La conferma, a questo punto della stagione, è fondamentale. Dopo aver vinto il derby d'Italia, l’Inter cerca con l’Hellas Verona la seconda affermazione consecutiva dopo i due pareggi filati con Torino e Fiorentina che avevano rallentato la marcia nerazzurra verso il grande obiettivo. Proseguire in direzione ‘sterzata’ e puntare dritto verso l'alto mettendo nel mirino la capolista Milan. Per fare questo Inzaghi consolida il reparto delle idee, ma nello schieramento iniziale, pronto ad affrontare gli scaligeri, ha da fare i conti con la squalifica di Lautaro Martinez; al contempo, però, può sollevarsi per il recupero di De Vrij. Nel collaudato 3-5-2, davanti a capitan Handanovic, il terzetto difensivo vede un cambiamento rispetto a sei giorni fa: al fianco di Skriniar, bullone strutturale dell’assetto, troviamo De Vrij braccetto destro e la novità Dimarco, al posto di Bastoni, sull’altro lato. A centrocampo il controllo della cabina di regia spetta a Brozovic, coadiuvato dal dinamismo elettrico di Barella e dalla fantasia verticale di Calhanoglu. A destra c’è Dumfries, sulla corsia sinistra confermatissimo Perisic. Davanti è Correa a sostituire il connazionale Lautaro, al fianco del riferimento centrale Dzeko.
In casa scaligera il piano è quello di creare pericoli sulla trequarti. L’assenza di rilievo coincide con il forfait di Barak: c'è Bessa a sostituirlo, con Caprari nella posizione ibrida alle spalle del riferimento avanzato Simeone. Nel reparto difensivo ci sono Ceccherini, Gunter e Casale davanti a Montipò. Lazovic ce la fa e si tiene il posto a sinistra. Completano il quadro della mediana Tameze e Ilic, con Faraoni a presidiare il settore destro.
Sin da subito la squadra di Tudor decide d'attivare la modalità con cui è solita disputare ogni confronto: affrontare uomo contro uomo i nerazzurri. In particolare Casale esce in pressione aggressiva su Barella rompendo la linea, e Ilic lavora posizionandosi molto vicino a Brozovic per disturbare la costruzione del croato. Gli spazi possono aprirsi: se ne accorge il grande ex Dimarco, che spezza il tentativo di francobollo del Verona, costringendo Bessa alla prima corsa arretrata che ha il sapore d'un prezioso salvataggio. In fase d'impostazione gli ospiti sembrano optare per una circolazione rapida, salvo poi concentrarsi quasi interamente sulla fase passiva. Quando Tameze viene anticipato all'8' dall'ottima scivolata di Calhanoglu, sono ben sette i giocatori di Tudor oltre la linea del pallone, ma il lavoro di transizione negativa permette un celere rientro a difendere l'area di Montipò, che nella circostanza ribatte il cross di Dumfries coprendo il primo palo. Le due squadre in avvio fanno dell'aggressitivà e dell'intensità il loro punto di forza: l'approccio nerazzurro è denso di vigoria; basta una spizzata di Dzeko per aprire una voragine a Correa nell'uno contro uno in cui Ceccherini sbarra la strada all'argentino. Ilic è il metodista a cui Tudor ha affidato le chiavi della regia: il suo è un lavoro su due fronti, visto che scala con buona frequenza tra i centrali per creare una catena maggiormente corposa tra le maglie difensive veronesi.
È mobile la posizione di Caprari, mentre Handanovic, capendo la volontà ospite d'aggredire senza indugio l'inizio azione dell'Inter, opta, in due circostanze, per il lancio verticale e diretto su Dzeko. La voglia di conquistare i duelli è tanta su entrambi i fronti. Simeone è troppo leggero nell'appoggio ad occhi chiusi, che apre un'autostrada a Perisic, bravo a prendersela tutta, pennellando il secondo assist consecutivo a San Siro (dopo quello con la Fiorentina) per l'esterno destro di Barella che non perdona chiudendo al meglio il cross dalla sinistra. Nella fattispecie l'Inter riempie l'area con grande voglia di far male all'avversario. Correa parte inizialmente da destra ma raccorda lo sviluppo collocandosi dietro a Ilic e Tameze: la posizione dell'argentino crea grattacapi di lettura alla banda di Tudor specialmente a palla scoperta.
