Una carriera in rampa di lancio, gli elogi degli addetti ai lavori, addirittura l'emozione dell'esordio in campionato prima e in Champions League poi con la maglia dell'Inter, sotto la guida di Rafa Benitez. Poi, il fulmine a ciel sereno: la scoperta di un'aritmia, un intervento delicatissimo al cuore, lo stop forzato. Oggi, Felice Natalino vive con un defibrillatore impiantato sotto l'ascella e studia Giurisprudenza a Lamezia Terme, e col calcio, purtroppo, ha dovuto smettere, almeno per il momento. Natalino racconta il suo momento ai microfoni di SportWeek, partendo dalla grande paura per quel problema che poteva mettergli a repentaglio anche la vita: "Sono uno sportivo, abituato a sentire il mio corpo. Avevo capito subito benissimo quello che mi stava succedendo, stavo male e rischiavo la morte. Ho vissuto 10 giorni di puro terrore, il calcio era l'ultimo dei miei pensieri. A febbraio mi hanno praticato un'ablazione, bruciandomi la parte del cuore malata". 

Dopo l'esordio anche in Champions, l'amarezza per essere considerato, almeno da Wikipedia, un "ex calciatore". Ma Natalino non ha rimpianti? "Ho ancora la speranza di poter ricominciare. Piccola, ma c'è. La visita di controllo a fine ottobre dovrebbe essere decisiva in un senso o nell'altro. Avessi il via libera per tornare a giocare, credo andrei in Inghilterra o in Spagna, anche se ho un contratto con l'Inter fino a giugno del prossimo anno. In Italia non penso che avrei l'idoneità". Ma come reagì quando i medici gli imposero lo stop? "Successe a maggio di un anno fa, ero al Crotone. Mi trovarono qualcosa che non andava e disposero degli accertamenti. Io non avevo mai avuto problemi. Mi hanno spiegato che la mia aritmia era asintomatica, e pensai che con cure e riposo sarei guarito. Mi è crollato tutto addosso dopo la crisi di febbraio: ero a casa e mi sembrava che il cuore stesse per esplodere. Così sono finito al San Raffaele di Milano".

E ora come sta Natalino? "Sono ripartito. Sto bene, nemmeno un po' di tachicardia. Una corsetta e poi le partitelle a calcetto con gli amici. La prima? Quando sono entrato in campo nessuno disse nulla, non c'era bisogno. Ho iniziato piano poi ci ho dato dentro. Ho segnato due gol, o forse tre". In conclusione, Felice ricorda di avere ancora sognato di essere un giocatore dell'Inter: "Nel sonno, una volta giocavo e vincevo, un'altra correvo e mi fermavo perché mi facevo male. E' stato un alternarsi di sogni e incubi". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 13 ottobre 2013 alle 14:11
Autore: Christian Liotta
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