Josè Mourinho in conferenza stampa. FcInterNews vi propone la versione integrale, di seguito. Ecco la conferenza del portoghese:
Ci racconti cos'è accaduto con Van Gaal quando eri al Barcellona? E cosa hai imparato da lui?
"E' un dettaglio. Abbiamo lavorato insieme per tre anni, dove la mia e la sua casa erano a distanza di 50 metri, lavoravamo 24 ore. Abbiamo avuto un rapporto speciale, lui appena arrivò al club mi diede fiducia anche se prima lavoravo con un altro tecnico. E' stato molto onesto con me, un vero piacere anche per il sottoscritto lavorare per lui. Io lavoravo tanto, come un animale, però con molto piacere, e ovviamente ho imparato parecchio da lui, ed una di queste cose è che per arrivare dobbiamo lavorare veramente tanto. Posso parlare solo bene di quell'esperienza, sembra ieri ma era tredici anni fa. Non dimentico i tempi e la persona, che con me è stato fantastico".
Sono 45 che l'Inter non vince la Champions. Cosa significherebbe vincere domani?
"E' sempre importante, che sia la prima o l'ultima volta che si vince, anche se l'ultima volta che l'hai vinta è stato 100 anni fa. Non penso al significato particolare di questa finale, è sempre fondamentale. Posso capire che per gli interisti è un evento straordinario, perchè 45 anni sono tanti, la maggior parte dei tifosi non erano ancora nati, quindi per loro sarà speciale. Credo che la partita di domani non sarà una responsabilità particolare per noi, ma vincere sarebbe speciale per i tifosi, per il club, e per me offrire questo contributo all'Inter sarebbe un onore. Però dobbiamo rispettare quello cos'è una finale: mi sono congratulato con il Bayern, e domani sarà una partita super perchè ci saranno due squadre vincenti in campo".
Giocherete al Santiago Bernabèu. Come vive queste 'ultime ore'? Sente la pressione?
"La pressione la sentirò domani. Conosco come reagisco prima delle competizioni, e so quello che succederà. Domani mattina mi sveglierò e dirò 'Tra qualche ora gioco la finale di Champions!'. Il cuore batterà forte, la temperatura corporea si alzerà, però poi lavoreremo ancora per preparare la partita. Quando arriveremo allo stadio, però, poi, finisce tutto. Inizia a quel punto quello che mi piace, senza pressione. Questa storia di Madrid non rappresenta un problema per me, l'ho sempre detto. Chi gioca una finale non può pensare ad altro, è una cosa troppo bella per pensare ad altre cose. Penso solo a domani, ma penso come un sogno, non un'ossessione. Ripeto, voglio che sia un sogno. E niente, domani dopo la partita vita nuova per tutti. Non solo per me, per tutti. Vacanze, Mondiali, nuovo club, vecchio club, però finchè non finirà la partita nessuno di noi penserà ad altro".
Ma domani ci sarà del 'sentimentalismo'?
"Vedremo, vedremo. Quando sono tornato a 'Stamford Bridge' ho pianto, ma domani non so. Quando vinsi col Porto non esultai perchè sapevo che ero già il tecnico del Chelsea, ora non è la stessa situazione. Quindi, penso soltanto alla finale, ripeto".
Ad inizio Champions te lo aspettavi di arrivare in finale col Bayern?
"Quando la Champions League comincia è normale che si dica questa o quella squadra è la migliore, per questo i bookmakers fanno le loro statistiche. Però le percentuali di cui si parla sono relative: Barcellona, Real Madrid erano squadre eccezionali, anche il Chelsea che conosce bene le finali, ma il Bayern Monaco e l'Inter non erano così prevedibili. Le cose passo a passo cambiano, e così si arriva alla finale: questo può succedere, e non è un caso. Inter e Bayern sono riuscite a fare questo viaggio, hanno vinto i rispettivi campionati, quindi non c'è dubbio che si tratta di due grandi squadre. Noi siamo giunti fino alla finale, non so se ci siano squadre migliori di noi".
Sarà la tua partita più importante in carriera?
