Un fine settimana scoppiettante, tra rimorsi, illusioni, finte speranze e sospiri di sollievo. Il venerdì sera nerazzurro lascia l'amaro in bocca ai tifosi: considerate le ambizioni di classifica, lo 0-0 interno con la Roma non può che essere letto come un passo falso. Nonostante le impervie (lista degli infortunati che rasenta la doppia cifra), l'Internazionale prova ad ottenere altri tre punti, ma finisce per perderne due (preziosi): il calo fisico di alcuni calciatori è piuttosto evidente, tant'è che spesso e volentieri vengono meno i movimenti tra le linee. Di conseguenza, la palla non può circolare con la fluidità necessaria: nei primi 30' gli ospiti schiacciano i meneghini nella propria trequarti campo, ma non ci impiegano molto gli spettatori del Meazza ad evincere che la compagine capitolina sia davvero poca roba; predominio territoriale, ma zero pericoli concreti causati a Samir Handanovic. Quando impostano da dietro, tra l'altro, i romanisti prendono qualche abbaglio di troppo: il terreno di gioco non versa in condizioni ottimali ed ecco, dunque, che dalla difesa vengono compiuti ben tre regali nei confronti degli attaccanti avversari. Ingenui sotto porta Romelu Lukaku e Marcelo Brozovic: troppo poco cinismo, pallone che non entra e tutti negli spogliatoi.
Nella ripresa i padroni di casa ci credono un po' di più, ma la tanica di benzina è scarica e man mano, con lo scorrere delle lancette, le speranze di vittoria si affiocano. I ragazzi in maglia bianca non sono un granché, tant'è che non forzano la giocata offensiva (anche perché i tre centrali nerazzurri, sebbene i contorni, sono in gran serata). Dalla cintola in su, mancano le forze energetiche: i ricambi adeguati non ci sono ed è così che - dal punto di vista tattico, tecnico e mentale - tutto resta immutato fino al novantesimo. Il giallorosso Mirante (schierato a sorpresa tra i pali) fa il suo onesto lavoro, rendendo la vita ancor più complicata a una Beneamata un po' troppo spaesata. Qualche passaggio sbagliato in più rispetto al dovuto desta l'antipatia del pubblico: mormorii che il tecnico Antonio Conte non gradisce per nulla, ma la borghesia milanese che paga il biglietto ha il palato fino. Nel capoluogo lombardo fa freddo e lo spettacolo (modesto) si conclude con un lugubre pari ad occhiali. Sorridono soltanto i portieri. Alla vigilia di Sant'Ambrogio, la prima della Scala (del Calcio) riserva dunque qualche stonatura di troppo. Ma nel post-gara non c'è tempo per rammaricarsi: del senno di poi son piene le fosse, direbbe Manzoni. E lo sguardo dei protagonisti è già rivolto verso la sfida di Coppa contro il Barcellona. Giocheranno gli stessi undici: servirà affidarsi all'Immacolata.
