A inizio mercato, quando si iniziava a intravedere l'incubo del +60 milioni di attivo sul mercato, le strade di fronte alla dirigenza nerazzurra erano due: cedere uno dei titolarissimi per una cifra importante e togliersi subito il dente, oppure provare il miracolo di tante cessioni minori che garantissero il target. Miracolo perché negli ultimi anni cedere giocatori meno quotati è sempre stato complicato in Viale della Liberazione, dove le partenze sono state per lo più realizzate tramite prestiti o risoluzioni contrattuali. Ad oggi il mercato dell'Inter necessità solo di un nuovo difensore che sostituisca Andrea Ranocchia nella rosa, per questo può dirsi quasi completo. E al 17 agosto, a campionato già iniziato e a 14 giorni dalla fine della finestra di mercato, nessun titolare è stato ancora ceduto. Forse una casualità, perché la scelta del sacrificio era ricaduta su Milan Skriniar, ma il PSG meno spendaccione degli ultimi anni ha deciso di non andare oltre a una cinquantina di milioni, a fronte di una richiesta di almeno 70. E da un mese non ci sono stati rilanci, né se ne vedono all'orizzonte nonostante alcuni organi di informazione tengano tutti sul chi va là. La sensazione, a meno di un blitz personale dello sceicco Nasser Al-Khelaifi, è che i francesi preferiscano virare su altri profili piuttosto che svenarsi per lo slovacco, considerando troppo elevata la sua valutazione. Un'ottima notizia per tutto l'ambiente nerazzurro, dai tifosi alla squadra, da Simone Inzaghi a una buona fetta della dirigenza che mal digerisce l'obbligo di cedere uno dei punti fermi della squadra, nonché ragazzo amatissimo da tutti. Poi, ovviamente, il famoso luogo comune 'Se arriva una grande offerta bisogna valutarla' vale per tutti i club, non solo per l'Inter. E per Skriniar serve una grande offerta che non si è mai vista.
Stesso discorso per Denzel Dumfries, che a Lecce ha ricordato agli smemorati quanto sia importante per l'Inter. L'unica proposta è arrivata dal Chelsea, 30 milioni bonus compresi, giudicata piuttosto bassa dalla dirigenza nerazzurra che valuta l'olandese tra i 45 e i 50 milioni. A trasmettere preoccupazione potrebbero essere gli ottimi rapporti tra i club, che hanno realizzato operazioni assai importanti e con reciproca soddisfazione. Ma l'olandese oggi ha una valutazione elevata e per l'Inter è un giocatore fondamentale. In altre parole, nessun regalo ai Blues che se vogliono a tutti i costi l'esterno devono adottare la stessa strategia vista con Marc Cucurella, ossia accontentare il venditore nelle sue richieste. Ma anche in questo caso, sembra che il Chelsea preferisca sondare altre opzioni per il ruolo non essendo ancora convinto al 100% dell'investimento.
Nessuna cessione di titolari, dunque, ma finora è stata adottata la seconda strategia, quella dei trasferimenti minori e della pazienza (c'è tempo fino al 30 giugno 2023 per raggiungere il target finanziario). Oltre a Michele Di Gregorio e Andreaw Gravillon, per i quali sono scattati gli obblighi di riscatto, l'Inter ha ceduto a titolo definitivo Andrea Pinamonti e Cesare Casadei. Il primo (prestito con obbligo) era una partenza programmata e alla fine il Sassuolo ha garantito la cifra messa auspicata in Viale della Liberazione. Non era invece prevista la cessione a titolo definitivo del centrocampista romagnolo, che al massimo sarebbe stato inserito in altre operazioni con diritto di recompra a favore dei nerazzurri, restii a perdere il controllo di questa giovane promessa. Invece, inattesi, ecco i 20 milioni bonus compresi da parte del Chelsea, che hanno inevitabilmente spinto Casadei a titolo definitivo a Londra. Scelta dolorosa ma inevitabile in un contesto finanziario che non offre molto margine di manovra, soprattutto se si è scelto di battere la strada delle uscite minori. Ovvio che oggi piovano molte critiche per la rinuncia a un giovane prospetto, ma proprio in quanto tale l'Inter ha preferito puntare sul presente che scommettere sul futuro. Cosa che invece club come i Blues possono permettersi di fare.
Solo il tempo dirà se cedere Casadei sia stato un errore imperdonabile, ma in questo momento storico la decisione era quasi inevitabile per assicurare la competitività della squadra e permettere a Inzaghi di mantenere invariato il gruppo con cui sta lavorando da inizio ritiro, come auspicato a gran voce dall'allenatore nelle ultime dichiarazioni pubbliche. Sbandierare una scarsa programmazione è un controsenso, visto che in questa sessione di mercato l'Inter ha tesserato il 2002 Kristjan Asllani e il 2000 Raoul Bellanova, mantenendo in rosa giovani pronti come Alessandro Bastoni, Nicolò Barella, Federico Dimarco e Lautaro Martinez, oppure i vari Milan Skriniar, André Onana, Hakan Calhanoglu e Joaquin Correa, ben lontani dal traguardo dei 30 anni. Senza dimenticare che alcuni degli attuali big sono diventati tali in maglia nerazzurra, arrivati anche loro con l'etichetta di scommessa. E senza dimenticare che l'Inter, storicamente, non ha mai offerto grandi opportunità ai propri canterani, molti dei quali hanno proseguito la loro carriera altrove tra Serie A, Serie B, Serie C o estero, senza mai emergere a certi livelli. Questo non giustifica la rinuncia a Casadei, ma quanto meno la spiega. E se il centrocampista 19enne che ha fatto la differenza in U19 diventerà un campione, non resterà che fargli i complimenti. Oggi, purtroppo, quei 20 milioni sono più importanti.
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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