Il rapporto tra Massimo Moratti e la Curva Nord ha raggiunto il punto più basso domenica sera, quando al centro del settore più caldo del tifo nerazzurro è stato esposto il seguente striscione. "Branca a tempo indeterminato, l'ultima genialata di chi in brache di tela ci ha lasciato". Non è stato un bel vedere, anche se quello striscione ha avuto almeno il pregio della chiarezza dopo il "Grazie, in fondo ti abbiamo voluto bene" apparso la sera Inter-Livorno, qualche giorno prima della ratifica del passaggio delle quote di maggioranza a Erick Thohir.

Sembrano lontani anni luce i tempi che vedevano l'attuale Presidente onorario sfilare felice davanti alla sua gente in estasi,  ultras compresi, dopo scudetti e Coppe, nazionali e intenazionali, vinte a ripetizione. "La Curva è quella, non mi ha sostenuto nemmeno durante Calciopoli", ha detto in modo amaro Moratti lunedì scorso. Lui ha sempre pensato al tifoso come l'unica ragione per continuare a impegnarsi per l'Inter, anche sbagliando e tanto, quando sembrava fosse impossibile vincere qualcosa. Mollare prima del 2006 avrebbe avuto più che una giustificazione, ma la voglia di gioire prima o poi insieme agli interisti come lui, ha spinto Moratti a continuare.

Cinque scudetti consecutivi, quattro Coppe Italia, quattro supercoppe di Lega, una Champions League, un mondiale per club, una Coppa Uefa, questo lo score di Massimo Moratti in 18 anni di presidenza. Campioni come Ronaldo e Vieri,  tecnici  come Mourinho, Roberto Mancini e lo stesso Lippi, solo per citare alcuni dei cosiddetti Top Players, sono transitati per la Pinetina. Anche "pippe" clamorose hanno varcato  il glorioso cancello di Appiano Gentile, è vero, ma il saldo è sicuramente in attivo. E allora perché la Curva Nord, unico settore del "Meazza" dove si sostiene l'Inter per 90 minuti senza se e senza ma, non è mai entrata in sintonia totale con un signore che ha deciso di diventare Pesidente della sua squadra del cuore solamente per passione e non per  vantaggio personale? Perchè la Curva Nord ha posto dei "se e dei ma" al cospetto di un nome che rappresenta una grande famiglia milanese che con papà Angelo portò l'Inter in cima al mondo quando il tetto del mondo calcistico era ancora più difficile da raggiungere?  

Non abbiamo mai sentito Moratti, come invece hanno fatto e fanno altri presidenti, inveire contro gli ultras, considerandoli solo teppisti e non tifosi quando allo stadio succede qualcosa, per poi invece chiamarli a raccolta quando serve, defindendoli "dodicesimo uomo". Anche l'altra sera, nel momento di maggiore sconforto per lo striscione apparso durante Inter-Sassuolo, riferendosi alla Curva Moratti ha detto: "Comunque li rispetto, hanno una sensibilità diversa, ma sono tifosi che durante la partita soffrono come me". L'attuale Presidente onorario partecipa regolarmente alla festa che la Curva organizza a fine stagione nel piazzale di San Siro e interagisce con i presenti senza problemi, da tifoso che parla ai tifosi. Tutto questo per dire che al netto degli errori e mi ripeto nel dire che ci sono stati e non pochi, ma anche al di là degli stessi trionfi, inarrivabili, i tifosi dell'Inter debbano solo ritenersi fortunati ad aver avuto come Presidente uno che ragiona come loro, soprattutto in un'epoca dove si parla solo di business e di clientela, il contrario di quanto desideri nel calcio il mondo ultrà.

E allora perché questo distacco? Lancio l'idea. Qualche volta vanno a vedere la partita in Curva giocatori infortunati o squalificati. Domenica 23 febbraio, giorno di Inter-Cagliari, sarebbe bello vedere Massimo Moratti appoggiato sorridente alla balaustra sopra lo striscione dei "Boys". In piedi no però, ora arriva il Daspo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 12 febbraio 2014 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
vedi letture
Print