7 punti in partite di Champions League, dopo il doppio confronto con il Barcelona, sono un risultato enorme per una squadra che partiva dalla quarta fascia e al minuto 86 dell’esordio in UCL contro il Tottenham, aveva già un piede fuori dalla competizione. Il gol di Icardi è uno di quelli che cambiano una stagione, per davvero. Sembra quasi un accordo taciuto tra squadra, tecnico e pubblico, che le partite casalinghe debbano essere spettacolari, mozzafiato: la squadra di Valverde mette alle corde l’Inter praticamente per tutta la partita, imbastendo un assedio alla fortezza di Handanovic che si sgretola ma non crolla mai. Skriniar guida la difesa dell’Inter in un duello epico contro l’Impero del Barcelona, che sfrutta tutto l’arsenale della Morte Nera per arrivare al gol, ma il muro interista regge e non si dà per vinta. Non c’era la Principessa Leila, ma la Resistenza ha saputo orchestrarsi al meglio, fino all’errore di De Vrij che poteva costare la vita. L’Inter non si abbatte e, caricata dagli ottantamila di un San Siro elettrico, ribalta il tavolo e costringe il Barcelona alle corde. Dura pochi minuti, in realtà, ma è quanto basta: Lautaro protegge un pallone prezioso, con un istinto e una classe sopraffina, e crossa per Icardi. Maurito ingaggia un corpo a corpo con Sergi Roberto, l’anello debole in una squadra di marziani: 1-1 e palla al centro portata proprio dal Capitano nerazzurro; come a dire, qui non è finito proprio niente. Anzi, il meglio deve ancora venire.

SKRINIAR E LA FORZA - Insieme a Icardi, il migliore in campo. In una partita in cui molti dei nerazzurri deludono per intensità e precisione, Skriniar è semplicemente perfetto. Nel primo tempo l’Inter si regge sui suoi duelli in uno contro uno, dove letteralmente annienta chiunque passi dalle sue parti. E se a inizio partita i nerazzurri tengono botta, scollinato il 25’ iniziano a rintanarsi nella propria metà campo ed è lì che c’è bisogno di tutta la decisione possibile per arrivare all’intervallo sullo 0-0. Un risultato che vale un tesoro, soprattutto perché a Wembley il Tottenham sta perdendo contro il PSV. Poi la partita cambia, nel secondo tempo le squadre si allungano e l’Inter prova a salire di colpi, ma quando meno ce lo si aspetta, Coutinho trova la falla nel sistema e manda fuori giri De Vrij, che perde completamente il tempo e manda per aria tutti i meccanismi della difesa. Skriniar non può nulla sul diagonale di Malcom, una sorta di Kylo Ren, promesso a San Siro senza essere mai arrivato, che pugnala mortalmente una squadra che nelle sue imperfezioni, stava portando a casa un grande risultato.

IL SETTIMO REGGIMENTO - Quando tutto sembra perduto, ci pensano i cavalieri Jedi a rimettere le cose a posto. In questo caso, non hanno spade laser ma si accontentano di scarpini fluorescenti: Mauro Icardi, al di là dei gol che segna ininterrottamente da ormai cinque stagioni, ha sviluppato un linguaggio del corpo pazzesco, lontano anni luce dallo scostante ragazzo che indossava la nove ed era un progetto di fuoriclasse. Non tiene su il pallone, da centravanti à la Dzeko: anche quando è spalle alla porta, è troppo forte la tentazione di voler palleggiare con i compagni, cercando l’appoggio facile che può essere il preludio di una sventagliata a campo aperto. Dovrà migliorare, capire meglio alcune situazioni. Ma il modo in cui si pone, l’atteggiamento che ha per tutti e novanta i minuti, lo rendono il capitano perfetto in questo momento storico dell’Inter. Ha fame, si vede in ogni passo che inanella. E il suo allievo prediletto, il giovane Padawan Lautaro, ha le stigmate del campione: come contro il Barcelona all’andata o contro il Torino, entra quando c’è bisogno di lui, quando ci si gioca tutto. E se nelle prime due occasioni il suo impatto era stato risibile, ieri sera è stato proprio un suo guizzo a recapitare a Icardi il pallone decisivo, quello che mantiene la squadra di Spalletti padrona del proprio destino. È ancora presto per vedere un’Inter stabilmente con le due punte, soprattutto perché il 4-3-3 delle ultime gare ha ancora tantissimo potenziale inespresso, ma dopo la magra prestazione sotto porta contro il Genoa, Lautaro dà una risposta importante a quelli che si chiedevano se fosse tutto qui. 

Un po’ come questa Inter: partita fra mille avversità, ha guardato in faccia il baratro prima di risollevarsi e ricominciare a correre. Fortissimo, più di chiunque altro. Con un’energia nervosa senza precedenti, che l’ha portata a vincere in rimonta tre partite in Champions League: basti pensare che l’anno scorso, di vittorie in rimonta ne sono arrivate solamente due… Segnali, appunto. Di un vento che sta cambiando e, soprattutto, della possibilità di giocarsi il primo matchpoint per la qualificazione agli ottavi di finale a Wembley, contro il Tottenham che è riuscito a rinsavire negli ultimi minuti e a vincere contro il PSV. Nonostante questo, l’Inter ha due risultati su tre per passare alla fase a eliminazione diretta. Che anche la prossima partita non si risolva in un coup de theatre finale, quando le emozioni si amplificano e l’Inter ha dimostrato che squadra può diventare? 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 07 novembre 2018 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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