"Semel in anno licet insanire", dicevano nell'Antica Roma. "Una volta all'anno è lecito impazzire". Nell'ultimo giorno di scuola ci si diverte e la trasferta interista a Verona è l'ultimo capitolo di un nuovo inizio, una nuova ripartenza. Ma la truppa di Inzaghi controlla la propria posizione senza soluzione di continuità. Il giusto mezzo. Avete presente quella virtù che indica il punto di equilibrio tra due poli opposti? Un lungo esercizio di volontà, desiderio e talento puro. Prima d'ogni cosa, però, c'è l'autocontrollo razionale, impregnato di passioni monitorate con una complessa valutazione dal faro del progetto Inter, il tecnico Simone Inzaghi. Così al Bentegodi. Il pensiero Accademico viene concretizzato da Arnautovic, che approfitta dell'errore di Coppola per portare avanti il Biscione. Assetto impeccabile, che confeziona il prodotto intermedio e il progetto finale nel medesimo istante in cui tocca la sfera.

LA GIOSTRA DEL DIVERTIMENTO. Emanare precisione e lucidità non significa essere perfetti. Perché in serate come quella di ieri anche il divertimento diventa parte preponderante. Così è concesso anche qualche piccolo imprevisto, seppur con levatura intellettuale sopraffina e una forza d'animo davvero incontrastabile. Tagli in diagonale, davanti al laterale di fascia; movimenti ad andare incontro ai compagni per agevolare l’impostazione o ripulire i varchi ingolfati. La forma inesauribile di cinetica avanzata e telecomandata è forma e materia, quando Noslin trova la via del pareggio dopo uno sviluppo niente male della truppa di Baroni. L'attacco degli spazi è quasi sempre foriero di contingenze interessanti. Con impetuosità e spavalderia, c'è chi, sul fronte scaligero, tenta un'attività intellettuale, che Platone definì "Mimesi". La riproduzione, scansionata, delle geometrie di Brozovic. Perché, a tratti, le esecuzioni veronesi somigliano a quelle interiste, seppur lontanamente. Giostra di errori come quello del minuto 37': troppa leggerezza nella costruzione, Suslov riceve dal limite dell'area e con un colpo imbuca la rete. 
 

THE LAST DANCE. Rimpalli e costruzioni, quando c'è in campo l'Inter nessun aspetto viene dato per scontato. Il solito inserimento di Frattesi ha il tempismo di quel frame che esegue l'atto della rifinitura. Ancora una volta per Arnautovic che, dimenticato dalla retroguardia scaligera tutt'altro che irreprensibile nella lettura del movimento, trafigge la resistenza, pareggiando nuovamente i conti. Sorpassi e contrasti: al Bentegodi ci si diverte tra un'azione e qualche tentativo di esplorare senza pressioni confini mai varcati. La chiave che sta bene a entrambe è quella dell'irrazionalità. Verona e Inter stanno lì, asserragliate nel tentativo di utilizzare filosoficamente la voglia di colpirsi per studiare le esecuzioni più propizie al lato debole avversario. Dinamismo rapido, un adempimento deduttivo (che parte da una legge generale, quella della verticalità, e finisce nella particolarità episodica). Perché il prato va ascoltato bene, può indirizzarti sulla tua isola, al netto delle tempeste. E allora è vero che il vantaggio è minimo, ma nessuno può scalfire la consapevolezza placida dei due assetti. Che, a prescindere, dai parametri statistici e dai risultati, guardano solamente il proprio binario. Nel secondo tempo i nerazzurri assediano la porta veronese, ma Perilli tiene a galla i suoi, conducendo la gara sul pareggio finale. La stagione si chiude qui. Ma guai allontanarsi dai radar. Il domani è già dietro l'angolo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 27 maggio 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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