Cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia, recita la popolare regola matematica. Simone Inzaghi e i tifosi interisti si augurano che l'assunto valga anche nel calcio. Domani a Firenze la Beneamata scenderà in campo priva di tre quarti del centrocampo titolare, quel centrocampo indicato dalla maggioranza degli addetti ai lavori come il più forte in Italia e tra i più forti in Europa. Causa squalifiche, rimarranno fermi ai box due pezzi da novanta come Nicolò Barella e Hakan Calhanoglu. A far compagnia all'altro titolare fisso Mkhitaryan ci saranno, salvo sorprese, Davide Frattesi e Kristjan Asllani. Sotto a chi tocca, quindi. Un tempo, chi sedeva quasi sempre in panchina era definito riserva, il gergo del calcio moderno li qualifica come seconde linee.
E nel caso dell'Inter uno come Frattesi, titolare in Nazionale, può essere paragonato al sesto uomo nel basket. E anche Asllani, titolare indiscusso nella Nazionale albanese, ha la possibilità di convincere finalmente i più scettici su un campo storicamente ostico come il Franchi tinto di viola. Le assenze di Barella e Calhanoglu peseranno, è inutile negarlo. Parliamo di due grandi interpreti del sistema di gioco proposto dal mister, mentre domani a metà campo avremo dal primo minuto una versione inedita di un reparto che, se costruito al meglio, rende tutte le squadre più competitive. Ma la dirigenza nerazzurra, nonostante le persistenti difficoltà finanziarie che condizionano l'intero calcio italiano, ha avuto la bravura di costruire una rosa con pochi punti deboli. Forse non la più forte come continuano a sostenere quelli che parlano in maniera strumentale di Inter obbligata a vincere, ma sicuramente in grado di rimanere sul “pezzo” anche in caso di qualche assenza eccellente.
Niente alibi quindi per la trasferta in terra toscana, ma conferma della consapevolezza della forza del gruppo che in quel di Riyadh ha appena alzato al cielo la terza Supercoppa consecutiva. In Arabia i nerazzurri hanno poi dimostrato di saper vincere modificando lo spartito. Dominio assoluto dal primo all'ultimo minuto nella semifinale contro la Lazio, gestione più controllata contro il Napoli che aveva steso la Fiorentina grazie a una gara costruita in difesa e chiusa con tre contropiedi letali. La squadra di Inzaghi è quindi matura, ambiziosa, vogliosa e, cosa importantissima, felice quando scende in campo. Lo dimostra la tipologia delle esultanze, la solidarietà tra giocatori, i sorrisi di tutti, anche di quelli che il campo lo vedono molto poco. A Riyadh si è visto per l'ennesima volta quanto sia unito questo gruppo. E come ci sia sinergia totale con i tifosi che non smettono di seguire la squadra e incitarla.
Il popolo nerazzurro sente questa Inter come una questione di famiglia e i giocatori avvertono le responsabilità verso milioni di persone che amano i colori del cielo e della notte. Intanto la trasferta in Arabia e il conseguente rinvio della gara contro Atalanta ha causato il momentaneo sorpasso della Juventus in testa alla classifica. Questa sera i bianconeri ospitano l'Empoli e quindi è più che concreta la possibilità che l'Inter scenda in campo a Firenze a -4 dalla squadra di Allegri. E domenica 4 febbraio le due grandi rivali che stanno guidando il campionato, si ritroveranno nell'eterno derby d'Italia al Meazza che ha già annunciato il solito sold-out. Allegri, che sino a ad un paio di settimane fa parlava, senza minimamente crederci, di una Juve con il solo obiettivo di un posto Champions, ora tenta di creare pressione nei confronti del competitor.
Lo fa con battute tipo quella dei ladri che scappano e le guardie che inseguono o dicendo, come ha fatto ieri, che loro possono essere paragonati a Jannik Sinner, giovane e vincente, mentre l'Inter sarebbe in modalità Djokovic, ancora numero uno al mondo, ma con una carta di identità che starebbe per presentare il conto. Il tutto condito da un: “Non voglio che la prendano male, sono permalosi”. Di fronte a classifiche virtuali e provocazioni verbali, l'lnter ha una sola strada: fregarsene e continuare a giocare come sa. E come dice il proverbio, ride bene chi ride ultimo.
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