Atteggiamento sbagliato per un’ora, tanta sfortuna e sviste arbitrali. La sconfitta dell’Inter dell’Olimpico ha molti padri, tante cause concatenate che han lasciato a bocca asciutta la truppa di Stramaccioni. Ieri la Lazio ha offerto un buon calcio nel primo tempo, costruendo bene fino agli ultimi 16 metri dove la retroguardia nerazzurra, supportata da un centrocampo piuttosto abbassato, ha retto senza troppa fatica. La squadra di Petkovic ha confermato la propria vocazione a costruire il gioco quando non viene attaccata e gli ospiti hanno proprio commesso l’errore di attendere, limitando al minimo le scorribande offensive. Nella manovra dei biancocelesti ha spiccato la fonte principale di tutte le azioni: Cristian Ledesma. L’italo-argentino, playmaker tradizionale, ha smistato sapientemente il pallone agli esterni, cambiando diverse volte il fronte d’attacco e costringendo i mediani nerazzurri a inseguire il pallone a fatica.

Sul fronte offensivo, gli uomini di Strama hanno sofferto per gli scarsi rifornimenti alle punte, un’errata copertura del campo e la lentezza con cui il pallone saliva verso la trequarti biancoceleste. Lentezza non provocata dalla necessità di rifiatare (nella ripresa i nerazzurri hanno corso fino al 94’), ma dall’assenza di idee a centrocampo. Zanetti, Gargano e Cambiasso infatti, pur essendo ottimi quando devono coprire il campo, faticano tremendamente nell’impostazione del gioco. Non è nelle loro corde, solo il Cuchu ogni tanto ci prova ma il suo talento è altro. Senza qualcuno che sappia smistare il pallone anche il resto della squadra tende ad attendere da ferma, senza mai dettare il passaggio. Qualche volta Guarin, arretrando a centrocampo per prendersi il pallone, ha fatto salire bene Nagatomo a destra, ma la sua tendenza a mantenere il possesso sfidando fisicamente l’avversario di turno rallentava l’intera manovra e consentiva alla Lazio di organizzarsi difensivamente. Insomma, il colombiano pur essendo capace di far tutto non è un playmaker.

Tanti buoni centrocampisti nella rosa nerazzurra, ma continua a pesare l’assenza di un regista classico, soprattutto quando è necessario costruire dalla propria metà campo l’azione d’attacco. Un gap che l’Inter si trascina dalla cessione, nel gennaio scorso, di Thiago Motta, mai sostituito a dovere. La Lazio insegna che quel ruolo è importante, ma anche squadre che giocano un buon calcio come Juventus (Pirlo) e Fiorentina (Borja Valero) avvalorano la tesi. Poi, naturalmente, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, vale a dire il Napoli: non un vero regista, ma centrocampo di corsa e qualità per potervi rinunciare.

Tornando all’Inter, però, è ovvio che in mezzo qualcosa manchi. Prima Zanetti, poi Cambiasso, infine Guarin (ma solo nel rush finale disperato) si sono alternati nella posizione di costruttore del gioco, senza però riuscire a fare la differenza. L’utilizzo del tridente ha costretto la Lazio, psicologicamente, a fare un passo indietro e a chiudersi, a conferma del fatto che con l’atteggiamento e gli uomini offensivi giusti il playmaker non è fondamentale. Ma in generale, soprattutto giocando a tre dietro e con interditori di ottimo livello, avere qualcuno con idee e rapidità di testa e piede fa sempre comodo.

Oggi l’obiettivo principale dell’Inter in mediana è Paulinho, che un regista non è pur sapendo agire un po’ ovunque a centrocampo. Il suo arrivo confermerebbe la volontà di Stramaccioni di puntare su un centrocampo solido, con qualità ed eclettico, che possa compensare l’assenza di un playmaker. In stile Napoli, appunto. Inoltre, il ritorno di Stankovic con l’anno nuovo potrebbe garantire all’allenatore un’arma in più, anche se il serbo rimane un enorme punto interrogativo sotto il profilo della tenuta fisica. Se davvero arrivasse Paulinho, difficilmente si punterebbe sul regista classico, almeno a gennaio. L’idea tattica rimarrebbe quella attuale, ma con un innesto di valore che non guasta mai. Se però il brasiliano costasse troppo e non arrivasse, magari si cercherebbe un altro profilo di centrocampista, meno tuttofare ma più bravo nell’agire davanti alla difesa. E si applicherebbe così la versione Juventus o Fiorentina, con due giocatori di corsa a protezione del cervello di centrocampo.

Moratti dice che il mercato in entrata non dipenderà da Sneijder, in realtà non è così. Risolvendo al più presto la situazione dell’olandese, in un modo o nell’altro, si potrebbe ragionare sul modo ideale di rafforzare l’Inter, non solo con un vice-Milito. Perché il centrocampo in campo contro la Lazio ha sì supportato bene la difesa, ma ha costruito poco in fase offensiva, almeno fino all’ingresso della terza punta. Il trasformismo è una dote, ma avere una filosofia tattica ben definita dà sicurezza anche ai giocatori. Stramaccioni deve ancora trovarla e questo è uno dei buoni propositi per l’anno nuovo. Infortuni e mercato permettendo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 16 dicembre 2012 alle 12:24
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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