Se per i nerazzurri è un venerdì grigio (e non un "black friday", titolo erroneamente attribuito dal Corriere dello Sport al duello tra Lukaku e Smalling), all'indomani per la Juventus di Maurizio Sarri vi è la concreta opportunità di prendere la curva all'interno e riportarsi in testa. I bianconeri, in ogni caso, sono attesi dalla rognosa trasferta dell'Olimpico contro la Lazio. Prima mezz'ora orribile dei biancocelesti, con la Vecchia Signora in controllo di pallone e risultato. Poi una reazione importante, che porta all'1-1 di Luiz Felipe (erroraccio di Bonucci, che crede di avere un anticipo che non ha, e la liscia). Secondo tempo dinamico della formazione di Inzaghi: una squadra che non bada ai fronzoli; spazza quando c'è da spazzare, riparte dal portiere se pressata, cambia gioco se i rubinetti su una corsia sono chiusi. Milinkovic-Savic ha un'intelligenza calcistica fuori categoria: gol favoloso, tra inserimento, aggancio e conclusione. Correa forse sbaglia, a tu per tu con Szczesny, a non calciare; il portiere è troppo fuori dai pali e un pallonetto dosato con la giusta potenza in quelle circostanze è l'ideale. L'argentino si prende un rigore che Immobile non può sbagliare, e che sbaglia perché errare è umano. Grandiosa doppia parata. Finisce 3-1, dato che nel finale Caicedo cala il tris con una zampata. In casa Juventus tiene banco la questione Cristiano Ronaldo, che non segnava su azione da 49 giorni e si è sbloccato a porta vuota. Resta un calciatore con un talento immenso e una visione di gioco quasi irraggiungibile, ma non riesce più a lasciare traccia - sotto il punto di vista dell'influenzare un risultato - con la continuità di un tempo. I tesserati bianconeri s'infuriano, ma è sacrosanto il rosso nei confronti di Cuadrado (episodio che cambia l'inerzia del match): il colombiano taglia volontariamente la strada a Lazzari, non sfiorando nemmeno la palla, entrando nettamente sull'uomo (che senza quell'intervento scellerato ai suoi danni, si sarebbe involato verso la porta). Lazio a -3 dalla Juve e -5 dalla capolista. Seria candidata allo Scudetto? Diciamo che i presupposti - almeno quelli - non sono dei migliori; tutti sommato neanche per l'Inter, la quale urgerà di un intervento sul mercato a gennaio. "Vinciamole tutte", ha detto Milinkovic. Sarà interessante scoprire l'immediato rendimento dei laziali dopo questa impresa.
Nel frattempo, il Mallorca cade (5-2) in Catalogna, dove allo stadio l'ambiente più caldo del solito. Striscioni, sciarpe, trombette, rulli di tamburo... e dagli spalti sono udibili anche le urla degli indipendentisti che invocano la "Libertad". Barcellona più elettrico rispetto alle ultime uscite: controllo raffinato della palla, verticalizzazioni al bacio. Come quella che manda in porta Griezmann: pallonetto delizioso all'ottavo minuto, 1-0 e partita incanalatasi nel verso giusto. Messi festeggia il sesto Pallone d'Oro vinto in carriera organizzando una festa a casa sua, cioè al Camp Nou: glielo consegna il figlio, tra l'altro. E in gara la Pulce è uno spettacolo: mette all'incrocio un sinistro a giro che non si può descrivere; poi concede il bis, con una conclusione chirurgica scaturita dai 20 metri. Non contento, l'argentino si concede anche il lusso di raggiungere la tripletta, con una sventagliata che bacia la traversa e poi gonfia la rete. Il gol di Suarez è irreale: con un colpo di tacco riesce a sfoderare un pallonetto magico che s'insacca prelibatamente sul secondo palo. Dopo il terzo replay, ancora non si riesce a capacitarsi di come sia potuta accadere una cosa del genere; servirebbero delucidazioni da un fisico. I quotidiani catalani, elogiando il gioco del collettivo blaugrana, hanno titolato: "Come se avesse allenato Guardiola". Serata paranormale - una delle tante - nella Patria del fútbol inteso nelle sue forme di arte e vitalità. A San Siro martedì sera arrivano questi qua? Momento: Valverde ha detto che delle rotazioni "si potranno fare". Antonio Conte ringrazia, e neanche poco, memore di chi ha fatto la differenza all'andata. Note dolenti per il Barça: l'uscita a vuoto di ter Stegen sul gol di Budimir (fine a se stessa), ma anche l'intesa tra Piqué e Lenglet che stenta ancora a decollare. Martedì prossimo, in opposizione ai due centrali, vi saranno Lautaro e Lukaku. Che dovranno, come tutti i loro compagni, ritrovare le giuste energie. L'Inter ha bisogno di vincere, per passare il turno: servirà un'impresa. Chi vivrà, vedrà.
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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