"Sì, certo. Tu prima di ogni partita se vuoi vincere devi pensare sempre che sia la più importante, anche se è Coppa Italia. Poi arrivi alla finale di Champions League, che può dare il titolo più importante per il club, perchè considero una cosa piccola il Mondiale per club, ed è normale che tu vuoi vincere. La mentalità dev'essere questa e lo è stata per tutta la stagione".
Van Gaal ha detto che il Bayern è più offensivo rispetto all'Inter che è più difensiva. Cosa pensi?
"Forse non ha visto molte nostre partite, perchè in realtà abbiamo giocato molte partite in attacco. Forse ha visto solo Barça-Inter, non ha visto Inter-Barça, Inter-Chelsea, Chelsea-Inter, Inter-Rubin Kazan, Inter-Cska e tutte queste qui...".
Bayern e Inter arrivano in finale anche con arbitraggi discutibili. Si aspetta domani una finale con un arbitraggio giusto?
"Non sono d'accordo. L'Inter arriva in finale dopo aver giocato 60 minuti con 10 uomini quando doveva giocare con 11. Per me è più importante giocare in 11 che episodi durante la partita. Quello che è successo durante Bayern-Fiorentina o Manchester-Bayern non influirà domani, perchè nel calcio non c'è la legge della compensazione. L'arbitro domani non pensa che va a aiutare a questa o quell'altra squadra. Noi vogliamo vincere, il Bayern anche, ma anche un arbitro in finale di Champions vuole vincere, con i suoi collaboratore. Quindi, mi fido tanto degli arbitri perchè è il top anche per loro, insieme alla finale del Mondiale. Non mi preoccupo affatto".
E il calcio italiano, cosa tiferà domani?
"Non conosco un tifoso del Benfica che ha tifato Porto nella finale di Champions, questa è la mentalità portoghese ed è la vostra. Gli italiani domani, ovviamente, giustamente, saranno tifosi del Bayern. Perciò il calcio in Italia, Portogallo e Spagna diventa qualcosa di diverso. I tifosi del Real Madrid non son mica tristi perchè domani il Bayern non gioca la finale! E' la mentalità nostra".
Cosa pensi dei centri dove avete lavorato in questi giorni?
"Non lo so, non conosco niente del Real Madrid, soltanto la storia. Non conosco la realtà, le ambizioni, la filosofia di questo progetto che sembra nuovo, non conosco tutto ciò, ed oggi non sono preoccupato di conoscerlo. Il mio progetto oggi è l'Inter e la finale. Il centro di allenamento è fantastico, ci siamo sentiti a casa e ringrazio tutti perchè è stato fantastico".
Riguardo Goran Pandev: domani potrà essere l'uomo chiave?
"Noi giochiamo come una squadra, non so chi sarà l'uomo della squadra. La nostra filosofia non è un uomo, siamo una squadra di stelle ma tutti si sacrificano. Se vinciamo saremo i vincitori, e se perdiamo non saremo perdenti singoli, ma saremo la squadra che ha perso. Così vediamo le cose e così vogliamo giocare domani".
Van Gaal ha detto che mantenuto i contatti con lei. Risponderà al messaggio che le ha mandato Van Gaal?
"Guardi, abbiamo parlato poco fa, pochi minuti fa. Non c'è nessun problema. Ci abbracceremo prima e dopo la finale, senza problemi. Lui ha detto che il mio gioco non è spettacolare? So cosa vuole, ma non glielo darò".
C'è qualcosa che il calcio italiano ti ha insegnato? E cosa hai odiato di questo calcio?
"Ho imparato dovunque, imparo tutti i giorni, e tutte le esperienze sono importanti. Io non sono nessuno per consigliare, però se qualcuno mi chiede un consiglio dico di non fare la stessa carriera nello stesso paese, perchè confrontare le culture è bello e arricchisce un allenatore. Io ho lavorato in Spagna 4 anni, 3 e mezzo in Inghilterra, ora 2 in Italia, più quelli in Portogallo, e sono privilegiato e quindi posso dire che anche il calcio italiano mi ha migliorato".
Al Camp Nou lei intervenne tra una discussione di Ibra e Guardiola. Cosa vi siete detti? E' una mia curiosità...
