La grande Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti conquistò il 27 maggio 1965 la seconda Coppa dei Campioni, (seconda consecutiva) della sua gloriosa storia, battendo nella finale giocata a San Siro il Benfica di Eusebio. I nerazzurri, quella sera in maglia bianca con strisce nerazzurre orizzontali sul petto, vinsero per 1-0 grazie ad un tiro di Jair, con il pallone che, zuppo di acqua per il diluvio che accompagnò l'intera sfida, passò sotto la pancia del malcapitato portiere portoghese Alberto da Costa Pereira. Altri tempi, altra storia, altra Inter. E la Coppa dei Campioni ora si chiama Champions League.
Ma ieri l'urna di Nyon ha deciso di far rivivere certe emozioni a chi ha qualche capello bianco in più e a farle conoscere al popolo bauscia più giovane. Dopo il blitz di Oporto, la Beneamata nei quarti di finale della Coppa più nobile, affronterà proprio il Benfica che, nella fase a gironi, ha fatto piangere la Juventus, avversaria domani sera in campionato. Mentre scrivo questo editoriale, mi rendo conto di una cosa. Per conquistare una clamorosa finale di Champions League l'Inter di Simone Inzaghi non dovrà battere nei quarti ed eventualmente in semifinale squadre del calibro di Real Madrid, Manchester City Bayern Monaco e dello stesso Chelsea. No, l'Inter di Simone Inzaghi potrebbe arrivare a dama battendo il Benfica, fortissimo ma non ingiocabile e una tra Napoli e Milan, già sconfitte in campionato e nella finale di Supercoppa a Riyad.
Piedi per terra, testa bassa, niente illusioni, ma sognare è lecito. Il calcio è bello anche perché, quando si gioca regolare, è capace di smentire la noiosa logica e regalare scenari inaspettati. Basterà attendere meno di un mese per capire di cosa veramente si stia parlando. Intanto bisogna confrontarsi con il campionato che, finora, ha mostrato il lato debole dell'Inter attuale. La sconfitta di La Spezia, l'ottava nel torneo, grida vendetta. Vista l'Inter di Oporto, non dominante, ma tremendamente sul pezzo e vogliosa di raggiungere il prestigioso obiettivo, aumenta il sospetto che questa squadra stia scegliendo le partite dove dare tutto, anche di più di quello che forma fisica e mentale attualmente permetterebbero. Ma abbandonata anzi tempo l'idea scudetto, alias seconda stella, l'Inter ha il dovere di entrare tra le prime quattro. Anche, o forse soprattutto, per ragioni finanziarie. Basta alibi, basta personalismi, basta l'io che comanda sul noi. A partire da domani sera contro la rivale storica, la squadra con i colori del cielo e della notte ha il dovere di tornare blocco granitico anche in campionato.
Simone Inzaghi non è sereno. Lo si è capito dalle dichiarazioni rilasciate prima e dopo la sfida di Oporto, quando ha detto che prima o poi dovrà rispondere a chi lo ritenga già un tecnico al capolinea della sua avventura in nerazzurro. Probabilmente la comunicazione non è il pezzo forte del mister e sappiamo come nel cosiddetto calcio moderno quanto invece sia importante sapere dire cose che colpiscano ancora di più di quanto dica il campo. E il campo dice che questo giovane allenatore, chiamato al capezzale nerazzurro dopo il benservito di Antonio Conte, abbia dovuto lavorare con una società che ha come primo obiettivo la sostenibilità finanziaria che comporti la vendita dei pezzi pregiati della rosa e di eventuali acquisizioni a parametro zero. Nonostante questo, la sua Inter è attualmente seconda in campionato, anche se i diciotto punti dalla capolista pesano come un macigno e nella bacheca di Viale della Liberazione siano già entrate due supercoppe italiane e una Coppa Italia.
E ora l'Inter si appresta a disputare una doppia semifinale di Coppa Italia contro la Juventus e un quarto di Champions dopo l'ottavo raggiunto la scorsa stagione. E allora? Allora serve razionalità obiettività nei giudizi, Anche in quelli negativi che però non possono non essere supportati da fatti e analisi credibili. Basta con gli slogan e gli odiosi hasthag che invitano Inzaghi a salutare senza mai indicare una valida alternativa. Domani sera si gioca Inter-Juventus. Il derby d'Italia, col Meazza nuovamente esaurito. Tutti uniti con l'Inter e con il mister. Perché questa stagione non è finita e tra meno di un mese potrebbe anche farci impazzire di gioia.
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