Sarà che il destino della capolista è notoriamente quello dell’antipatica (e citare in questo caso la Juventus del pre “Calciopoli” è fin troppo facile), sarà che veder vincere sempre la stessa squadra dopo un po’ crea un desiderio di cambiamento (da parte di chi non è tifoso di quella squadra, è ovvio), fatto sta che, in quest’ultimo periodo, l’Inter sta subendo una serie di attacchi da più fronti che lasciano assolutamente esterreffati. Faccio mie le parole dell’ad nerazzurro Ernesto Paolillo, che pochi giorni fa ha dichiarato “Siamo primi con 7 punti di vantaggio su una Juventus che viene dipinta come fortissima e bellissima e con ben 14 lunghezze di margine su un Milan dove va tutto bene. E nonostante ciò su di noi vengono fatte grandi polemiche. Non capisco...”. Un chiaro quadro della descrizione: sembra che l’Inter sia una squadra sull’orlo della crisi, piena di dissapori interni (calciatori che vogliono andare via, procuratori che spingono per portare altrove i propri assistiti, allenatori odiati che guardano con nostalgia all’estero, una rosa inadeguata alla platea europea…) e nessuno descrive la forza e l’unità di questo gruppo che sta dominando anche questo campionato.
Sarà anche vero che l’Inter ha bisogno di essere ritoccata (lo ha detto lo stesso Mourinho e lo abbiamo ribadito noi da queste colonne) per ampliare anche all’Europa la sua forza riconosciuta in campionato, sarà anche vero che qualche calciatore non gradisce la sua situazione in squadra e vorrebbe andar via, ma trasformare tensioni naturali in qualsiasi squadra in occasioni di polemica mi sembra eccessivo.
Un po’ di trambusto in questo momento, l’ho sottolineato anche in un mio precedente intervento, lo sta creando anche Mino Raiola, che oramai è onnipresente su tutti i mezzi di comunicazione con dichiarazioni, talvolta contraddittorie, sui propri assistiti: prima sembra che Ibrahimovic, il calciatore più pagato del mondo, cerchi una nuova sfida, poi si scopreche vuole restare a Milano (per ora, aggiungerei); quindi il caso Maxwell, sicuramente chiuso da Santon, ma chiedere un raddoppio di ingaggio sembra un controsenso. Prendiamo un campione e una gran persona come Crespo: si lamenta forse di essere finito ai margini della prima squadra? A giugno, come è giusto che sia, insieme al suo agente valuterà il da farsi. E come lui altri compagni, senza crea dissapori inutili in questo momento della stagione.
Senza parlare delle feste di Adriano, glisso sulla bontà o meno dei comportamenti del calciatore, ma se la versione ufficiale parla di barbecue in famiglia e la stampa straniera di semi-orge, qualcosa non torna. Forse, in questi casi, sarebbe auspicabile un pugno duro da parte della società, al posto di un silenzio che non fa che alimentare dubbi e versioni contrastanti, sia nei confronti di notizie fuorvianti sia di personaggi che rischiano solo di seminare zizzania. Altrimenti, il risultato rischia di essere solo un gran rumore per nulla.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 28 marzo 2009 alle 08:37
Autore: Domenico Fabbricini
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