In chat con i propri tifosi tramite Inter Channel, questa sera Josè Mourinho si è espresso su svariati argomenti. Le dichiarazioni iniziali, che vi abbiamo proposto in anteprima da Inter.it, sono state le seguenti, riguardanti la carriera di allenatore dello Special One: “La mia storia come allenatore? Ho avuto sempre la fortuna di trovare squadre con empatìa fra la storia del club e la mia personalità come allenatore: è accaduto al Porto, dove ho portato la mentalità giusta per fare un club forte tanto da sconfiggere lo strapotere di Lisbona; è accaduto al Chelsea, una squadra che quasi era scomoda, non doveva vincere perché era la societù più ricca, però con giocatori e tifosi ho creato un grande rapporto. Poi, sono venuto qua all'Inter ed ogni caratteristica dell’interismo si adatta alla mia mentalità”, ha dichiarato il Mou. Qui di seguito vi proponiamo le altre risposte più interessanti del tecnico lusitano.
Il rientro ritardato dall'intervallo è scaramanzia o qualcosa di simile?
"È perchè fa troppo freddo, seriamente. I giocatori con questa temperatura hanno bisogno di un po' più di tempo per riscaldarsi. Loro stessi vogliono cambiare la divisa di gioco, anche le calze, tenere per un po' i piedi al caldo e intanto io aspetto e parlo. Non c'è nessun problema, non si tratta di motivazioni scaramantiche, tecniche o tattiche, ma non mi sembra che uno o due minuti di ritardo possano davvero costituire dei grandi problemi".
In un anno Mourinho ha costruito una squadra che gioca molto bene al calcio: anche se c'è qualche infortunato, la qualità del gioco nerazzurro è invariata. Questo si può spiegare dando per scontata l'esistenza di un vero e proprio impianto di gioco?
"Sì, ma una struttura costruita con difficoltà, in una situazione mai facile, nè per me nè per i miei giocatori. Ad esempio, ieri per concedere un po' di riposo a Santon, reduce dall'operazione al ginocchio e che dovrà essere al top nella sfida contro il Chelsea essendo l'unico terzino sinistro disponibile in rosa, siamo stati costretti a giocare con Cordoba schierato in quella posizione. Con la stessa difficoltà, abbiamo dovuto trovare anche un'opzione a Stankovic e a Sneijder, però è innegabile che la mentalità della squadra sia una forza in più, così come lo sono gli impianti di gioco e la struttura, nella consapevolezza del gioco che la squadra ha. Tutto questo rappresenta una base molto solida e consente alla squadra di trovare equilibrio nel suo gioco e, conseguentemente, dei risultati positivi".
Sembra quasi che con la partenza di Zlatan Ibrahimovic, da sempre considerato una sorta di accentratore del gioco nerazzurro, la manovra della squadra risulti più spettacolare. Che ne pensa?
"Questo è in parte vero. Quando sono arrivato all'Inter, a mio parere, la squadra giocava troppo bassa, con una mentalità più difensiva rispetto a quella che ha attualmente. In attacco, aveva un giocatore che era abituato, per personalità e per qualità di gioco, a risolvere da solo i problemi offensivi della squadra. Non era una squadra che giocava un grande calcio, mentre in questo momento il gioco che siamo in grado di esprimere si avvicina a un modello che piace a tutti, con molti giocatori che partecipano al gioco della squadra senza comunque perdere una certa compattezza e mentalità. Un allenatore preferisce sempre che la sua squadra riesca a raggiungere i suoi obiettivi giocando come squadra, con un gioco corale".
Come ha fatto Goran Pandev a inserirsi così velocemente ed efficacemente negli schemi della squadra?
"Ho sempre detto che i bravi giocatori non hanno bisogno di tempo per entrare negli schemi: arrivano, capiscono, anche con poche informazioni, e con il minimo lavoro entrano subito nei meccanismi di una squadra, soprattutto se questa squadra gioca già un calcio molto compatto e dinamico. È successo con Snejider, che è arrivato all'Inter e dopo due giorni ha giocato nel derby, con Pandev che ha esordito in squadra poco dopo il suo arrivo e non è più uscito dal campo, è successo anche con Balotelli che, anche partendo dalla panchina, è subentrato nelle ultime tre partite dimostrando di avere grandi qualità. Penso che l'equilibrio tra le qualità di un grande giocatore e quelle della squadra che lo accoglie possano, in questo senso, contribuire positivamente".
