Lunghissimo intervento di Walter Zenga ieri sera a L'ascia raddoppia, format di "Cronache di spogliatoio". Tantissimi i temi toccati.

Onana e Sommer.
"Quando Onana è arrivato all'Inter tutti pensavano che fosse un giocatore che non poteva essere bravo, invece è stato bravissimo a prendersi il palco. L'Inghilterra è totalmente differente, non è facile. L'Onana vero è quello dell'anno scorso, anche perché va considerato che il Manchester United non è l'Inter in questo momento. Si è ripetuta un po' la storia quest'anno con Sommer: dicevano che era piccolino, che aveva fatto solo mezza stagione al Bayern e invece si sta imponendo anche lui. L'ambiente fa tanto, se ti senti a tuo agio, puoi esprimere le tue migliori qualità, stai bene".

Le delusioni più grandi.
"Sampdoria e Cagliari sono le esperienze che mi hanno deluso di più. La Samp perché sbagliai l'approccio prima della gara col Vojvodina. Sbagliai a scegliere lo staff, anche se poi quando mi mandarono via eravamo noni in classifica... A Cagliari perché il 1° marzo sono arrivato lì, il 7 marzo è stato dichiarato lockdown e io sono rimasto due mesi chiuso ad Asseminello. Al 18 maggio è tornata la squadra e dal 20 giugno al 3 agosto abbiamo giocato 14 partite senza pubblico. Mi aspettavo mi dessero la possibilità di iniziare, che è differente. La retrocessione più grossa a livello di cuore è stata invece la retrocessione col Crotone perché non la meritavamo. Facevamo un gran calcio. Tra l'altro ho detto a Spalletti che il loro ritorno in Champions nel 2018 è stato merito mio, scherzando, perché fermammo la Lazio a cui bastava vincere per qualificarsi...".

Un top per ruolo.
"Portiere prendo Oblak. Facile dire Maignan o Courtois, a me è sempre piaciuto lui, penso Simeone lo faccia giocare fino a 50 anni. Tra l'altro nell'Atletico spesso sotto pressione. Come difensore scelgo Gvardiol: giovane, di prospettiva. A centrocampo vado sul sicuro con Bellingham. E punta Haaland".

Dimarco.
"Felicissimo che all'Inter ci sia un milanese, dal vivaio, interista sfegatato. Io andavo in Curva quando ancora era sulla bandierina del calcio d'angolo. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo per un Calvairate-Macallesi... Ci torno tutt'ora in viale Ungheria".

L'evoluzione del portiere.
"Non ero un portiere all'avanguardia. Quando cambiò la regola del passaggio all'indietro era il '92. Ferri o Bergomi mi passarono un pallone, cercai di dribblare Bagnoli che mi fece gol. Dalla volta dopo tiravo delle cannonate... Non c'era nemmeno l'allenamento di adesso. Ancora oggi il portiere per me deve cominciare a parare, il resto lo vediamo. Sennò in porta ci metto Fabregas..."

La prestazione di Inter-Salisburgo e l'addio all'Inter.
"Prima della gara di andata a Vienna mi chiamò Mancini per dirmi che stavano trattando Pagliuca all'Inter, mi chiese se volevo andare alla Samp e dissi sì. La Samp era la mia seconda squadra, era un accordo che avevamo io e Luca Vialli. Prima della gara di Vienna vado dal presidente Pellegrini e chiedo se ci fossero problemi. Avevo fatto un'annata disastrosa in campionato, ma come tutta la squadra, anche perché in campionato pensavamo che tanto quella dopo l'avremmo vinta, invece perdavamo. Pellegrini mi disse che avevo ancora un anno, di stare tranquillo. Arriviamo alla finale in casa, due ore prima entriamo in campo e tutto lo stadio canta il mio nome perché già c'era in giro la notizia. Era un modo per darmi forza. Mi ha caricato talmente tanto e che non mi avrebbero fatto gol nemmeno tirandomi da un metro. Volevo uscire da lì da protagonista. Quando a fine partita mi hanno chiesto se era l'ultima dissi 'Chissenefrega'. Quando ho mandato un bacio alla tribuna era un 'Questa è per te, pres'. Il giorno dopo andammo da Pellegrini e mi disse che stavano trattando Pagliuca, se avesse accettato bene, altrimenti sarei rimasto io. Ma io mi sono alzato e me ne sono andato".

