte date e prese. Arrivammo in ritiro io e Liverani, dopo un paio di allenamenti volevo andarmene: "Ma io qui cosa c’entro, mi chiedevo?". Invece Trapattoni mi fece giocare contro il Sudafrica: marcai Masinga, il centravanti del Bari, e feci anche una buona partita. A parte una «pausa» di un anno, quel cammino non si è più interrotto, ma non potevo immaginare di toccare vette così alte, cinque anni dopo. Però crederci è il modo migliore per pensare all’«impossibile» e noi in Germania ci credevamo. Molto, ogni giorno di più. Ognuno aveva dentro una forza speciale, io la sentivo proprio: per questo quando segnai contro la Francia, in finale, mi venne da guardare in alto. Lassù in tribuna c’era tutta la mia famiglia: la mia spinta, la mia vera energia. E lassù in cielo c’era mia madre, Anna, e mi sentii vicino a lei, ma proprio tanto, così tanto che alzai le braccia come per toccarla. Quel gol era tutto, in quel momento: non era la garanzia di diventare campione del mondo – ne avrei dovuto segnare un altro, su rigore – ma era la certezza di essere arrivato dove volevo. Dove mi ero promesso di arrivare. E in qualche modo, in fondo, l’avevo promesso anche a lei". 

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