Eto'o, Milito e Pandev possono coesistere con alle spalle due centrocampisti più Sneijder?
"Ieri a Parma abbiamo fatto anche di più: Balotelli, Eto'o e Milito hanno giocato avendo alle spalle Goran. In determinati momenti la squadra lo fa senza avere nessun problema".
Sarebbe giusto giocare la Coppa Italia durante la sosta natalizia per promuoverla?
"Non so davvero che cosa si possa fare. Si possono avanzare tante proposte, ma è necessario fare qualcosa perchè continuare così non onora la competizione che, invece, negli altri paesi desta davvero tanto interesse. Non voglio paragonare la situazione italiana con quella inglese perchè quello è un mondo completamente diverso, ma ad esempio, in Portogallo, Spagna e Francia la coppa nazionale è davvero importante. Ripeto, anche in Italia si dovrebbe far qualcosa per migliorarla. Quello che propone il nostro tifoso non è male, perchè se si gioca una partita di campionato il mercoledì sera, anche se c'è freddo e piove, il pubblico non manca mai. Magari, sarebbe un passo avanti disputare le partite di Coppa Italia la domenica pomeriggio quando tutti, cioè, hanno la possibilità di venire allo stadio. Ad esempio, in Inghilterra le partite di coppa si giocano la domenica. Ci sono tante idee, qualcosa si dovrà fare".
Il numero di giocatori è stato ridotto da lei...
"Tra ieri e oggi ho pensato due cose e ho anche parlato con il presidente Moratti di questo, perchè io e lui ci sentiamo spesso. La prima riguarda il fatto che quando sono arrivato nell'Inter, solitamente la panchina era costituita da Francesco Toldo, Patrick Vieira, Hernan Crespo, Julio Cruz e Oliver Dacourt. Ieri, a Parma, in panchina sedevano, Mariga, Rene Krhin, Davide Santon e Mario Balotelli e questo non riguarda esclusivamente la qualità del nostro gioco, ma anche la programmazione del futuro. La seconda cosa della quale abbiamo parlato io e il presidente aveva a che vedere con il fatto che quando sono arrivato qui all'Inter e siamo andati in ritiro a Brunico, la rosa dell'Inter era composta da 30 giocatori. In quel ritiro c'era un ragazzo che si chiama Jonathan Ludovic Biabiany e che io praticamente non ho visto perchè quando arrivava l'ora di giocare 10 contro 10 o in un'amichevole, come accaduto ad esempio contro il Bari o l'Al Hilal, non c'era neanche spazio per poter vedere la potenzialità di un ragazzino che in quel momento aveva 18 o 19 anni. Adesso l'Inter è costituita da un gruppo più piccolo con i conseguenti rischi che potrebbero accorrere in caso di infortuni, come è successo un mese fa quando la nostra panchina era composta quasi interamente da ragazzi della Primavera. Ma, ripeto, in questo momento non stiamo solamente preparando il presente perchè vogliamo vincere, ma stiamo anche preparando il futuro con i giocatori giovani che abbiamo già in rosa".
Cosa pensa della difesa a tre?
"È il solito problema, ma forse quando lui (il ragazzo del messaggio inviato, ndr) parla di difesa a tre, in realtà parla di difesa a 5. Ieri, ad esempio, con quanti difensori ha giocato il Parma, tre? No, erano cinque e la stessa Juve quando gioca con Cannavaro. Legrottaglie e Chiellini, più Caceres e Grosso, gioca con tre o con cinque difensori? Questo è un grande problema. A me non piace giocare con cinque difensori, credo che quattro sia un numero molto più equilibrato e che in qualche momento di necessità si possa correre il rischio di giocare con tre. Però, giocare con tre difensori centrali, nel vero significato del termine, non mi piace. Se, ad esempio, l'Inter gioca con Maicon, Lucio e Santon, allora questa si può parlare di difesa a tre, ma se dovesse giocare con Materazzi, Samuel e Cordoba, più Maicon e Santon, allora questa diventerebbe una difesa a cinque".
Una considerazione su Javier Zanetti.
"Non c'è bisogno di spendere parole, basta vederlo, il suo modo di giocare parla per lui".
