Nel gelo di Salisburgo, l’Inter con maturità e tranquillità olimpica si impone sugli avversari dopo averli sfiancati e aver retto il loro iniziale giro palla. Simone Inzaghi stacca il pass per gli ottavi di finale per la terza volta consecutiva da quando siede sulla panchina nerazzurra.
Lo spartito tattico della gara è chiaro sin dai primissimi secondi. Il Salisburgo punta al possesso palla e a portare tanti uomini nella metà campo avversaria per imporre il dominio territoriale e creare occasioni da gol. Il piano riesce a metà grazie alla bravura dell’Inter in fase difensiva che si abbassa compatta e stretta a protezione di Sommer, risultando molto ordinata. L’inerzia della gara, giocata non ad altissimi ritmi, nel primo tempo è a favore dei padroni di casa. L’Inter infatti non riesce a uscire con transizioni pulite. Le ali Darmian e Carlos Augusto restano molto basse per aiutare e non spingono praticamente mai. Frattesi corre spesso a vuoto nello spazio e Mkhitaryan è più lento del solito in impostazione. Calhanoglu riceve palla molto basso e spesso sulla destra, per permettere a Bissek di salire insieme a Darmian e creare pericoli da quella parte. Infatti uno dei pochi pericoli del primo tempo è il tiro dal limite del numero 31, autore di una buona gara, anche se macchiata dal giallo. Thuram e Sanchez sono molto isolati davanti e faticano nel primo tempo a tenere palla e far salire la squadra. Il francese agisce più da terminale offensivo mentre il cileno si abbassa per cucire il gioco, risultando spesso confusionario e impreciso. La distanza tra loro e i centrocampisti è elevata grazie anche all’atteggiamento aggressivo degli uomini di Struber.
Il Salisburgo con il suo 4-2-2-2 è gagliardo, interscambiabile ma inconsistente sotto porta. I terzini Dedic e Ulmer si alzano e spesso si accentrano in conduzione palla per creare gioco. A centrocampo la densità austriaca mette in difficoltà i nerazzurri. Sucic è la fonte primaria del gioco e in fase di non possesso si alza a prendere Calhanoglu. Ma tutti i buoni propositi di Simic e compagni si infrangono al limite dell’area, dove Bastoni e Acerbi sono insuperabili. La partita cambia nel secondo tempo. L’Inter rientra in campo con un atteggiamento più da grande squadra, determinata a imporre il proprio gioco e cercare il vantaggio. L’impiego di Darmian come ala di destra con De Vrij braccetto infonde vitalità su quella fascia. Bastoni e compagni alzano il baricentro e cominciano a giocare con la palla nella metà campo d’attacco. Thuram con tutta la sua classe viene a legare il gioco e spesso attira du si sé 3 giocatori avversari. Così libera spazio per gli inserimenti di Frattesi e Barella (subentrato) che creano pericoli al limite dell’area. L’ingresso di Lautaro mette apprensione ai difensori avversari che si schiacciano in area a protezione del portiere quando ha la palla l’argentino. Il Salisburgo, che ha speso tanto nel primo tempo, abbassa i giri del motore e fa quello che ha fatto l’Inter nel primo tempo. Difende basso e compatto e cerca di sfruttare qualche contropiede con Konaté che però sbaglia sempre la scelta finale. La partita è abbastanza bloccata e giocata con attenzione a non prendere gol da entrambe le squadre. I brividi e le emozioni intercorse durante i 90 minuti sono poche. Ci vuole un rigore trasformato da Lautaro per scaldare l’ambiente gelato e consacrare l’Inter tra le migliori squadre al mondo.
Riccardo Despali
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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