"No, non lo dico. Niente di offensivo, niente di aggressivo, nulla che possa creare un problema con una persona che conosco da anni e che stimo. Parole di calcio, forse un po' di sale e pepe ma nulla di che, nulla di importante".
Sapendo come hai perso la Supercoppa a Montecarlo contro il Milan e l'anno dopo non l'hai giocata perchè andasti al Chelsea, non ti viene l'idea di giocarla? E poi, quali sono i tuoi programmi da tecnici?
"Non sono parole mie, ma dico che dove c'è un campo di calcio, giocatori e qualche pallone, io sarò felice. Io se ho una squadra da allenare, con buone condizioni di lavoro, obiettivi definiti, io lavorerò. Ho detto che volevo tornare in Inghilterra e poi volevo il Portogallo ancora, però se non sarà così non è un problema per me. Penso di avere sempre lavoro quando vorrò lavorare. Sulla Supercoppa posso dire che è importante per un club, così come la Intercontinentale (Mondiale per club, ndr). Per esempio, Ibra ha vinto il Mondiale per club: cosa ha fatto per vincerla? Contro un'australiana e un'altra squadra che non ricordo... Se giochi quindici partite ci arrivi con piacere, ma se ne fai due e le altre le hanno fatte altri, non è una bella soddisfazione. Per me è la Champions il top. La Supercoppa europea è una semplice partita, se ti ricordi la mia prima partita con l'Inter fu in Supercoppa Italiana contro la Roma, vincemmo e dissi che era di Mancini, non mia. Le Supercoppe sono solo una conseguenza di qualcosa di già fatto, è una cosa piccola, non puoi vantartene. Ma se l'Inter vorrà giocarla, l'Inter dovrà vincere domani. Se non vinciamo domani, il resto non ci sarà".
I portoghesi per chi tiferanno?
"Dipende. Alcuni tiferanno per me, altri contro. E' una cosa normale".
Ricordi le sensazioni contro il Chelsea?
"Io lì ero molto felice, quando sono andato via ho pianto. Loro fanno parte di me ed io di loro, ma quando ho giocato contro di loro li ho eliminati, era una sensazione strana buttare fuori i tuoi amici, ma è una cosa normale nella vita. Penso possa essere lo stesso anche per Ancelotti se tornasse contro il Milan e lo eliminasse, è normale".
Tu e Van Gaal, domani contro...
"Domani saremo uno contro l'altro, ma prima o poi uno dei due arriverà al triplete. Domani ci arriverà uno, poi l'altro ci arriverà comunque".
Un giornalista russo arriva e gli regala una corona a nome del suo giornale. Mourinho gli dona a sua volta la sua tuta dell'Inter e dice: "E' uno scambio di regali, è più bello".
Il popolo dell'Inter si è identificato in te, però tu devi mantenere la freddezza. Sinceramente, domani come farai a tenere una giornata normale? Come la gestirai?
"Prima della partita bene, come ho detto. Quando mi sveglio cambia qualcosa, poi però è un giorno normale, la riunione, il pranzo, la seconda riunione. E' una routine, e sono diversi anni. La finale di Champions capita una volta ogni tanto, però la giornata è la solita, è un rituale, non è un dramma. Poi, durante la partita se un giocatore non ha la capacità di dimenticare la dimensione della partita che gioca, non si esprime e quindi non vale il livello in cui gioca. Questa capacità fa essere un giocatore al top. Anche dopo la partita sarà una situazione indimenticabile, con sconfitta o vittoria, e tu devi viverla con emozione ma con tranquillità. Se perdi non finisce il mondo, se vinci non finisci la carriera. Il presidente Moratti per me è una persona molta speciale: lo ringrazio di avermi preso per l'Inter due anni fa, mi piacerebbe domani vederlo piangere con la Coppa tra le mani, vederlo con la foto sua al fianco di quella del padre, per tutta la famiglia Moratti sarebbe incredibile. Mi piacerebbe dare il mio contributo per far succedere qualcosa di fantastico per loro".
Avete preparato qualcosa?
"Niente: nè pullman, nè magliette celebrative, nè festa. Il Bayern, invece, ha preparato proprio tutto...". Si chiude qui la conferenza del mister.
Autore: Fabrizio Romano
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