Un, due, tre, stai lì! Diceva più cosi il gioco dal nome più  distorto di sempre, che per tre quarti e più degli italiani sarebbe un, due, tre, stella… ma la stella qui è tutta da concentrare e allora, torniamo alle origini e stai lì. Lì al terzo posto in classifica, e lì in rotta verso Istanbul, anche se per la metropoli turca c’è ancora un pass da staccare, quantomeno definitivamente. Stai lì, Inter. Stai lì. Nel punto più alto di una variopinta, altalenante, pazza e borderline stagione. Fatta d’alti e bassi, e finalmente, dopo tanti (undici per l’esattezza) bassi, un picco in alto che quasi spaventa in vista dei dieci giorni davanti. Perché così è l’indole dell’interista, fatto di paure, timori, inquietudini e ansie rivolte e concentrate tutte su sé stessi più che guardando agli altri, perché va detto: siamo un po’ tutti André Onana nel pre-gara di Milan-Inter dello scorso mercoledì quando disse di non temere il Milan ma l’Inter. E con tanto di fiducia nei mezzi di quel buon Simone Inzaghi, oggi ad un passo dalla rivincita dopo tante critiche, ogni riserva nei confronti dell’incondizionato entusiasmo di ha ragion d’essere e a meno -2 all’alba dal ritorno di un derby che vale persino più del sogno datato 10 giugno l’ansia di pronunciarsi non è sacrosanta ma di più. Riserve, sacrosante (ripetiamo), a parte: diciamocela tutta, scivolare adesso sarebbe imperdonabile. Eppure quale vero interista, logica a parte, può dirsi tranquillo? Neppure il più incosciente degli ottimisti. E allora testa bassa e pedalare. Il 4-2 col Sassuolo ne è tesi e antitesi, prova e controprova allo stesso tempo ed eccoci qui nello stesso dilemma di una settimana fa: testa o cuore? Ragione o sentimento? Tutto e niente, come da copione. E se è vero che la ragione porta una ventata di serenità che la scorsa domenica aveva forza inferiore, la storia insegna che mai posare l’armatura, neppure per riposare, mai abbassare la guardia… Frattesi insegna. Non è un caso che proprio contro i neroverdi, avversari ostici per antonomasia, dopo un triplo vantaggio, l’erratissimo abbassamento di tensione ha portato ad un sussulto collettivo che ha spalancato la strada ai mostri che ai 71 mila presenti a San Siro avevano quasi incupito gli animi. Ma per fortuna arriva lui: il gigante buono per tre quarti di stagione messo in discussione, ovvero Big Rom che dopo un 3-0 diventato 3-2 ha rimesso in chiaro le cose. Qui comando io, questa è casa mia. E 4-2 fu con tanto di standing ovation finale. Ma il Sassuolo, con tutto il rispetto parlando, resta il Sassuolo. E tre punti in Serie A non sono certo paragonabili al road to Istanbul per “scrivere la storia” (Pioli dixit) e le due reti segnate dalla squadra di Dionisi dovrebbero far riflettere gli undici (più cambi) che tra qualche ora hanno da concludere il famoso discorso aperto, non solo lo scorso anno ma addirittura, vent’anni fa. 

Nella manica dell’Inter c'è la buona carta del doppio vantaggio messo per iscritto nel primo atto dello scorso mercoledì, ma la palla è tonda e il calcio è imprevedibile e strano, e in stranezza e imprevedibilità del caso la squadra di Inzaghi ha molto da dire, soprattutto da dimostrare e se c’è un giorno in cui può farlo quel giorno è proprio il prossimo martedì. Ma chi ha il coraggio di firmare oggi? Solo il più pazzo degli interpreti e con buona pace del vecchio comandante che di questo gruppo ha gettato le armi, di pazzi ce ne sono tanti, genii compresi e altrettanto (non) casuale è il fatto che proprio loro, che di questa schizofrenica stagione ne sono gli interpreti, ne dovranno sottoscrivere l’epilogo. Essere o non essere? 

Essere… si spera. E allora crediamoci, che il sogno… (quantomeno il preludio) sia fattibile ma solo se con l’intento di… perché se è vero che tutto è destino, altrettanto vero è che homo faber fortunae suae. E allora interisti siate artefici del vostro destino.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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