Dopo il vantaggio nerazzurro l'Hellas Verona va costantemente in affanno: l'Inter conduce la partita e macina gioco su ritmi elevati. Preziosissimo il lavoro in ripiegamento di Brozovic, che capisce sempre con largo anticipo quando e come intercettare lo sviluppo scaligero, proteggendo con maestria i tre centrali con interventi precisi in anticipo o in scivolata. La retroguardia veronese si perde Dzeko sull'angolo di Dimarco con successiva spizzata di Perisic: il bosniaco non fallisce il raddoppio da due passi. Il dominio casalingo diviene sempre più consistente, per vie centrali come sui lati. La banda di Inzaghi vince tutti i contrasti, si muove tantissimo dando fastidio alle marcature d'un Verona che fa davvero fatica anche solo ad uscire dal guscio per abbozzare una mini-pista offensiva. La spinta arriva a metà quando Simeone s'incunea nell'area piccola ma trova Handanovic a dirgli di no. Le connessioni nerazzurre sono istantanee e immediate. Ogni volta che il Verona sale, si auto-esercita la condanna a correre all'indietro per rimediare l'apertura di varchi che l'Inter sfrutta con puntualità. Dzeko si sacrifica con una maiuscola copertura arretrata svettando sul cross dalla sinistra di Caprari, per poi ripetersi al 58', quando anticipa al limite della sua area Ilic in posizione di sparo.
Nell'intervallo Inzaghi è costretto al cambio: dentro D'Ambrosio al posto dell'infortunato De Vrij: così Skriniar si posiziona al centro. La ripresa inizia con il baricentro del Verona molto proiettato offensivamente. E questo significa, come da copione, ribaltamento nerazzurro negli spazi: avviene nel primo squillo del secondo tempo di Dumfries, il cui tiro, dopo aver saltato Casale, si spegne sull'esterno della rete. L'Inter s'abbassa leggermente in avvio di secondo tempo, soprattutto per riprendere fiato. Buone le diagonali difensive di Dumfries e Perisic, onnipresenti.
Al 59' Gosens rileva Correa, così Inzaghi alza il croato, che prima scalda il turbo dominando il binario di percorrenza a suon di strappate. Con il carisma di chi sa sovrastare l'avversario in ogni contingenza. E poi gli riesce bene anche legare il gioco tra centrocampo e attacco. Tudor replica con forze fresche: Depaoli sul sentiero sinistro e Lasagna a svariare sul fronte offensivo, soprattutto partendo da destra per prepararsi alla botta che non va distante dal bersaglio grosso. Al 66' fuori Dimarco e Barella, dentro Bastoni e Vidal. Il difensore azzurro presidia con personalità la sua zona di competenza, dimostrando sicurezza negli interventi riparatori e la consueta buona predisposizione a leggere la creazione del gioco. Il cileno si mette in mostra con un assist niente male che D'Ambrosio non sfrutta a dovere. Dzeko è il regista avanzato: dai suoi piedi partono gli inneschi per le accelerazioni sostanziose di Dumfries e Gosens, o gli inserimenti di Perisic, accentrato proprio dietro al Cigno. Al 75' Skriniar esalta San Siro quando domina un doppio duello in contrasto su Ilic: è la certificazione dell'ennesimo orizzonte difensivo impressionante! Negli ultimi 10' il Verona si riversa interamente nella metà campo nerazzurra, premendo senza però troppa convinzione: lo slovacco è provvidenziale anche quando s'immola sulla conclusione mancina a botta sicura sempre di Ilic (su suggerimento orizzontale di Cancellieri), in un vero e proprio rigore in movimento. All'84 fa il suo ingresso in campo Gagliardini, che rileva Calhanoglu in veste di mezzala sinistra.
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