"Dall’anno scorso sono cresciuto tantissimo, soprattutto a livello professionale e mentale. E, di questo, devo dire grazie ai miei preparatori, Alessio Scarpi e Stefano Raggio Garibaldi. Con me hanno fatto un lavoro fantastico. Esiste una differenza profonda fra serie B ed A. Ma giocare in uno stadio grande e pieno come il Ferraris è proprio ciò che speravo sin da quando ero bambino. Ecco perché nei momenti difficili non mi abbatto. Ai portieri capita di sbagliare: perciò è importante andare oltre l’errore". Parla così Ionut Radu alla Gazzetta dello Sport, il portiere del Genoa su cui l'Inter ha il diritto di riacquisto.

Viene, comunque, da un’ottima scuola a livello di numeri uno come quella dell’Inter. Che, fra l’altro, potrebbe riportarla a casa a fine stagione.
"Là ho avuto Castellini, Orlandoni, Bosaglia. Devo dire grazie a loro se sono arrivato qui. Ma non penso al futuro. Io procedo per gradi, non guardo al fatto che l’Inter potrebbe riprendermi: nella mia testa metto solo gli obiettivi del club in cui gioco. Ora conta salvarsi. Stop. Poi, certo, voglio maturare ancora, sia a livello tecnico sia di comportamento, però vivo il presente".

Se le dico una data — 14 maggio 2016 — cosa le viene in mente?
"Il mio debutto in A con l’Inter. Avevo diciott’anni. Talvolta andavo ad allenarmi con la prima squadra. Quel giorno ero stato convocato, avevamo appena vinto la coppa Italia Primavera. Ero in panchina e a un certo punto Mancini mi ha detto: “Radu, vai a scaldarti”. Non ero sicuro che parlasse con me, invece... Nel frattempo è stato espulso Murillo. “Non entrerò mai”, ho pensato. Invece mi ha fatto debuttare davvero".

Nella realtà il derby di novembre è stato esattamente come lei se lo sarebbe aspettato?
"Qualcosa mi avevano detto, ma è stato meglio, molto meglio nella realtà: è stata la gara più emozionante della mia carriera, ho visto uno spettacolo incredibile sugli spalti. Tutta un’altra cosa rispetto ai derby giovanili di Bucarest e Milano".

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Sezione: Copertina / Data: Gio 11 aprile 2019 alle 08:45 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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