Un sabato qualunque? No, un sabato nerazzurro. Probabilmente è un giorno fortunato per l’Inter, considerando che lo scorso 22 maggio è caduto proprio prima della domenica. E se al Mondiale per Club si aggiunge il regalo natalizio della Roma, che sbanca il Milan e San Siro restituendo equilibrio al campionato, la festa può dirsi davvero completa. Insomma, l’Inter vince ad Abu Dhabi, ma anche in Italia, dove potenzialmente rosicchia 3 punti all’apparentemente inarrivabile Milan e guarda con maggiore ottimismo il 2011. Intanto, però, come accaduto dopo la a finale di Champions League al Bernabeu, c’è sempre una nota stonata che esula da uno spartito perfetto. A Madrid fu Mourinho ad annunciare il suo addio, ad Abu Dhabi è Benitez a minacciarlo. In entrambi i casi, la replica del presidentissimo Moratti è stata fredda, in attesa di conseguenze che avverranno nei prossimi giorni e che i media definiscono già ‘catastrofiche’ per il futuro dello spagnolo.
LE RAGIONI DI BENITEZ - Alla fine Rafa si è tolto non un sassolino, ma una pietra dalla scarpa. Forte del titolo conquistato, da vincitore, ha deciso finalmente di alzare la voce e di chiedere rispetto per il proprio lavoro. Senza l’aiuto dei risultati, sarebbe stato fuori luogo reclamare ‘giustizia’, maga adesso le cose cambiano. Non è un caso se Benitez sia esploso dopo la a finale del Mondiale per Club. Nei giorni precedenti, tatticamente, il tecnico aveva rinviato ogni discorso legato al mercato, attendendo pazientemente che i tempi fossero, a suo dire, maturi: un sostituto di Samuel e tre nuovi innesti, questa la richiesta del Professore alla dirigenza, che in estate lo ha sedotto e abbandonato, promettendogli rinforzi e lasciandogli la rosa della stagione precedente, con due giovani un po’ troppo acerbi e un talento come Balotelli in meno. Che poi la maggior parte dei campioni si siano infortunati anche per colpe sue, è un altro discorso su cui si potrebbe discutere per settimane. Intanto però il ‘ricatto’ ha spiccato il volo: o supporto, o addio. Perché Rafa non vuole più essere il parafulmine del club, come Mourinho lo era stato fino a maggio scorso. Anche perché allo Special One la società nerazzurra i campioni li aveva comprati, eccome. Per una volta tanto, dunque, Benitez ha messo da parte il suo aplomb molto british e ha alzato la voce a pochi giorni dalla riapertura del mercato. Da un certo punto di vista, lo spagnolo non ha affatto torto.
LA PALLA PASSA A MORATTI - Ma Moratti la penserà così? La prima replica del presidente è stata freddina, definendo questi discorsi ancora prematuri e rinviandoli al momento giusto. Ma quando questo momento arriverà come agirà il presidente? Darà ragione al suo allenatore, tornando con veemenza sul mercato e fornendogli il supporto che ha chiesto? Oppure coglierà al balzo l’insubordinazione del suo ‘impiegato’ dandogli il benservito? Per gli organi di informazione la seconda appare la conseguenza più scontata, ma non è detto che, dopo l’ennesimo confronto, i due, smaltiti i festeggiamenti e la sbornia per il quinto titolo 2010, il secondo di Benitez, discutano di futuro insieme. La speranza è che il club decida di rinforzare una squadra che oggi, pur essendo estremamente valida, ha bisogno di forze fresche e fisicamente all’altezza. Con o senza Benitez, la strada deve essere questa. Intanto però Moratti dovrà far fronte allo sfogo del tecnico di Madrid, che non ha mai messo in discussione, almeno apertamente. In estate l’ex Liverpool gli aveva chiesto due giocatori, Mascherano e Kuyt. Il primo è andato a Barcellona a fare la panchina, per la ‘modica’ cifra di 22 milioni di euro. Il secondo è rimasto a sbarcare il lunario, tra infortuni e prestazioni opache, in maglia Reds, vittima di risultati poco entusiasmanti. Due trattative abbandonate dal club nerazzurro causa richieste considerate troppo alte, senza tuttavia trovare valide alternative ai due. Ora che arriva gennaio, con un potenziale -7 dalla capolista Milan, c’è l’opportunità di correggere l’errore estivo e di accontentare finalmente Benitez. Sempre che la società di Corso vittorio Emanuele non scelga l’altra strada, quella del licenziamento (distruttiva, aggiungiamo noi), puntando poi su altre strategie di rafforzamento.
DI FRONTE A UN BIVIO - Quello che appare evidente oggi è lo scontro a distanza tra l’allenatore e il presidente, nulla di sconcertante, sia chiaro, ma sorprende la reazione del primo, finora molto low profile. I panni del colpevole gli stanno ormai stretti, a breve ci sarà la chance di indossare nuovamente quelli del manager e lui non chiede altro. Ma dovrà fare i conti con le strategie finanziarie dell’Inter e con l’umore di Moratti, che di fronte a certe situazioni, e il passato lo conferma, non reagisce sempre con il sorriso sulle labbra. Come sempre, sarà il numero uno del club a decidere: dare mandato a Branca di trovare un nuovo allenatore (capello, Spalletti e Zenga i soliti nomi che circolano), oppure garantirgli un budget sostanzioso da investire sul mercato, 'tradendo' così il Fair Play Finanziario?. L’unica certezza, Mondiale del Club ormai in bacheca, è che questa squadra ha bisogno di una scossa per tornare a essere competitiva anche nel 2011.
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