'La mia Inter'. L'aggettivo possessivo utilizzato da Simone Inzaghi dopo la vittoria all'ultimo respiro con il Lecce, per rispondere in maniera non così velatamente polemica all'ormai scontata domanda di mercato, è stato sottovalutato da molti. Eppure ha in sé un significato potente in mezzo alla marea di rumors veri o presunti sui big in partenza che occupano pagine e pagine di quotidiani e siti web, anche in ragione di una smentita ufficiale che da dirigenza e proprietà non è mai arrivata.

Anzi, la sessione estiva chiusa in anticipo al capitolo 'cessioni' sembra più un auspicio del tecnico, il quale per giocarsi lo scudetto non deroga dalla richiesta di mantenere intatta la rosa e aggiungere un centrale di scorta, che una verità oggettiva resistente alle insidie del calendario fino al 1° settembre. Se da Steven Zhang non sono mai arrivate rassicurazioni pubbliche sull'argomento, Beppe Marotta, equilibrista tra campo e conti, non se l'è sentita di blindare i vari Milan Skriniar e Denzel Dumfries a Milano in maniera categorica: "Le parole di Inzaghi sono assolutamente comprensibili, sta lavorando alacremente ogni giorno su questa squadra dal punto di vista tattico e di affiatamento, ed è normale che la pensi così – le parole dell'ad a Sky Sport -. Noi manager, di fatto, abbiamo l'obbligo di garantire sia criteri di sostenibilità che una squadra competitiva: è lo sforzo che dobbiamo fare. Mancano ancora 15 giorni, posso dire che sicuramente non ci saranno rivoluzioni".

Il tema della cessione illustre, tanto sgradito ai tifosi, smetterà di essere all'ordine del giorno solo quando mancheranno i presupposti per ricevere la famosa mail contenente l'offerta monstre. Non sono speculazioni, neanche scherzi mediatici costruiti ad arte per destabilizzare l'ambiente. Si parla di scenari che restano in piedi fino a prova contraria, sia per le possibilità economiche illimitate di alcuni club europei ricchissimi che spendono e spandono a piacimento sia per la situazione finanziaria complessa della società milanese. Che, senza addentrarsi in discorsi tecnici, si è messa nella scomoda condizione di sacrificare Cesare Casadei, il miglior prospetto della sua Under 19, per provare a raggiungere il target dell'attivo di 60 milioni di euro e mettere in salvo i totem della prima squadra. Plusvalenza pura diranno i tifosi-commercialisti ignorando che nel 2018 Nicolò Zaniolo almeno fu utilizzato da pedina di scambio per arrivare a un obiettivo in entrata, quel Radja Nainggolan che – lasciando perdere la parabola discendente della sua carriera – in quel periodo era uno dei migliori centrocampisti in Italia, oltre che una richiesta esplicita dell'allora tecnico Luciano Spalletti.

Siccome non è chiaro tutto dall'inizio, non possiamo ancora sapere se il centrocampista classe 2003 sia l'acconto per Big Rom o una soluzione d'emergenza per far durare lo status quo almeno fino a gennaio. E' questo il dilemma da cui bisogna partire per ragionare sulle ambizioni a breve-medio termine. 'La mia Inter', da definizione inzaghiana, deve coincidere con la squadra che hanno in mente Beppe Marotta e Steven Zhang, altrimenti ci sarà una visione diversa degli obiettivi che rischia di trasformarsi in frattura. Non la faglia provocata da Antonio Conte due anni fa, quella che ha consigliato i vertici del club di affidare le chiavi di un'Inter ridimensionata proprio a Simone. Il fu allenatore aziendalista che ora pretende che i patti stipulati nel luglio 2021 siano rispettati alla lettera. Dopo aver digerito la cessione non preventivata di Lukaku un'estate fa, ora pretende che la 'squadra resti questa' per non doversi pentire di aver rinnovato il contratto fino al 2024. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 18 agosto 2022 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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