Ultimamente, si raccoglie poco dai calci d'angolo. Si fa un lavoro specifico?
"Facciamo un lavoro specifico, ma a dir la verità, io sono un allenatore maggiormente focalizzato sull'essenza e sulla costruzione del gioco. Abbiamo giocatori che possono dare un contributo fondamentale sulle palle inattive come Wesley Sneijder, Mario Balotelli o Goran Pandev. Loro hanno solo bisogno della palla, di una porta e della barriera a una distanza corretta, e non a 4 metri come accade qualche volta, si tratta soltanto di allenare una qualità individuale di certi giocatori che possono, da soli, risolvere una partita. Sui calci d'angolo, siamo una squadra con dei giocatori importanti nel gioco aereo, come è importante la qualità del cross che se è calciato da specialisti è in grado di creare sempre delle situazioni pericolose per i nostri avversari. Credo che tutte le squadre studino i propri avversari, l'importante è saper variare il proprio gioco. Noi facciamo dell'equilibrio e della dinamica dei giocatori in campo il nostro punto di forza. A essere sinceri, in Italia, tutte le squadre difendono piuttosto bene sulle palle inattive, la differenza si vede quando la disparità è grande in termini di altezza. Ad esempio, quando io guardo al nostro prossimo avversario in Champions League che schiera su palle inattive giocatori alti minimo 1.86 centimetri, queste sono le cose che fanno la differenza. Chi al Chelsea, qualche anno fa, ha scelto questo tipo di giocatori, non era proprio uno stupido, chi ha progettato il futuro del Chelsea in questo modo non era proprio uno stupido. proprio per questo discorso dell'altezza, mi dispiace per l'infortunio di Materazzi".
Che cosa ha detto Mourinho alla propria squadra nell'intervallo del derby di ritorno?
"Niente di particolare, principalmente ho parlato di tattica perchè eravamo in una situazione di 10 giocatori contro 11. Abbiamo parlato dei movimenti che sarebbe stato opportuno fare, in particolare di quelli offensivi, perchè sapevamo che in quel momento, il Milan avrebbe voluto rischiare di più perchè era sotto di un gol. Abbiamo parlato del nostro posizionamento difensivo e da quella gara anche i nostri giocatori offensivi difendono molto meglio, in questo senso quella partita è stata determinanete perchè in quell'occasione senza il loro lavoro difensivo sarebbe stato impossibile vincere. Quello che hanno fatto Milito e Pandev in quel match è stato un punto di partenza per farci capire che, se è stato possibile farlo con 9 giocatori in campo, sarebbe ancora più semplice farlo in 10. Devo dire che attualmente la nostra squadra difende meglio perchè i nostri attaccanti hanno maggiore senso del collettivo e sono davvero molto bravi".
Tutti i nostri spettatori chiedono quale sarà il risultato della sfida di Champions League contro il Chelsea...
"Ripeto sempre la stessa cosa: in questa fase della Champions, tutto inizia con un pizzico di fortuna o sfortuna nel sorteggio. L'Inter è stata sfortunata a pescare il Chelsea e il Chelsea è stato sfortunato a pescare l'Inter, sicuramente per la squadra inglese sarebbe stato molto più agevole e piacevole giocare contro lo Stoccarda, l'Olympiacos o contro altre squadre più abbordabili. Io credo che Chelsea e Barcellona siano le due squadre più forti d'Europa e noi non siamo stati fortunati nel sorteggio. Loro vogliono vincere e pensano di poterlo fare, noi vogliamo vincere e pensiamo di poterlo fare. Ci sono due momenti decisivi che saranno i momenti delle due partite, il 24 febbraio e il 16 marzo, in quei due momenti, la differenza la faranno infortuni e squalifiche da entrambe le parti: chi ha giocatori squalificati e chi no, chi ha giocatori infortunati e chi no, chi ha l'influenza e chi non ce l'ha, la palla che colpisce il palo, che entra o non entra, si tratta di due momenti molto specifici nei quali per 180', o chi può saperlo forse 30 in più, si decide tutto. Però, l'essenza della partita o dire se c'è una squadra favorita o no alla vittoria, questo è molto difficile, ma io ho fiducia nel mio gruppo e lavoreremo per essere al top delle nostre possibilità".
Autore: Fabrizio Romano
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