“Mettere i bastoni fra le ruote” [creare difficoltà, intoppi, con la prep. a: mettere i bastoni fra le r. a un collega] ≈ intralciare (ø), mettersi di traverso, ostacolare (ø), remare contro. Fig.: fare ostruzionismo, intralciare, ostacolare un'attività, un progetto o altro creando intoppi e difficoltà, così come ponendo un bastone tra le ruote di un carro se ne arresta il movimento.

Se volete provare a spiegare concretamente questo celebre detto ad un bambino, allora potete procedere raccontando la storia di Alessandro Bastoni (che in tal senso ha un cognome per nulla banale e più che calzante) e l’infuocata estate del 2022. Che combacia anche con l’ennesima sessione di mercato in cui si ripresenta - puntuale come le tasse - la stessa cantilena, con le solite key words: sostenibilità, competitività, chiusura del mercato in attivo, bilancio e chi più ne ha più ne metta. Anche il comune denominatore-incubo non cambia: la cessione di un top player. Nella scorsa finestra di trasferimenti estiva sono stati Achraf Hakimi e Romelu Lukaku a fare la valigie (anche se, ricordiamo, la cessione del belga non era in programma ed è arrivata per esplicita volontà del già pentito Big Rom). Questa volta a chi toccherà? Sarà davvero necessario il sacrificio di un pezzo da novanta per arrivare al più volte nominato ‘attivo’ di 60 (o 70 o 80, tanto ognuno ormai spara la cifra che vuole) milioni di euro? Oppure il sempre più rodato triumvirato Marotta-Ausilio-Baccin riuscirà nel miracolo di centrare l’obiettivo con gli addii di esuberi, giovani, seconde linee e giocatori rilanciati dalle varie esperienze in prestito? Per rispondere a queste domande bisognerà attendere la fine di agosto e il gong del mercato, ma nel frattempo giornali e discutibili studi televisivi - in cui spesso e volentieri lo show ha precedenza sulla notizia vera e propria - sguazzano nell’incertezza generale accostando i nomi pesanti del Biscione ai top club d’Europa. E nell’ultimo periodo quello più gettonato è senza dubbio quello di Bastoni, appunto.

Le continue voci sul possibile futuro lontano da Milano del classe ’99, unite alle parole rilasciate a Sportitalia dall’agente Tullio Tinti (“Sicuramente è tifosissimo della squadra in cui gioca, e quindi sta volentieri all'Inter. Però è anche un professionista, il calcio è questo e ci si deve anche adeguare. Dopodiché è contentissimo di giocare nell'Inter, ha la maglia sulla pelle”), hanno scatenato una prima rivolta social del tifo nerazzurro: dall’hashtag #SuningOut lanciato in tendenza su Twitter fino all’assedio sotto l’ultimo post Instagram del centrale della Nazionale, ricoperto di commenti a stampo interista come "Non andartene dall'Inter, Ale" o "Basto resta con noi" o ancora "Basto incatenati ad Appiano", fino ad arrivare all’ennesimo # accompagnato dalla dicitura #Bastoniresta. Insomma, il messaggio del popolo nerazzurro a Suning è chiaro: se servono cessioni eccellenti, evitate di toccare chi, oltre ad essere un ottimo giocatore, incarna - e non perde occasione di esaltare - i valori dell’Inter e l’orgoglio di indossare ogni domenica i suoi colori.

E Ale è un perfetto esempio di questo concetto, come dimostra la notizia che rimbalza da giorni e che trova conferma per bocca del diretto interessato dopo Italia-Ungheria: "Ho due anni di contratto con l’Inter, sono tranquillissimo. La società non mi ha comunicato niente, quindi finirò queste gare con la Nazionale, poi andrò in vacanza e ricomincerò la preparazione sempre ad Appiano con l’Inter". Il numero 95 nerazzurro non ha intenzione di lasciare l’Inter e per la sua volontà di restare ancora a Milano la trattativa con il Tottenham (che per strapparlo dalle grinfie di Simone Inzaghi sarebbe disposto a firmare un assegno da 60 milioni di euro che farebbe senz’altro comodo alle casse della Beneamata) si fa sempre più in salita. Con buona pace di Suning, dei conti, del Manchester United, degli Spurs e dei desideri dell’insaziabile Antonio Conte che, dopo aver ritrovato ai suoi ordini il soldato Ivan Perisic, ora se la dovrà vedere con chi ha voglia di mettere i Bastoni tra le ruote un po’ a tutti, nel nome dell’Interismo.

E allora giù le mani da chi la maglia dell’Inter la vuole indossare anche mentre dorme. Giù le mani dagli Alessandro Bastoni, dai Nicolò Barella (“Ho sempre simpatizzato per l’Inter, uno dei miei idoli era Dejan Stankovic), dai Milan Skriniar (“Io leggenda del club? Vorrei poter fare qualcosa di simile a ciò che ha fatto Hamsik a Napoli”), dai Lautaro Martinez (“Mi piacerebbe moltissimo restare. Per ora non mi è stato detto nulla, vorrei rimanere all'Inter”) e dai Federico Dimarco (“Sono interista, andavo allo stadio a vedere le partite dell’Inter fin da quando avevo 2 anni. Di sicuro per me questa maglia non è uguale alle altre”). Perché l’Interismo non è una qualità che si acquista su Amazon o che, ancora peggio, si mette sul mercato. Altrimenti saranno 'Bastoni tra le ruote' per tutti: per chi vuole comprare, ma anche per chi vuole vendere.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 08 giugno 2022 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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