C'è mai stata mezza possibilità di tornare all'Inter?
"Quando tornò Mancini, dopo Mazzarri. E un altro approccio quando Benitez fece il Mondiale per Club e poi arrivò Leonardo. Ma nulla del tipo 'Ok va bene'. Era buttata lì. Mi sarebbe piaciuto allenare l'Inter. Guarda quanti campioni del Milan sono passati da quella panchina... Però ogni volta che torno a San Siro guarda cosa succede. Sembra abbia smesso ieri. Tra dieci anni se tornerò sarà uguale".

La parata decisiva verso Euro '88.
"Quella contro la Svizzera, su una punizione laterale l'avversario la gira sul palo lontano e io posizionato verso centro porta faccio un movimento verso il primo, mi pianto e vado in volo a destra buttandola fuori con la punta delle dita. Con quella nazionale, da Italia-Brasile fino a Italia-Argentina abbiamo fatto 12 partite in fila senza prendere gol. Certo davanti avevo Bergomi, Ferri, Baresi, Maldini e Ancelotti davanti alla difesa. Se andremo ai prossimi Europei? Ogni partita va ritenuta non semplice, abbiamo già dato. Giocare in Germania con l'Ucraina non è una gara semplice perché a Milano hanno fatto fatica ma hanno consapevolezza maggiore di prima".

Juve-Inter.
"Quando vado in Indonesia ho sei ore di differenza rispetto all'Italia. Juve-Inter si giocherà alle 2.45 per me, ma secondo voi dormirò? Sono stupito di vedere il Napoli a -10 dai nerazzurri. Vedo in Mazzarri la scelta più logica, perché nell'ambiente che ti piace puoi fare bene. su Juve-Inter vi dico che i bianconeri sono avvantaggiati perché non hanno le coppe, è inutile che il mio amico Allegri con cui ho giocato a Padova mascheri. La Juve ha trovato grande solidità e anche non facendo vedere un gioco lucente è lì. Sono in casa e hanno una grande opportunità, ma l'Inter è veramente forte. Ha la rosa migliore del campionato. Mi piace molto il calcio di Inzaghi, se vedi le azioni trovi tanto dell'allenatore. Il mio Juve-Inter preferito? Sono più legato alle sfide col Milan. Ci conoscevamo bene perché eravamo in nazionale, ma poi arrivavamo allo stadio e non ci guardavamo in faccia".

Ibra al Milan.
"Non penso che l'allenatore non sia stato coinvolto in una scelta del genere. Una figura come lui può portare qualcosa di importante perché ha personalità, carattere. Non credo vada a fare il consulente dell'allenatore, sicuramente sarà un supporto per la società perché senza Maldini e Massara ti manca una presenza costante e importante".

Futuro.
"Sono due anni e mezzo che non alleno. Ho avuto delle opportunità, dei colloqui, ma non volevo più andare a fare 6-7 mesi e poi vediamo. Sono molto contento di quel che riesco a fare e inventarmi perché sono sempre in giro per il mondo. Questo mi tiene giovane mentalmente e fisicamente in modo da poter essere sempre presentabile".

Aneddoto.
"Un compleanno a Genova presi un locale a Rapallo solo per noi con una band che suonava. Ho invitato i compagni di squadra e i miei amici a Milano. Una settimana prima avevo invitato tutte le modelle di tutte le agenzie... Qualche mio compagno di squadra mi ha detto: 'Vado a casa sennò divorzio'".

L'esclusione dalla nazionale.
"Io avevo giocato 5 partite con Sacchi senza mai prendere gol. Avevo una tuta completa, nera con le strisce blu, rosse e bianche. Sembravo davvero l'Uomo Ragno. Esco dallo spogliatoio e i giornalisti presenti ad Appiano mi chiedono dell'esclusione. E io canto: 'Hanno ucciso l'Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse Sacchi, Matarrese, Carmignani chi lo sa?'. Max Pezzali mi ha detto che quando gliel'hanno raccontato ha dovuto fermare la macchina perché non ci credeva".

Sezione: Copertina / Data: Ven 17 novembre 2023 alle 11:16
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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