Squarci di Inter. Nel cielo annuvolato di questo inizio di stagione, ecco la mossa che può cambiare tutto. Quella del coccodrillo in versione risolutore di una gara complicatissima. Non soltanto per lo stesso Brozovic, ingabbiato da Linetty fino al 69', minuto in cui l'esperto centrocampista polacco ha lasciato il posto al 18enne turco Ilkhan, ma soprattutto per un'Inter ancora una volta monocorde, priva di spunti e fantasia. Benissimo dunque Inzaghi con i cambi, ancora meglio Juric e il suo vice Paro con scelte che hanno consentito ai nerazzurri di guadagnare campo e libertà di manovra. Da una parte l'Inter aumenta i giri con Correa, Bastoni, Mkhitaryan, Bellanova e Gosens, dall'altra esce Rodriguez, martellante su Barella, per fare entrare Zina che perde subito il primo duello con Lautaro (colpo di testa che sfiora il palo). Il Toro granata si abbassa, la squadra di Inzaghi assume i panni del matador all'89'. I fischi si trasmutano in ovazione e poi boato: l'alchimia dell'Inter e di San Siro.

Tutto cambia, persino Handanovic. Il capitano sloveno da bersaglio delle critiche è il migliore in campo con sette parate. Nel primo tempo è il giocatore nerazzurro che ha toccato più palloni, uno in meno della coppia Lautaro-Dzeko. Una bella risposta al record di Onana in Champions e una sottolineatura alle parole di qualche mese fa: "La concorrenza fa solo bene". Tocca a Inzaghi tenere viva la competizione fra i due portieri, sebbene il tecnico abbia fatto capire di volersi affidare a un'alternanza premeditata. Onana dovrebbe dunque tornare tra i pali domani sera a Plzen, quando tutta l'Inter non potrà permettersi passi falsi per coltivare la speranza di proseguire oltre il girone. La speranza, ovviamente, è che sia Samir, sia André confermino le sicurezze mostrate sabato e mercoledì scorso, palo fortunato in Champions a parte. Se questo non accadrà, in porta così come in ogni altro reparto andrà fatto giocare chi merita, o meglio chi oggi dà la garanzia di essere davvero da Inter. Un errore ripetuto più volte non è più un errore, ma una scelta.

A San Siro contro il Torino sono scesi in campo nove undicesimi della formazione titolare vista nel derby. Cinque i cambi rispetto al Bayern. Ma al di là dei discorsi legati agli uomini, all'Inter sembrano mancare la stessa voglia e la stessa lucidità con cui l'anno scorso applicava in campo i precetti di Inzaghi. Della leggerezza (o della bellezza) di cui gli stessi giocatori avevano giovato nella passata stagione nemmeno l'ombra. La squadra avanza in maniera pesante, senza spirito, fluidità e convinzione, la difesa arranca, sia che di fronte ci si trovi Leao, Sané oppure Vlasic. Barella, Skriniar e Dumfries sono le controfigure di chi riusciva a far passare delle brutte giornate ai rispettivi avversari. Il cuore invece c'è, come dimostra la vittoria con guizzo all'89', dopo un assalto partito come al solito dalla scossa data dai cambi (stavolta di entrambi i tecnici). La condizione crescerà senz'altro, ma bisogna capire se questa basterà a far rinascere la vera Inter. Nell'attesa del rientro determinante di Lukaku, tre punti cruciali per classifica e autostima. Quanto manca alla vetta? Tu sali e non pensarci.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 12 settembre 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
vedi letture
Print