Non occorre essere cinefili per apprezzare la filmografia di un famoso cineasta francese come Luc Besson, autore di molte pellicole di successo. Tra i suoi numerosi film d'azione, un posto di rilievo lo occupa di sicuro NIKITA, uscito nelle sale oltre 30 anni fa e la cui protagonista, Anne Parillaud, ho scoperto essere stata moglie del regista già all'epoca delle riprese. Solo per dire che, nel frattempo, Besson ne ha cambiate altre 3 di compagne/consorti: un po' come Massimo Moratti con i passati tecnici nerazzurri... Ma non divaghiamo troppo. Il titolo di quel film - che racconta la storia di una ragazza "sbandata", già omicida, salvata dall'ergastolo per essere "riciclata" come killer professionista - ha un'incredibile assonanza col protagonista assoluto del derby di ieri, Mkhitaryan: MKHITA per gli amici. Ma non solo per l'identità simile. Per come ha "ucciso" lui le ambizioni rossonere (solo nel derby?) con 2 reti, con un assist spettacolare al suo invocato alter ego Frattesi e con un altro quasi gol appena dopo la prima marcatura, il 22 nerazzurro - recidivo contro i rossoneri - non teme davvero confronti con altri "sicari". Nemmeno quello con Javier Bardem: anche perché l'Inter, dopo il mercato estivo, "Non è (più) un paese per vecchi"... Bisogna dunque dare atto all'ex tecnico nerazzurro Stramaccioni di essere stato buon profeta, avendoci visto lungo sul conto del giocatore armeno, più di tanti suoi decantati colleghi. Troppo facile ora tirare in ballo Lucescu, storico mentore del fuoriclasse ex Dinamo Kiev. Già giovedì 14 Strama aveva detto in un'intervista a Il Mattino di non credere che questo derby potesse "uccidere le ambizioni di una delle due", per quanto l'Inter avesse ancora qualcosina in più. Ma aggiungendo subito dopo che i nerazzurri hanno "le potenzialità per poter ammazzare il campionato, se ingranano nel modo giusto". Stramaccioni aveva poi rilasciato altre valutazioni più mirate in un'ampia intervista a Tuttosport, fra le quali la seguente: "C’è un giocatore straordinario quale è Mkhitaryan a cui non credo Inzaghi rinuncerà nel breve". Argomentando di Henrikh in termini addirittura di "cattedratico" nel suo ruolo di tuttocampista. Pertanto a Strama, nonostante la "promozione" a commentatore tecnico di DAZN, si può senz'altro perdonare quella buccia di banana su cui è scivolato per aver poi parlato anche di Frattesi, chiamandolo, però, DANIELE anziché DAVIDE. E per fortuna che aveva pure precisato di conoscerlo dai tempi della Roma: "Un ragazzo doro".... Lapsus abbastanza veniale, salvo errori di trascrizione del redattore. Sulla genesi della svista mi piace, però, pensare che possa essere stato per via di certi contesti filo-bianconeri come quelli della testata torinese, dai quali trasuderà sempre l'atavica "vicinanza politico-arbitrale" verso quella società, tale da aver forse influenzato il tecnico intervistato. Il caso (ma de che?) vuole infatti che 3 dei fischietti di grido più "storicamente limitrofi" a quel sodalizio - Orsato, Doveri e Chiffi - di nome, tutti DANIELE fanno (perdonate grammatica e sintassi, volutamente allusive, di questa appendice...).

Vorrei tornare subito ad argomenti più ameni o armeni: che fa lo stesso! Non prima, però, di un'ultima considerazione a sfondo arbitrale. Episodi come quello di ieri, con la palla dubbia recuperata da McKennie nell'azione del primo gol di Vlahovic, servono solo a rivangare infausti ricordi del passato, tutti unidirezionali. C'è sempre una linea del campo come tema del contendere, anche se stavolta meno rilevante, ma pur sempre decisiva. Si allude agli "storici" gol fantasma contro o pro i bianconeri dei vari Bierhoff, Bianconi, Zalayeta e Muntari: per citare solo i casi più clamorosi... Posto, però, che l'OVERRULE sia, per definizione, il cambio di una decisione dopo l’intervento del Var, francamente al sottoscritto è parsa un po' sibillina questa frase dell'ex arbitro Marelli a Dazn: "Se si fossero accorti (di che, della palla uscita?/nda), ci sarebbe stata un'OVERRULE, una comunicazione dalla sala VAR all’arbitro Maresca”. Siamo proprio sicuri che non avrebbe intaccato il solito brand? Com'è infatti la parodia di quello slogan pubblicitario del passato? Ah, già: "Vecchia Signora, etichetta (bianco)nera: il BRANDY che crea una (losca) atmosfera".

Tornando seri e finalmente al derby di un superlativo Mkhitaryan (ma Thuram non è stato da meno), aggettivo altrettanto encomiastico lo si deve girare, paro paro, al tecnico Simone Inzaghi, "cineasta dalla sceneggiatura monocorde" solo in apparenza, come ricordava stamane la pur ondivaga Gazzetta. Finora, nonostante i trofei conquistati, gli invidiati percorsi europei e non ultimi gli elettori non solo nazionalpopolari per Frattesi (sull'argomento, in veste nerazzurra, il sottoscritto aveva sposato, saggiamente, l'astensionismo...), Inzaghi ha tenuto egregiamente botta, facendosi beffe di tutti coloro che hanno cercato di destabilizzarlo anche oltre i suoi demeriti o obiettivi. Peccando oltretutto, costoro, di disonestà di giudizio rispetto ad altri colleghi, in particolare quello cittadino Pioli, su cui si erano spesi fino all'altro ieri in stucchevoli esaltazioni e simillitudini (tirando in ballo financo Guardiola). Avanti tutta ed alla grande con Simone, allora! Il quale forse avrà sfruttato il giorno di riposo concesso alla truppa anche nell'"ansiosa" attesa del sommo pronunciamento del "guercio di Fusignano". Per paradosso, sarà forse l'unica volta che AS imbroccherá la rosea recensione sui nerazzurri, argomentando ancora del sistema di gioco fondato sulle ripartenze visto che ieri - a leggere la Gazzetta - "(Inzaghi) con il Milan si è difeso e ha steso i rossoneri in contropiede". Irreversibilmente e colpevolmente ignaro, l'impavido AS, che Simone Inzaghi abbia, però, reso l'Inter già da tempo poliforne e, soprattutto, spettacolarmente europea.

Orlando Pan

Sezione: Calci & Parole / Data: Lun 18 settembre 2023 alle 14:45
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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