In tutta franchezza, non ho idea di come finirà la telenovela Tevez. Né sono sicuro che il gioco valga la candela. Poco importa ciò che penso io, quello che conta è lo stato dell'arte di questa situazione contorta, che vede in ballo tanti protagonisti ma, soprattutto, Inter e Milan a pochi giorni dalla sfida sul rizzollato manto erboso di San Siro. Da una parte c'è chi si dice convinto che l'accordo con il giocatore sia sufficiente a portarlo a casa propria. Dall'altra c'è chi invece ha preferito interloquire direttamente con i proprietari del cartellino, come etica vorrebbe visto che trattasi di un calciatore sotto contratto e ben lontano dalla scadenza dello stesso. Ma è inutile tornare su discorsi troppo distanti dalla realtà di un ambiente in cui trucchi e scorciatoie sono all'ordine del giorno.

Andiamo con ordine: Tevez si sarebbe promesso al Milan dopo un colloquio con Galliani al fianco del proprio agente, il volpone Joorabchian che da settimane cerca di piazzare il suo assistito ovunque circolino un po' di milioni. Nel frattempo, Branca ha incontrato la dirigenza del Manchester City (nello specifico, Marwood) formulando una proposta economica apparentemente più soddisfacente di quella snocciolata dai rossoneri (e confermata, udite udite, da Moratti in persona). Restano però due nodi determinanti in questa faccenda: la volontà del calciatore e quella del proprio club. Quale conta di più? Solitamente, in altre circostanze, so bene che alla fine è il diretto interessato a decidere il proprio destino, il che metterebbe in pole position il Milan. Ma l'irremovibilità più volte palesata dallo sceicco mi fa pensare che l'esito non sia poi così scontato, anche perché in via Turati vogliono noleggiare il giocatore, mentre in Corso Vittorio Emanuele sono intenzionati ad acquistarlo.

Se davvero Mansour preferisce l'offerta nerazzurra, allora 'costringerà' Tevez a cambiare sponda del Naviglio. E non sono affatto certo che l'Apache si rifiuterà per mantenere questa fantomatica promessa a Galliani, dal momento che l'Inter è da sempre (parole sue) un club che apprezza e in cui vorrebbe giocare, al fianco del suo 'guru' Zanetti e di altri connazionali. Inoltre, visto che il furbo geometra di via Turati se la sta giocando sul piano dell'intesa con il giocatore e si è servito anche della paparazzata che ha dato pubblicità allo stesso, vorrei ricordare un dettaglio. Era l'estate scorsa quando, a proposito di paparazzate, Branca strinse la mano a Tevez in Costa Smeralda. Quindi, volendo puntare sulla tempestività, il Milan sarebbe in palese ritardo. E l'Inter? Allora l'argentino non era una priorità nerazzurra, ma la trama era in fase di tessitura in attesa di sconti provenienti da oltre Manica. Solo da qualche giorno Moratti si sarebbe convinto a investire 25 milioni sull'attaccante, ma da tempo lo stesso orbitava in area nerazzurra.

Rafforzo il concetto. Ricordate le parole di Tronchetti Provera ("Tevez? Non possiamo lasciare che le altre si rinforzino") e di Ranieri ("E chi vi dice che non ci siamo anche noi per Tevez?") che, tra il serio e il faceto, lasciavano intuire l'esistenza di un discorso aperto da tempo? Una trattativa nascosta, sviluppata al buio, senza bisogno di farsi fotografare in giro per mettere pressione al venditore. Non è con le paparazzate, infatti, che si concludono le operazioni di mercato, ma con offerte serie e concrete, non certo dipendenti da eventuali cessioni nei prossimi anni. Chi vende vuole soldi subito, non compensi ipotetici qualora... Gli spettacolini inter nos possono funzionare con chi ha bisogno di cedere, non con chi ha dalla sua la forza contrattuale di poter decidere il destino del proprio tesserato. E, per fortuna, all'Inter lo hanno capito. Peccato solo che Moratti si sia deciso solo recentemente a regalare ai tifosi interisti un campione come Tevez.

Infine, torno al discorso iniziale: ci serve davvero? Nell'attesa di trovare risposta, mi consola il fatto che, a prescindere da quale maglia vestirà l'Apache, mal che vada costringeremo il Berlusca a scucire un po' più di grano, visto che il trucchetto della 'pressione' avrebbe funzionato solo in assenza di degni rivali. E se per assurdo riuscissimo noi a ingaggiare il bomber argentino, non oso immaginare la reazione in via Turati: pensate al danno di immagine dopo cotanta pubblicità dell'accordo. E lì sì che ci tengono all'immagine...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 gennaio 2012 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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