Gigi Buffon torna a parlare in una lunga intervista al Corriere della Sera, esprimendo in maniera sincera e perentoria il suo parere sul nuovo scandalo legato al calcioscommesse: "È un tema molto delicato. Credo sia sbagliato criminalizzare e non fare dei distinguo. Scommettere di per sé non è reato, gli stadi stessi e le trasmissioni sportive sono pieni di pubblicità di App di questo genere e lo Stato incentiva il gioco. Se invece un calciatore scommette sul calcio va incontro a punizioni che giustamente devono essere inflitte; ma se scommette sulla pallavolo, sul basket, sulle corse dei cani…non sta commettendo alcun reato. E la cosa peggiora quando si parla di ludopatia, anche qui non centrando l’obiettivo: la ludopatia non è un problema di quanto spendi, ma del tempo che dedichi a questa attività. E questo dobbiamo spiegarlo ai ragazzi: non è che se si fanno continue scommesse da 1 euro trascorrendo ore e ore davanti alla App, allora è un tutto ok; mentre se uno spende 1 milione in un’unica occasione allora è ludopatico. Possiamo dire che è un cretino, va bene; ma la patologia nasce dalla dipendenza, la continuità con cui si fa una cosa", chiarisce Buffon.

L'ex numero uno della Nazionale ha ricordato anche il caso che lo vide protagonista qualche anno fa: "Non mi piacciono i bacchettoni che giudicano con una superficialità aberrante senza sapere poi realmente quali siano le motivazioni. Ci sono passato anche io venendo infangato senza aver commesso nulla: quando le cose si chiariscono, ci si dimentica di spiegare e chiedere scusa e si lasciano le persone con un’etichetta addosso. Lo trovo profondamente sbagliato". Non solo attualità, però, nelle parole di Buffon, ma anche un ricordo dei suoi inizi col calcio: "Avevo 6 anni, giocavo in una società di La Spezia, il Canaletto, perché mio padre allenava la prima squadra. Ero centrocampista o libero. L’emozione di quando mi diedero il sacco con la tuta fu incredibile. Passavo giornate intere a sfogliare gli album delle figurine, studiavo la storia dei giocatori, delle squadre… Poi mio padre andò via e mi spostai alla Perticata, a Carrara, che era affiliata all’Inter. Nel 1990 mi mettono in porta, ma non alla Perticata. Se si saranno pentiti? Probabilmente tante volte, però li capisco..”.

Sezione: News / Data: Mer 03 gennaio 2024 alle 16:50
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
vedi letture
Print