Game over. I giochi sono già finiti al 18 aprile, per ritornare a un finale di stagione così disastroso e disastrato bisogna riavvolgere il nastro di più di una decina d’anni, e tornare a quelle annate nere di amare delusioni, forse ancora prima del regno Moratti. Alle vacanze mancano infatti sei inutili partite, con l’Inter fuori da tutto e con la qualificazione all’Europa League che non salverebbe comunque quella che Stramaccioni ha giustamente ribattezzato “La Stagione Maledetta”. Tanti alibi, tantissimi infortuni, moltissima sfiga, arbitraggi, ma anche una montagna di errori a tappeto, dalle sessioni di mercato con scelte sbagliate e i pochi soldi comunque sprecati, alla preparazione, dalle vacanze di Natale allungate alla gestione sbagliata di una rosa che si è dimostrata insufficiente per il doppio impegno campionato più Europa League al giovedì.

Adesso il frullatore ha cominciato a girare a velocità doppia, sul banco degli imputati ci sono praticamente tutti i componenti dell’organigramma nerazzurro e Moratti deve decidere come e con chi ripartire, se preparare o meno una vera e propria rivoluzione, cosa che per il troppo affetto verso collaboratori e giocatori alla fine non è mai riuscito a fare veramente. Staff dirigenziale, staff tecnico e staff medico sono chiaramente tutti sotto l’occhio del ciclone. Il destino del direttore generale Fassone, la cui testa è stata chiesta direttamente dalla Curva Nord con l’ultima contestazione, con il BrancaAusilio, il futuro di Stramaccioni con il suo staff e il preparatore atletico Rapetti, così come quello del dottor Combi, adesso sono nelle mani presidenziali.

Rivoluzione o non rivoluzione? Questo è il grande dilemma del Presidente, che in questi giorni si confronterà soprattutto con i suoi famigliari più stretti, per decidere come ripartire, sperando che la conclusione dell’affare con la Rosneft, con cascata di milioni messi in tasca, gli dia quella serenità necessaria per ripartire di slancio come ha spesso fatto dopo cocenti delusioni. Ora il gioco è quello di accendere il frullatore, buttarci dentro tutti quelli che ci entrano e fare più nomi possibili. Difficile salvare qualcuno, anche perché dopo un’annata del genere, con l’Inter fuori da tutto già a metà aprile, con il rischio reale di non andare neanche in Europa dalla porta secondaria, non sono ammessi alibi. Va bene infortuni e mercato, ma sconfitte come quelle con Siena e Bologna, Fiorentina e Tottenham all’andata, non sono accettabili e devono portare inevitabilmente a una serie di riflessioni su come andare avanti, ricostruire e ripartire

I nomi sono sempre i soliti, oltre naturalmente a Strama, che cercherà di convincere Moratti a confermarlo in queste ultime 6 partite, ci sono Lucescu, che fa capire di essere in continuo contatto con il presidente interista, Lolò Blanc e in seconda fila Mazzarri e Mihajlovic. L’ultima suggestione è quella che porta il nome di Zdenek Zeman, un’idea che frulla in testa a Moratti da diversi anni e che potrebbe essere la faccia della rivoluzione totale, per fare tabula rasa di tutto e ripartire. Portarsi il boemo all’Inter, il grande nemico della Juve, con il suo calcio champagne, sarebbe la sfida delle sfide. Una pazzia? Sicuramente un progetto interessante, che gioverebbe ai tanti giovani dell’Inter e a quelli che come Icardi sono pronti a vestirsi di nerazzurro. Per il momento è solo un’idea, molto affascinante. Rivoluzione o non rivoluzione è il grande dilemma.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 19 aprile 2013 alle 00:00
Autore: Marco Barzaghi / Twitter: @marcobarzaghi
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