Il giorno dopo resta l'amarezza per aver sprecato non un match point, ma un set point di sicuro nella lotta scudetto. L'Inter va a vuoto nella serata in cui poteva affondare i denti sulla preda tricolore, mentre da casa Ranieri e Leonardo già pregustavano il sapore amaro di una nuova fuga nerazzurra. Non è così, e i giochi restano aperti. Merito di Gian Piero Gasperini, abile nel preparare la partita più difficile e nel rinnegare i cromosomi del suo Genoa, squadra che tende all'offesa ma che a San Siro ha badato soprattutto al blocco del gioco avversario. Ottimo il lavoro svolto dai centrali difensivi Bocchetti, Moretti e Papastathopoulos, in grado di frenare l'ex Milito e chi girava dalle loro parti. Proficuo il lavoro sulle fasce di Mesto e Sculli all'altezza del centrocampo, quindi di Criscito e Rossi una volta che gli esterni interisti superavano la prima barriera. Infine, bravi Milanetto e Zapater a pressare Stankovic e Sneijder, i playmaker scelti da Mourinho per far girare la squadra.

Inter che invece per oltre un'ora tatticamente è stata imbrigliata, salvo poi mandare al diavolo ogni organizzazione e puntare sulla confusione nella metà campo rossoblù: Milito, Eto'o, Balotelli, Quaresma e Sneijder, tutti insieme per inventare qualcosa. Tanto rumore per nulla, alla fine Mou non riesce a superare, per la seconda volta consecutiva a San Siro, il collega Gasperini. Troppo lontano il ricordo dei 5 gol segnati all'andata, da allora qualcosa è cambiato. Così com'è cambiato lo stato di forma dei nerazzurri, al quarto pareggio nelle ultime 5 partite di campionato.

Nulla ha potuto Mourinho, che scontava la seconda delle tre giornate di squalifica rimediate dopo la serataccia contro la Sampdoria (altro 0-0 contro una genovese) e soffriva in tribuna vip, frenato da una balaustra che avrebbe voluto fare a pezzi pur di farsi sentire dalla sua squadra nei momenti più caldi. Una belva in gabbia, insomma, e la sua assenza di certo si è sentita anche in campo: basta gettare l'occhio in panchina pr capire cosa lui vuole dai suoi giocatori. Ma ieri, così come a Udine e come sarà a Catania, Mourinho non era al suo posto, e da quel punto è mancata la scarica adrenalinica che inietta ai suoi giocatori quando ne sentono il bisogno. Gasperini, il giudice sportivo, la balaustra di San Siro: Mourinho è stato ammanettato davvero, non una ma tre volte. Quasi ovvio che alla fine la sua Inter non riesca a funzionare come sa, anche lei vittima della sindrome 'vorrei ma non riesco' a cui è stato costretto il proprio condottiero portoghese.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 08 marzo 2010 alle 10:39
Autore: Fabio Costantino
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