Nausea.

/nàu·ṣe·a/

1. Malessere caratterizzato da ripugnanza al cibo e propensione al vomito.

2. Nell'esistenzialismo, la persistente istintiva reazione dell'individuo di fronte all'insuperabile disagio provocato dall'estraneità e dall'assurdità del mondo.

Questa deve essere la sensazione che prova chi continua a dondolare da una parte all'altra, in maniera quasi vorticosa. Quelli che a distanza di tre giorni passano dal "conta solo il risultato" al "vittoria immeritata". Un cambio così repentino nelle idee e nei giudizi che non può non causare stati di malessere generale, magari accompagnati da giramenti di testa e vomito.

Da settimane si parla di Inter involuta, in crisi, tralasciando totalmente l'analisi e basandosi soltanto sul risultato. Sette punti in sette partite è il dato che veniva sottolineato con fermezza da coloro i quali volevano crocifiggere la squadra campione d'Italia e l'allenatore Inzaghi. E chissenefrega del calendario, chissenefrega del valore degli avversari affrontati, chissenefrega della prestazione. A parte i primi 45 minuti col Sassuolo, il vero buco della stagione (l'unico), i nerazzurri bene o male hanno sempre condotto la partita, creato anche tanto, concretizzato poco e vinto altrettanto poco negli ultimi due mesi. L'analisi, per chi ha voluto farla, suggeriva approfondimenti diversi, che andassero oltre il tabellino. Ma era più semplice ridurre tutto a slogan e a tribunale dell'inquisizione. Troppo ghiotta l'occasione di sparare a zero su Skriniar e compagni.

Ma la nausea è anche quello che abbiamo provato noi in questo periodo – da febbraio a domenica scorsa – nel leggere e ascoltare queste tesi strampalate, incompetenti e dozzinali. Difficile provare ad andare a fondo dell'argomento calcistico quando l'interlocutore o il dirimpettaio si limita a "chi vince gode, chi perde spiega" o cretinate simili. Abbiamo tentato invano in questi due mesi di andare oltre il risultato, sottolineare l'impalcatura e l'identità di gioco dei nerazzurri, i meriti a prescindere di Inzaghi, la bontà del lavoro svolto dall'estate. L'episodio modifica i giudizi e gli umori. Fatalmente, una partita come Juventus-Inter dell'altra sera prima o poi doveva arrivare. Ed è arrivata. Quelli che prima si tappavano le orecchie dinanzi all'analisi adesso hanno l'arroganza di volerti venirci a spiegare che l'Inter "non ha meritato". Primo fra tutti Allegri, leader di una folta schiera di opinionisti abili nel saltare da un treno all'altro. Perfino in corsa.

Ma come, fino all'altro ieri non si poteva parlare d'altro se non del risultato e adesso vi interessa la prestazione? Eh no, cari miei: "horto muso", zitti e a casa.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 aprile 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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