Doveva essere la serata del rilancio, è stata quella della peggior figura degli ultimi tempi. Un ridimensionamento che nasce nel momento più stimolante e che invece costa addirittura la seconda piazza in classifica, passata al Napoli poche ore prima. La speranza è che la versione nerazzurra vista a Parma sia solo un fake, perché è davvero difficile credere che questa sia la realtà. Stramaccioni avrà davvero molto su cui lavorare, anche sulle proprie idee che ultimamente stanno facendo cilecca. Finita la striscia, ne è iniziata un’altra molto pericolosa che va interrotta appena possibile. Magari recuperando giocatori, lasciando fuori quelli meno in forma e limitando gli esperimenti tecnico-tattici all'indispensabile.

NUMERI ALLA MANO… - Che il Tardini fosse un fortino non era difficile intuirlo, bastava dare un’occhiata ai numeri più freschi: imbattuto tra le mura amiche da marzo scorso, il team ducale nel frattempo ha collezionato 8 vittorie e 3 pareggi. Tra l’altro, a caricare ulteriormente di preoccupazione la trasferta anche i dati relativi all’Inter, che in Emilia non vince dallo storico 0-2 del 2008, quando la doppietta di Ibrahimovic diede a Mancini lo scudetto. Le ultime due trasferte, poi, non invitavano all’ottimismo: sconfitta in entrambi i casi, senza appello. Inevitabile dunque prevedere che sarebbe stata una serata difficile per i nerazzurri, a prescindere dalla ventata di vitalità che lo scivolone della Juventus ha trasmesso. Vento che con il trascorrere dei minuti ha cambiato direzione, rivoltandosi contro gli ospiti.

SORPRESA POCO RIUSCITA - “Ho in mente una novità tattica ma non vi dico nulla”. Con queste parole Andrea Stramaccioni, nel pomeriggio di domenica, ha fatto venire l’acquolina in bocca ai giornalisti presenti durante la conferenza stampa pre-gara. La sorpresa alla fine aveva un nome e cognome: Ricky Alvarez. Ma l’argentino non avrebbe giocato né da attaccante esterno né sulla trequarti, bensì da terzo centrocampista assieme a Cambiasso e Guarin. A volte interno, a volte playmaker, l’ex Velez ha toccato molti palloni ma più della velocità di gamba gli è mancata quella di testa: in una squadra che faticava a trovare spazi, Alvarez non è mai riuscito a dare la sterzata necessaria. Un esperimento da ritentare, magari non subito.

MA CHE GLI ABBIAMO FATTO? - Non deve essere stato un addio molto gradevole quello tra Jonathan Ludovic Biabiany e l’Inter. La cessione alla Sampdoria nell’ambito dell’operazione Pazzini ha tagliato definitivamente il cordone ombelicale tra la scietà di Corso Vittorio Emanuele e il francese, cresciuto nella Primavera nerazzurra. È solo una supposizione, ma toccando con mano le prestazioni del diretto interessato ogni volta che si trova di fronte gli ex compagni il dubbio sovviene lecitamente. A volte immarcabile, l’esterno manda in tilt Juan Jesus, troppo spesso abbandonato nell’uno contro uno e crea costantemente superiorità numerica per i suoi. Non ci fosse la sicurezza che si tratti di prestazioni sporadiche, verrebbe da strapparsi i capelli per essersene liberati definitivamente…

MANIFESTO - Il manifesto di una prestazione che definire negativa è un complimento è la rete di Sansone. In pochi secondi si è vista la lentezza psicofisica, il piazzamento confuso e la scarsa concentrazione di una squadra che giochicchia per larghi tratti come se il gol del vantaggio le fosse dovuto dal destino senza richiedere quel qualcosa in più. Il modo in cui i nerazzurri rimediano la rete decisiva è quasi dilettantistico: in due su Biabiany, Juan che non chiude e Guarin che si limita a soffiare nell’orecchio di Sansone invece di stenderlo come chiunque avrebbe dovuto fare. Il paradosso è che questo gol è anche giusto per quanto visto in campo, stavolta non esiste episodio arbitrale a cui appigliarsi. E la vera preoccupazione è che lo stesso Stramaccioni non sembra capirci molto in questo momento di rottura prolungata.

CHI SOSTIENE PEREIRA? – Facile esprimersi con il senno di poi, ma con quello di durante forse l’inserimento di un giocatore come Pereira avrebbe fatto comodo. Nagatomo infatti lasciava troppo solo Juan in difesa e in zona offensiva tendeva alla confusione. Non che il giapponese abbia fatto peggio dei compagni, ma l’esterno uruguagio, non fosse altro per l’investimento del club per acquistarlo, meriterebbe maggiore fiducia anche in funzione di equilibrio tattico. Non è dato sapere come mai l’ex Porto sia relegato al ruolo di comprimario, anche perché Strama non fa che spendere belle parole per lui. Ma se poi non si fida a gettarlo nella mischia a che servono gli elogi? Di certo, alla luce delle altre prestazioni al Tardini, la sua condizione fisica non eccelsa non sarebbe stata una discriminante.

ESAURITO L'EFFETTO JUAN - Altra nota dolente, Juan Jesus. Spiace dirlo, ma la striscia negativa dell'Inter è in totale sintonia con il suo calo psico-fisico. In particolare, dopo la trasferta di Bergamo, in cui ha guadagnato una striminzita sufficienza, il giovane brasiliano ha iniziato a palesare enormi limiti tecnico-tattici, che stanno creando sfasamenti nel terzetto difensivo. Era lecito aspettarselo, a 21 anni si è ancora grezzi e delle pause sono inevitabili, ma urge correre ai ripari. Viene da chiedersi se la dolorosa testata di Nené non abbia influito sulla sicurezza di Juan, portandolo a commettere in tre partite più errori che in tutta la prima fase di stagione. Il problema è che con Silvestre ancora inaffidabile e Chivu fermo ai box, la difesa a tre passa dal piede mancino dell'ex Internacional. A meno di una variazione tattica. Che ne dici, Strama?

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 27 novembre 2012 alle 09:10
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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