Proprio come accaduto dopo il ko col Napoli in campionato, anche l'eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Juventus potrebbe aver portato consapevolezza e rinnovata fiducia nell'Inter. Lo sottolinea il Corriere della Sera, che però non dimentica di analizzare anche il fattore tattico oltre a quello psicologico. "La quasi impresa in Coppa con la Juventus sta ricreando un’imprevista e forse esagerata fiducia nel futuro. Una reazione emotiva o fondata razionalmente - si domanda il quotidiano -? Di sicuro, la migliore partita stagionale dell’Inter ha evidenziato uno spirito che si credeva scomparso. Poi, naturalmente, c’è anche un aspetto tattico che emerge chiaro e netto dalla notte di San Siro. La dominazione della Juventus è avvenuta in concomitanza con la liberazione della qualità. Se allo Stadium la squadra era scesa coperta come Moro sul Nanga Parbat, umilmente a specchio con la difesa a tre e l’assurdità di Melo mezzala, stavolta Mancini, grazie al rientro di Brozovic squalificato a Torino, ha scelto prima un 4-3-3 aggressivo e dinamico, poi quando è uscito Kondogbia ha addirittura aumentato la trazione offensiva con Biabiany, modellando una delle Inter più efficaci mai viste quest’anno per manovra e tiri in porta". Insomma, un'Inter finalmente convincente e convinta.

E allora l'invito del Corsera a Mancini è chiarissimo: metter sempre in campo la qualità del suo organico. "Gli esempi più significativi sono Ljajic, Perisic e Santon. Ljajic, 11° per minutaggio nella rosa, è stato impiegato a sprazzi e da 4 gare di campionato è dimenticato: eppure è l’uomo di fantasia perfetto tra le linee nonché un tiratore da fuori. Perisic mercoledì, gol a parte, ha spaccato il match a sinistra: lui è il 6° più impiegato della rosa, il primo dopo lo zoccolo duro (Handanovic, Miranda, Murillo, Medel e Icardi), ma non sempre ha giocato in quella posizione dove, per fisicità e esplosività, è uno dei pochi in Serie A in grado di saltare l’uomo. Quanto a Santon, il suo è il percorso più indicativo della mancanza di certezze tattiche dell’Inter: 9 gare di campionato giocate nelle prime 10, poi una pausa dovuta anche a un infortunio, il rientro (effettivamente disastroso) nel derby alla 22ª, poi la nuova bocciatura. Eppure resta il terzino più capace di stare alto, andare sul fondo e sostenere l’attacco". 

L'Inter di qualità, quindi. L'Inter d'attacco. Sulle ali, come quelle di una fenice. L'araba fenice che rinasceva dalle sue ceneri.

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 04 marzo 2016 alle 11:10 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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