Rumore dei nemici e conseguente sindrome d’accerchiamento, tra i peggiori crimini più volte imputati all’Inter del passato dal più lontano (vedi Mou) al più recente (vedi Conte), spesso bollata come squadra di piangini alla “costante” denuncia di torti arbitrali e/o mediatici, questi ormai cancellati dalle cronache recenti (quantomeno secondo bianconeri e rossoneri, alla ricerca del 'rigore regalato'). Vivete di crisi di persecuzione, disse qualcuno (più di uno), come se denunciare un torto subito fosse delittuoso e addirittura riprorevole. La difesa non è contemplata, l'opposizione figuriamoci. "Gli arbitri sono gli alibi dei perdenti" disse d'altronde qualcuno che solo qualche tempo dopo accusò un arbitro di avere un "bidone dell'immondizia al posto del cuore", o qualche altro che "non parlo di arbitri, non mi piace farlo" finché "non è fuorigioco perché Handanovic non ha neppure protestato". Quando si dice predica bene ma razzola male... Ma questi son dettagli di poco conto e il conto oggi è un attimino più salato, quantomeno quello dell'Inter. Certo, meno salato di quello dello scorso anno, ma pur sempre salato. Salato e amaro.

Secondo le quotidiane narrazioni mattutine difatti l'Inter, esattamente come un anno fa di questi tempi (o quasi), cade in bancarotta o quasi un giorno sì e l'altro pure: se lo scorso anno, il fallimento partì immediatamente dopo lo scudetto, quest'anno ha addirittura anticipato i tempi. A dirla tutta da allora, la crisi non è mai finita, e come una sorta di malattia congenita di tanto in tanto torna a dar fastidio più forte di altre volte. Ebbene dunque quale miglior momento per riesumarla se non all’indomani di una vittoria di un titolo? Ed eccoci/vi serviti: Marotta e Ausilio costretti all’austerity e ancor di più costretti alla cessione di almeno un big. Come un tormentone degno di Alvaro Soler: Lautaro pronto a fare le valigie. Ma anche Skriniar, Bastoni, Barella e new entry di quest'anno: Denzel Dumfries. Un tempo si chiamavano giocatori appetibili sul mercato, che facevano rima con giocatori di spessore degni di attenzioni dei migliori club d'Europa; oggi, nell'epoca della crisi Inter si chiamano 'uomini ai quali Marotta e Ausilio sono costretti a rinunciare' o quando la magnanimità prende il sopravvento: 'Uomini per i quali Marotta e Ausilio dovranno fare i salti mortali per trattenerli'.

Come cambiano i tempi, e a volte anche i luoghi e come un'analisi logica degna d'insufficienza i complementi di tempo vengono confusi o mischiati con quelli di luogo e se all'Inter tutto è sembra essere un dramma d'altri tempi, altrove tutto è lecito e allora perdere Donnarumma e Calhanoglu a zero diventa una prova di forza da 10 in pagella, Dybala non è più il giocatore di un tempo e vuoi mettere con Zakaria(?!?), Insigne è il peggior capitano di tutti i tempi e i conti in rosso di Torino (per dirne una) godono di una sfumatura meno grave di quella di Milano. Evvabbeh... D'altronde da queste parti si gode di una panacea chiamata abitudine e se per sbaglio una voce poco poco differente dal coro decide di far notare le incrongruenze a suon di Tweet, i 'blocca l'utente' piovono come le farfalle di Sangiovanni ma solo dopo valanghe d'insulti sollevatisi come forconi sotto la corte di Francia. Questi Giordano Bruno d'epoca contemporanea! Ma come si permettono a pensare e (peggio ancora) opinare?!?

Dunque il '500, dunque la savana e ogni mattina come sorge il sole, un interista si sveglia e sa che dovrà correre più veloce della crisi o cadrà in depressione e chissenefrega dei 10 mln d'introiti della Coppa Italia, i 15 del secondo piazzamento in classifica (volendo considerare l'attuale graduatoria), i 3 della Supercoppa, i circa 12 dalla vendita degli abbonamenti e i soldi che in Viale della Liberazione s'incasseranno dalle cessioni degli esuberi: l'Inter è in crisi e nessuno può obiettare. Guai a farlo, pena la ghigliottina e allora tutti zitti e non v'azzardate a dire che "la fede si richiede per l'istituzione di rozzi popoli che denno esser governati".

E siccome da giocare ci sono ancora due partite, quattro considerate le due dell'altra milanese da tener d'occhio, giù con i massacri che qui c'è una serenità da minare e un entusiasmo da smontare con il fine ultimo di poter finalmente decretare il definitivo fallimento stagionale.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 maggio 2022 alle 00:02
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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