Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico di Milano oggi presidente della fondazione dell'ateneo milanese, dice la sua sulla questione San Siro ai microfoni del Corriere della Sera di Milano: "Se l’obiettivo della città è quello di 'salvare' il Meazza e farlo durare altri 30 anni, va tutto benissimo. Ci si mette una bella toppa e siamo tutti contenti. Ma se l’ambizione si alza, e si vuole cioè avere in città uno stadio davvero tra i dieci migliori al mondo, allora non c’è altra soluzione che quella di costruire un impianto nuovo nella stessa area. Mi pare che nella discussione degli ultimi mesi si sia perso di vista l’obiettivo vero».

Perché un San Siro ristrutturato non sarebbe comunque all’altezza degli impianti europei?
"Lo stadio ora soffre di vibrazioni sotto carico, ha dei limiti importanti di isolamento acustico, non è adeguato nelle sedute e nei corridoi, non è accogliente e non è minimamente un luogo d’attrazione. Ci sarebbe invece bisogno di un impianto all’altezza delle ambizioni della città e delle squadre".

Ma sarebbe possibile il restyling del Meazza con il vincolo al secondo anello e continuando a giocare nell’impianto?
"Tecnicamente credo di sì. Ma ripeto: sarebbe come ritinteggiare la casa. La struttura è quella, i limiti rimarrebbero. L’isolamento acustico per esempio è un obiettivo che non si può raggiungere in quell’impianto. Il Meazza ha fatto il suo tempo. Perché non si potranno mai garantire i parametri qualitativi degli stadi più moderni né offrire standard d’accoglienza minimi per una vera esperienza di intrattenimento destinata alle famiglie".

Qual è la soluzione?
"Un impianto nuovo a fianco del Meazza. La soluzione individuata da tutti, dai due club e dal Comune, nel 2019 e poi colpevolmente abbandonata".

E il vecchio San Siro in questo schema che fine farebbe?
"Un concorso di idee valorizzerebbe le parti eventualmente vincolate per trasformarle in un luogo della memoria. Come il Colosseo o la Torre di Pisa. Un’attrazione, un sito storico-culturale"

L’idea del 2019 si basava però sul concetto di uno stadio nuovo ma comunque per due squadre. È un modello, questo, che non esiste in nessuna parte del mondo.
"Ed è ambizioso proprio per questo. Una città dal cuore diviso a metà, ma con l’intelligenza e la maturità di saper condividere spazi e infrastrutture all’avanguardia. Unendo le forze economiche poi si poteva davvero pensare in grande, a un progetto architettonico di livello mondiale".

E invece il Milan ha già comprato i terreni di San Donato e l’Inter vuole andare a Rozzano...
"Ho l’impressione che anche per le squadre il trasloco fuori Milano sia in fondo un piano B. Ma ora ci troviamo in una situazione estremamente pericolosa per i diversi tatticismi messi in campo dagli attori coinvolti, ognuno dei quali pensa che gli altri stiano sostanzialmente bluffando. Ma così ci si allontana dall’obiettivo".

Come se ne esce allora?
"Tutti dovrebbero fare un passo indietro e riconsiderare l’unica soluzione davvero ambiziosa che era sul tavolo. E che peraltro consentirebbe di riqualificare tutto il quartiere di San Siro, il quale, al di là di ogni considerazione sportiva, meriterebbe davvero una risposta all’altezza".

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Sezione: Focus / Data: Dom 18 febbraio 2024 alle 18:15
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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