L’isola paradisiaca è un topos letterario che negli annali storici è fluttuato dai salotti rinascimentali ai café illuministici. Un luogo arduo da raggiungere, privilegiato per i suoi codici e le folgoranti cornici interpretative. Le prospettive sono più luminose di quelle terrestri. La mediana nerazzurra è un locus amoenus. Un luogo ideale basato su leggi interne, che Edoardo Bennato cantava nel suo mondo pacifico. Una terra magica e avventurosa, in cui si provano esperienze uniche in ogni istante. Se gli interpreti sono Brozovic, Barella, Calhanoglu e Asllani, il pallone resta in cassaforte. Nel territorio di Utopia abbassare la guardia non è contemplato: l'unicità del luogo potrebbe condurre gli abitanti ai pensieri più sparpagliati del dimenticatoio. Ma il mondo che c’è là fuori, oltre il mare, consiste in quel confine che divide l’isola dalle mille civiltà che popolano il nostro pianeta.

Un pianeta governato da due geometri che tengono gli equilibri degli estremi, una pimpante e duttile scossa elettrica, e l'immediatezza del sentimento. La legge numero uno cita testualmente: "I cittadini di Utopia possiedono due tratti identitari indistinguibili: la levatura intellettuale sopraffina e una forza d'animo incontrastabile". Percezione e realtà coesistono: gli occhi davanti e dietro osservano i punti nevralgici e condensano le orbite degli impulsi.

L'attesa è il predicato che folgora azione e reazione: il centrocampo dell'Inter è il tempo opportuno tra pensiero e realizzazione. Benvenuti ad Utopia: dove la perfezione è linearità spezzata, creatività generatrice, emozione svincolata dagli ordini della natura. Tra una traiettoria e l'altra, la connessione cognitiva risiede nelle sfumature più variegate: è lo specchio dell'anima di quei terribili quattro. Siano lodati.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 17 luglio 2022 alle 14:23
Autore: Niccolò Anfosso
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