Il 4-2-3-1 di "spallettiana" natura prevede che uno dei ruoli cardine sia per forza di cose quello degli esterni offensivi. Anche per questo l'Inter si è rafforzata, rispetto allo scorso anno, aggiungendo a Ivan Perisic e Antonio Candreva l'estro di Matteo Politano e l'esuberanza di Keita. Ci sarebbero soluzioni di ripiego (Joao Mario ha già giocato in quella posizione, Asamoah è stato impiegato “alto” contro il Sassuolo) ma il poker di soluzioni primarie sarà questo nella maggior parte dei casi anche nel prosieguo della stagione.

Se guardiamo alla prima parte di annata, la fazione azzurra è andata meglio di quella straniera, almeno in relazione alle attese. Matteo Politano è stato menzionato da Stankovic come una “non sorpresa”, ma forse non tutti se lo aspettavano a questi livelli. L'ex Sassuolo, oltre alle doti tecniche, ha mostrato quella personalità che gli ha consentito di non perdere la testa a gennaio dopo che in extremis era sfumato il suo passaggio al Napoli e che in questo scampolo di campionato ha spinto il ragazzo a non farsi prendere dalla foga del dover dimostrare tutto e subito. Anche nelle gare in cui ha inciso di meno, Politano è stato tra i giocatori che hanno sbagliato molto poco, in fase di appoggio e di interpretazione della partita, fornendo la giusta copertura al compagno alle sue spalle e creando spesso la superiorità. Capace di giocare sia tagliando il campo verso il centro (sul mancino) che cercando il fondo e crossando con il destro, oggi è probabilmente il più affidabile del quartetto.

Positivo anche l'avvio di stagione di Antonio Candreva. In gol con il Bologna, dopo oltre 500 giorni di astinenza, capace di far bene il suo soprattutto da subentrante (un pizzico meno quando da titolare ha affrontato il Cagliari). Non è ancora il giocatore che alla Lazio era diventato un fattore offensivo, ma nemmeno quello che a San Siro si è preso qualche ingeneroso fischio nello scorso campionato. Nel caso in cui Spalletti dovesse decidere di virare sul 3-5-2, eventualità al momento lontana, potrebbe diventare un'arma importante anche da esterno a tutta fascia.

Meno bene gli altri due giocatori di ruolo tra i laterali avanzati. L'analisi dell'annata di Ivan Perisic parte dal presupposto che da uno con le sue capacità ci si aspetta sempre di più. Ha qualità che gli permettono di essere determinante anche quando ne azzecca poche, come a Ferrara, dove ha armato il piede di Icardi con un taglio in verticale perfetto dopo una gara di assenza non giustificata dal terreno di gioco. Ovvio che poi i giudizi cambino, ma l'analisi delle singole prove no: un giocatore che salta, corre, calcia come può fare il croato deve essere determinante, presente nella partita, ben più di quanto non sia riuscito a fare finora, riducendo al minimo gli sbagli in appoggio o i "ghirigori" tra tacchi e giocate fini a sé stesse. L'attenuante è che le fatiche mondiali probabilmente si stanno facendo sentire, la buona notizia è che quando con il Psv non è riuscito a incidere davanti il croato ha comunque permesso di chiudere il fortino con giocate difensivamente fondamentali.

In ultimo Keita, cui ancora non è riuscito di mostrare le proprie capacità. Non da punta centrale, ruolo che a Bologna lo ha visto protagonista di una prova incolore condita da due evidenti errori sotto porta; non da esterno, pur avendo una buonissima opportunità a Ferrara, in una partita che al contrario lo ha visto finire dietro la lavagna. Pesa l'errore in due contro uno davanti a Gomis che non gli ha permesso di servire Icardi per quello che sarebbe stato un comodo 2-0. Da quel momento in poi il senegalese è uscito dalla gara. Gli serve fiducia. Dovesse trovarla sarebbe una manna dal cielo.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 13 ottobre 2018 alle 12:17
Autore: Mattia Todisco
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